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Viggiano, alla ricerca dell'Arpa perduta

Sulle orme della “città della musica” per scoprire la tradizione dell’arpa popolare, uno strumento che ha segnato la storia dell’uomo.

L'arpa
Courtesy of©Deivukas/iStock
L'arpa
L'aria ottima, il cibo squisito, pittoreschi i dintorni, le rovine di Grumentum a pochi passi, arpeggiamenti da per tutto, fanno di Viggiano l'Antissa della Lucania”: queste le parole usate da Giovanni Pascoli per raccontare al Carducci il fascino della Val d'Agri o meglio di Viggiano, un piccolo paese in provincia di Potenza, una realtà che, oltre ai giacimenti di petrolio, ha avuto una rilevante importanza nel settore musicale divenendo il fulcro di una tradizione di grande spessore, quella dell'Arpa Popolare Italiana. Nonostante lo strumento sia poco conosciuto in Italia, più che una forma di diletto rappresentò per i viggianesi una via d'uscita dalla miseria portandoli a viaggiare in tutto il mondo alla ricerca di fortuna.

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LA TRADIZIONE Le prime tracce dei musicisti di Viggiano risalgono alla prima metà del 1700, periodo in cui la gente del posto decise di fare tesoro delle proprie abilità e competenze sfruttando la passione e la bravura nel suonare l'arpa popolare al fine di avere un mezzo di sostentamento in grado di garantire loro un riscatto sociale. A partire dalla tenera età infatti gli uomini imparavano a suonare lo strumento, un’attività molto sentita nel paese tanto che, almeno una famiglia su tre, aveva in casa un suonatore d'arpa. La professione non rimase confinata tra le mura domestiche bensì era destinata a varcare i confini nazionali per tornare in Patria a godersi la pace della famiglia solo una volta raccolta una cospicua somma di denaro. Tra Ottocento e Novecento i musicanti di strada emigrarono per cercare successo all’estero, raggiungendo le piazze delle maggiori città d'Europa, Stati Uniti ed Australia dove si esibivano in piccole compagnie di tre o quattro elementi, sfoggiando un repertorio vasto che spaziava dalla musica popolare alle più famose arie della tradizione operistica italiana, canzoni popolari napoletane o ancora melodie folkloristiche in cui affrontavano tematiche quali la della famiglia, l’amore lontano o il ricordo della guerra. Nonostante il grande successo, verso la fine del secolo, come tutte le cose belle, la tradizione iniziò a cadere in disuso.

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LE CARATTERISTICHE La tradizione dell’arpa passava di padre in figlio ma, non essendoci delle scuole in cui formarsi, non c'era una vera e propria cultura del suono bensì si suonava ad orecchio. Le piccole arpe diatoniche, composte da meno di venti corde, erano dette “portative” in quanto erano portate e suonate a tracolla, motivo per cui dovevano essere leggere e facilmente trasportabili. Ogni singolo pezzo era un capolavoro frutto di un lavoro impegnativo che richiedeva una profonda conoscenza dei materiali, dell'organologia, dell'utilizzo degli attrezzi in quanto, per realizzare un prodotto di qualità, bisognava essere in grado di combinare i pezzi di meccanica e la struttura fatta in legno e corde.

IL TERRITORIO Sebbene si trovi fuori dalla regione, un bellissimo pezzo di storia legato a Viggiano si trova a Napoli dove, presso il Museo di San Martino, è possibile ammirare il presepe che ha come protagonisti proprio i suonatori d'arpa del paese lucano. Una volta a Viggiano invece si può organizzare una visita al Museo delle Tradizioni Locali, sito negli spazi del Convento di S.Maria del Gesù, nel rione Sant'Angelo, un luogo educativo che documenta il lavoro agricolo, i mestieri artigianali e la vita domestica dell'antica Viaggiano. Chi capita in zona in estate, imperdibile la Rassegna dell'Arpa Viggianese, un appuntamento caro alla tradizione musicale locale in quanto si esalta il valore dell'arpa popolare in compagnia di artisti di  fama internazionale pronti ad esibirsi in concerti per arpa sola o con l'accompagnamento di altri strumenti.

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INDIRIZZI Uno degli ultimi arpisti e suonatori di arpa viggianese è il Maestro Luigi Milano che, a soli 6 anni, iniziò a suonare questo strumento ereditando la passione per la musica dal nonno Vincenzo Lapenta. Interessante anche volgere un occhio alla nuove leve: presso il laboratorio di liuteria di arpa viggianese si possono vedere all’opera Davide Ierardi e suo padre Giovanni dove, al contrario del solito iter generazionale, qui è il figlio ad aver istruito il papà facendolo appassionare ad un mestiere del passato. Tra i nomi importanti spicca anche quello della Salviharps, un’azienda legata ad una storica famiglia viggianese, i Salvi, ovvero Alberto, Aida e Victor Salvi figli di un liutaio veneziano, tre brillanti personalità che hanno fatto di una tradizione un successo vedendo in propri strumenti fare il giro del mondo, passando dal Metropolitan di New York al Bolschoi di Mosca, dal Barbican Centre di Londra al Philharmonie Berlin all'Opèra di Parigi e, ancora, la Fenice di Venezia.

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