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Umbria, le uova dipinte si ammirano al museo

Il Museo dell'Ovo Pinto è l'unica esposizione italiana dedicata alla tradizione delle uova dipinte

museo ovo pinto
©ovopinto.it-Museo dell'Ovo Pinto
Museo dell'Ovo Pinto
Se c'è un simbolo che più di ogni altro identifica la Pasqua, quello è certamente l'uovo. Il suo legame con il concetto di vita e di nascita calza a pennello con il messaggio pasquale e, nell'iconografia cristiana, la sua forma richiama quella del cerchio, associato al divino, e quella del triangolo che rappresenta l'unità e la trinità di Dio. E se in alcune culture celtiche era diffusa l'usanza di far rotolare le uova, con l'avvento della religione cristiana il loro movimento venne assimilato a quello dello spostamento della pietra del sepolcro di Gesù. L'uovo, dunque, più di ogni altro simbolo pasquale, veicola numerosi significati che lo hanno reso un elemento immancabile dei festeggiamenti di numerosi Paesi del mondo. Ma il simbolismo legato all'immagine dell'uovo affonda le proprie radici in epoca ben più remota. Basti pensare che già nella preistoria le uova venivano usate come una sorta di coppe sacre che venivano decorate dipingendole o incidendole. In epoca fenicia la riproduzione di un serpente che sorreggeva un uovo decorato simboleggiava la vita, mentre per gli Egizi l'uovo rappresentava il fulcro dell'universo che custodiva i quattro elementi (terra, aria, fuoco e acqua). Molte civiltà antiche rappresentavano il cielo e la terra come le due metà di un uovo e consideravano le uova come un dono dal profondo significato simbolico. Nella cultura persiana, ad esempio, era diffusa l'usanza di scambiarsi le uova durante alcune cerimonie, mentre nelle civiltà della cultura classica, come quella romana e quella greca, l'uovo veniva offerto in dono in occasione delle feste primaverili e veniva considerato il più misterioso simbolo della vita.

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Non meraviglia, dunque, che anche la fede cristiana, sin da epoca antica, abbia fatto proprio dell'uovo uno degli emblemi della Pasqua, che celebra la resurrezione e, dunque, la vita. Già in epoca medievale, durante i festeggiamente pasquali, in tutte le zone d'Europa era diffusa l'usanza di regalare un uovo colorato. Nelle corti più prestigiose, come quella inglese di Eduardo I, i sovrani ne commissionavano centinaia da regalare. Fu, invece, alla corte di Re Sole che le uova pasquali vennero realizzate per la prima volta in cioccolato. La loro diffusione e l'apprezzamento da parte dei più piccini, però, non impedì alla tradizione delle uova dipinte di giungere inalterata sino ai giorni nostri e, difatti, in tantissimi Paesi del mondo ancora oggi si festeggia la Pasqua a suon di uova colorate, coinvolgendo tutta la famiglia nella loro decorazione in divertenti cacce al tesoro alla ricerca di questi piccoli capolavori variopinti. Le uova decorate, inoltre, in alcuni casi si trasformano in vere e proprie opere d'arte. E' impossibile, ad esempio, non ricordare quelle russe di Fabergé, l'orafo che, a partire dal 1885, realizzò le preziose uova donate dallo Zar Alessandro III alla propria moglie. Oggi rappresentano un vero e proprio patrimonio custodito in diversi musei e in alcune collezioni di privati. Ma furono davvero numerosi gli artisti che, nel corso della storia, scelsero l'uovo come soggetto delle proprie opere, da Piero della Francesca a Hieronymus Bosch, sino a Diego Velazquez e Andy Warhol, icona assoluta della Pop Art.

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Anche in Italia le uova dipinte non hanno mai perso il proprio fascino anche tra gli artisti ed è proprio per rendere omaggio alle creazioni realizzate in occasione di un concorso a tema che, nella cittadina umbra di Civitella del Lago, non lontano da Todi ed Orvieto, è nata una delle più orginali esposizioni italiane. Si tratta del Museo dell'Ovo Pinto (uovo dipinto), in cui si possono ammirare migliaia di uova delle più svariate specie animali, decorate con splendidi dipinti ed incisioni. L'idea che portò alla sua apertura al pubblico nel 2005 è legata ad un concorso artistico che si svolge sin dal 1982 e che fece porre ai suoi organizzatori il problema di come conservare e valorizzare le opere che avevano partecipato alla gara. Da allora, ogni anno, l'Associazione Ovo Pinto, che cura il Museo sin dalla sua apertura, ripropone il concorso che ispirò l'allestimento dell'esposizione e che permette a tantissimi giovani pittori più e meno emergenti, a studenti e a chiunque lo desideri, di dare prova della propria abilità nella decorazione delle uova. Anno dopo anno, dunque, il Museo si arricchisce di nuove opere facendo rivivere in maniera creativa un'antica tradizione mai dimenticata. Le opere in gara vengono esposte a partire dal periodo di Pasqua e sino al primo maggio, quando viene proclamato il vincitore del concorso.

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©ovopinto.it - Museo dell'Ovo Pinto

Il Museo resta comunque aperto per tutto l'anno e può essere visitato su prenotazione nei giorni feriali e liberamente il sabato e la domenica. Non importa che lo si faccia necessariamente nel periodo di Pasqua. Ogni momento, infatti, è buono per scoprire le bellissime uova esposte a Civitella del Lago. Si tratta di un'esperienza unica nel suo genere perchè consente di ammirare migliaia di opere estremamente originali e differenti tra loro che spaziano da vere e proprie miniature, come quelle realizzate sulle uova del piccolo diamantino, sino a quelle più grandi e dettagliate che adornano le enormi uova di struzzo. E se un tempo, per donare colori bellissimi, si utilizzavano infusi di erbe, fiori, ortaggi e prodotti naturali di ogni genere, oggi gli artisti si cimentano in tecniche sempre più fantasiose ed innovative per dipingere ed incidere le proprie uova sorprendendo i visitatori con la loro creatività.


©ovopinto.it - Museo dell'Ovo Pinto

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Ed una volta terminata la visita del Museo, l'appuntamento è nel suggestivo centro storico di Civitella del Lago (frazione di Baschi, in provincia di Terni), con le sue case pittoresche che raccontano la lunga storia del borgo e la sua splendida vista sul lago di Corbara. Da non perdere una sosta nella seicentesca chiesa della Madonna del Prato, al cui interno è esposta una rappresentazione della Via Crucis realizzata da moderni pittori umbri, al Palazzo degli Atti, alla Portella e all'Arco di Diomede degli Atti, oltre ad una passeggiata alla scoperta del Parco di Bottilandia, un bosco in cui gli animali trovano riparo all'interno di casupole ricavate da vecchie botti in legno. E per godere di un panorama indimenticabile, l'appuntamento è sulle mura del Castello che offrono, a chi vi si affaccia, una vista mozzafiato che si spinge sino al Monte Amiata, all'Argentario, alla città di Orvieto, alla Civita di Bagnoregio, a Montefiscone, all'Oasi di Alviano e ai monti Cimini.

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