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Il cuore artistico di Matera: terracotta e cucù

La patria degli artigiani sorprende con un pezzo unico: il tipico fischietto materano, orgoglio della tradizione artistica locale

Cucù di Salvatore Cuschera
Courtesy of©musma.it
Cucù di Salvatore Cuschera
Matera, la "Città dei Sassi", è una città tra le più antiche del mondo il cui fascino è stato inserito dall’Unesco, nel 1993, nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità in quanto rappresenta un esempio unico al mondo di insediamento rupestre. La sua unicità l’ha resa una vera star tanto che fu teatro d'azione di innumerevoli pellicole dal calibro di “The Passion” con Mel Gibson, il "Vangelo secondo Matteo" di Pasolini e "L’uomo delle stelle" di Tornatore ma non è tutto, lo scorso ottobre è stata designata Capitale Europea della Cultura per il 2019. Qui, in questo paesaggio completamente ricavato nella roccia, si ammirano non solo architetture mozzafiato, un ruolo di rilievo spetta anche all’artigianato che, sfruttando le risorse della terra, dà forma a pregiati oggetti in terracotta, in primis i fischietti, il primo giocattolo sonoro dell’antichità.

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LA TRADIZIONE A Matera la storia dell'artigianato della terracotta ha radici antiche: preziose testimonianze hanno appurato che i fischietti accompagnarono l'uomo in ogni epoca storica, dal neolitico al mondo ellenistico passando per quello romano, l'epoca medioevale e rinascimentale, fino ad arrivare ai giorni nostri divenendo una delle massime espressioni della tradizione artigianale lucana. Si tratta infatti di un'eccellenza cara al patrimonio culturale della Basilicata là dove questi piccoli oggetti in terracotta, detti "Cucù", sono in grado di produrre un suono particolare e allietare chiunque li ascolti, un vanto che li ha resi protagonisti in tutte le feste, in primis la Pasquetta, facendo da piacevole sottofondo alle scampagnate organizzate presso la Chiesa dei Cappuccini e, inoltre, a Ferragosto.

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LE CARATTERISTICHE I fischietti non sono una prerogativa lucana, molte regione li usano ma con modalità e fini diversi: se Gravina ha il suo "coca cola" e Altamura "u bubbù", Matera vanta i “cucù”, il cui nome è legato alla sonorità che produce che molto ricorda il canto del cuculo. Questo strumento è facilmente riconoscibile in quanto assume forme molto particolari, ora quella di una colomba, ora cavalluccio o bambola, carabiniere e, soprattutto, quella del gallo che, nell'antichità, era il simbolo della prosperità. Questo animale si presenta in tutto la sua bellezza, modellato a mano e dipintio con colori vivaci a strisce blu, gialle, rosse e verdi su sfondo bianco. Lungi dall’essere un puro oggetto privo di anima, questa meraviglia dal sapore artistico si fa portatore di grandi significati: nella tradizione infatti ha un ruolo scaramantico, tanto da essere usato per allontanare gli spiriti maligni dalla propria abitazione o ancora, per molti aveva un valore sentimentale e, tanto più il Cuccù era decorato con fiori, frutta e uccellini, tanto più grande era la promessa d’amore.

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IL TERRITORIO A Matera si trova il più antico museo della Basilicata, il Museo Archeologico Nazionale "Domenico Ridola" dove, tra gli spazi dell'ex convento di Santa Chiara, si possono ammirare preziosi reperti archeologici che permettono di fare un salto indietro nel tempo e ripercorrere, attraverso i manufatti di terracotta, la secolare storia della città dei Sassi. Prezioso anche il Museo della Scultura Contemporanea, conosciuto come MUSMA, e ospitato in quel di Palazzo Pomarici là dove si trovano circa 400 opere e, tra sculture, ceramiche e gioielli, si riconosco i Cucù di Salvatore Cuschera.

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INDIRIZZI Ancora oggi è possibile trovare in città botteghe artigiane in cui, attenendosi alle antiche tecniche di lavorazione, abili ceramisti modellano e dipingono i propri manufatti pronti a fare gola ai collezionisti. Uno degli artisti più rappresentativi della storia e della cultura materana è Tommaso Niglio, un personaggio che ha ereditato l’amore per la professione dalla sua famiglia portando avanti quella sapienza artigiana care già a suo padre e suo nonno, di professione fornaciai ma, trattandosi di un lavoro stagionale, integravano le entrate dedicandosi alla lavorazione della terracotta. Proprio lui ha tenuto in vita, fino ad oggi, i classici cucù materani e, nonostante la crisi, il maestro, noto ai più come “Masino”, continua a lavorare per passione in quanto i guadagni sono scarsi nonostante l’impegno in termini di giornate lavorative sia importante.

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