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Paceco: il dolce melone siciliano che dura fino a Natale

Alla scoperta dei succosi frutti del Trapanese ottimi per la Cremolata “cartucciaru”

melone giallo, frutta, fetta, semi, buccia
Courtesy of ©dla4/iStock
Melone giallo
Dolce e gustoso quasi fino a Natale, il melone “cartucciaru” di Pceco, nonostante sia a forte rischio estinzione, è una vera e propria istituzione della tradizione agroalimentare della bella cittadina in provincia di Trapani dove la sua coltivazione è stata recentemente recuperata. La sua dolcezza ed il suo ottimo sapore lo rendono un ingrediente perfetto per preparare ottime granite e gelati.

LA TRADIZIONE Risale al I secolo a.C. il “corno dell'abbondanza”, rinvenuto ad Alessandria d'Egitto, che ritrae quello che con ogni probabilità è un melone d'inverno. E non bisogna attendere molto per collocare in Sicilia la coltivazione di questa varietà di meloni. Era, infatti, il IV secolo a.C. quando lo storico Diodoro Siculo lo citava tra i frutti prodotti sull'isola ed in particolare in una zona che corrispondeva alle attuali province di Trapani e Palermo. Si può, dunque, affermare con una certa sicurezza che quella del melone rappresenta una delle più antiche coltivazioni dell'agricoltura trapanese. Tre le più antiche varietà di questi frutti che sopravvivono anche al sopraggiungere dell'inverno ce n'è una che ha rischiato seriamente di cadere nell'oblio, soppiantata da ibridi introdotti nel corso degli anni '90 che garantiscono produzioni più remunerative. Quando il prezzo di vendita al chilo scende eccessivamente, i costi di raccolta superano i guadagni derivata dalla commercializzazione e per questo non è raro, a stagione inoltrata quando sul mercato sono presenti più varietà di melone, che i frutti vengano abbandonati sui campi dove sono destinati a diventare cibo per le greggi.

LA DENOMINAZIONE Fa parte, assieme al porceddu di Alcamo e al tondo bianco di Fulgatore, di quelle varietà denominate “meloni d'inverno” a causa della loro elevata conservabilità. E' stato inserito nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT)

LE CARATTERISTICHE Il melone cartucciaru è un antico melone autoctono della zona di Paceco. Si caratterizza per la forma allungata, con l’estremità un poco ricurva, buccia liscia e gialla, polpa bianca e succosa. Grazie ai tempi brevi di crescita non richiede irrigazioni e concimazioni. Se viene conservato nelle condizioni ideali (appeso in luogo fresco e ventilato) arriva a conservarsi fino a diversi mesi.

LA PRODUZIONE La semina comincia tra il mese di aprile e quello di maggio, rigorosamente in serra per evitare l'impollinazione da parte delle api, mentre il raccolto si concentra tra il mese di giugno e quello di agosto, quando i meloni non sono ancora del tutto maturi. Oggi spesso soppiantato da ibridi come il Madras, il Camepro e l'Helios, viene prodotto su scala ridottissima in soltanto 18 ettari di superficie ed esclusivamente in asciutta.

LA CULTURA Se oggi questo melone non è scomparso lo si deve all'opera della Fondazione Slow Food e all'impegno di un gruppo di volenterosi agricoltori che son riusciti a recuperare il seme e a portare avanti la coltivazione.

IN CUCINA Il suo sapore dolce rende questo melone ottimo consumato al naturale, come frutto da tavola. E', inoltre, un ingrediente particolarmente apprezzato per la preparazione di gelati rinfrescanti oltre che delle celebri granite siciliane.

La ricetta: Cremolata al melone “cartucciaru” di Paceco. Ingredienti: Melone, acqua (circa 150 millilitri ogni 500 grammi di frutta), zucchero (circa 150-200 grammi ogni 500 grammi di frutta a seconda del grado di dolcezza del melone). Tagliate il melone e privatelo di buccia e semi. In un pentolino fate sciogliere lo zucchero nell'acqua scaldando a fuoco dolce, poi frullate lo sciroppo ottenuto assieme alla polpa del melone tenendone da parte una piccola quantità che taglierete a pezzettini molto piccoli. Mescolate il composto ottenuto con i pezzetti di melone e sistemate il tutto in una ciotola che lascerete nel freezer per due o tre ore mescolando di frequente (circa ogni 20-30 minuti) poi servite in tavola mantecando la cremolata con l'aiuto di un cucchiaio o di una paletta per il gelato. Se lo desiderate, potete conservare la buccia dei meloni ed usarla come ciotola per servire in tavola la cremolata. In tal caso, tagliate i frutti a metà e svuotateli con un cucchiaio, poi fate riposare le calotte di buccia nel freezer. Al momento di portare la cremolata in tavola, tirate fuori le bucce dal freezer e riempitele di granita.

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IL TERRITORIO Il Comune di Paceco è adagiato sull'estrema punta occidentale dell'isola siciliana in una posizione tale da confinare sia a nord che a sud con il territorio del Comune di Trapani dividendondolo in due parti. Secondo il progetto iniziale la sua pianta era di tipo ippodameo con isolati rettangolari e impianto a magia ortogonale. Oggi si presenta, invece, come una località rurale che si sviluppa ordinatamente in base ad un pianto regolarotre di stampo moderno. Una visita di Paceco non può prescindere da alcuni importanti luoghi di interesse culturale, storico, e naturalistico. Prime su tutte le saline di Nubia, immerse nella Riserva Naturale Integrale Saline di Trapani e Paceco gestita dal WWF, le seicentesche chiese cittadine (la chiesa Madre del SS. Crocifisso, la chiesa Maria SS. del Rosario, la chiesa Maria SS. di Porto Salvo e quella si San rancesco di Paola), Villa Torrearsa, il Museo di Antropologia e Preistoria all'interno del Palazzo del Municipio, la grande Biblioteca Comunale, la diga Baiata con il rigoglioso parco che la incornicia, la Torre Saracena di Nubia, presso l'omonima frazione, l'antico Pozzo Salato di Dattilo, realizzato in epoca araba nel territorio della frazione di cui porta il nome, e i vari bagli che punteggiano il territorio, retaggio dell'antica civiltà contadina.

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