Il Friuli Venezia Giulia vanta un nuvo prodotto Igp: è la Pitina, la famosa “polpetta” a base di carni ovicaprine o di selvaggina ungulata, conservata grazie a un processo di affumicatura e a uno strato protettivo di farina di mais.
LA TRADIZIONE In passato, nelle valli a nord di Pordenone (Val Tramontina e Val Cellina), quando si abbatteva un camoscio o un capriolo, ed era a disposizione anche la carne ovina, le carni di questi animali. L’impasto veniva finemente triturato con sale, aglio e pepe nero, una volta pronto, l’impasto era poi passato nella farina di mais fino a formare delle polpette di forma rotondeggiante. La tradizione vuole che venissero lasciate sopra le mensole dei focolari per farle affumicare. Il fuco era alimentato a legno di pino mugo, una specie vegetale spontanea diffusa nell’arco alpino. Dopo l’affumicatura, la pitina veniva stagionata per almeno un mese, ma poteva essere conservata a lungo.
LA DENOMINAZIONE Per anni Presidio Slow Food della regione Friuli Venezia Giulia, la Pitina ha ricevuto il riconoscimento Igp dall’Unione Europea nel febbraio del 2017.
LE CARATTERISTICHE La Pitina si riferisce alla polpetta della Val Tramontina e prevede l'uso di rosmarino selvatico; la Petuccia (comune di Claut, in Val Cellina) aggiunge finocchio selvatico e bacche di ginepro; la Peta (comune di Andreis, in Val Cellina) ha le stesse erbe della Petuccia, ma è molto più grossa e può raggiungere il chilogrammo di peso. A differenza degli altri salumi, la pitina non ha involucro. Questo perché nelle zone montane era difficile procurarsi budelli per la conservazione degli insaccati. Oggi la pitina è ingentilitada una parte di carne di maiale (lardo o capocollo) che smorza il sapore intenso e un po’ selvatico della carne di capriolo, capra o pecora.
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LA PRODUZIONE La Pitina si può produrre esclusivamente nel territorio dei comuni di Andreis, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Erto Casso, Frisanco, Maniago, Meduno, Montereale Valcellina.
LA CULTURA La Pitina è simbolo delle tradizioni enogastronomiche del Friuli Venezia Giulia e l'ottenimento della IGP contribuisce a dare impulso alla produzione e alla promozione anche in chiave turistica del territorio. La denominazione del salume è IGP senza precisazioni geografiche: una conferma che si tratta di un prodotto unico e irripetibile. Ogni ultimo weekend di luglio Tramonto di Sopra (PN) organizza la Festa della Pitina.
IN CUCINA E’ buona sia cruda che cotta. Può essere scottata nell’aceto, oppure ammorbidita nel brodo e servita con la polenta. Una delle ricette tradizionali, il cao, la vede cotta nel latte vaccino appena munto. Ancora, può essere rosolata nel burro e aggiunta in zuppe , vellutate o minestroni.
LA RICETTA Pitina al cao. Ingredienti per 4 persone: 1 Pitina (300 g), aceto di vino rosso, sale e pepe. Per la panna acida: 1 dl di panna fresca, succo di limone. Per preparare la panna acida, aggiungiamo un cucchiaio di succo di limone alla panna fresca, amalgamiamo bene e lasciamo riposare per un’oretta al fresco, finché si sarà addensata. Nel frattempo, tagliamo la Pitina a fette piuttosto spesse e facciamole saltare in un tegame con un filo d’olio. Appena rosolate su entrambi i lati, le irroriamo con l’aceto rosso, poi aggiungiamo la panna acida e aggiustiamo di sale e pepe. Serviamo accompagnando con polentina tenera. (sapori-italia.it)
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