Il mito di Leucosia
Se infatti il mito punteggia tutta la costa campana, quella del Cilento è particolarmente legata alla presenza dei leggendari esseri ammaliatori, ed è specialmente un’area, quella di Punta Licosa, a fare da cornice alla storia che i più aulici poeti e cantori del passato hanno narrato: quella della sirena Leucosia. Leucosia era una delle tre sirene che abitavano gli scogli della grande baia di Salerno; assieme a lei, Partenope e Ligea. Le tre creature attiravano i navigatori che solcavano il Mar Tirreno, con il loro suadente canto, attirandoli in una trappola che non lasciava loro scampo: una volta avvicinati agli scogli, perdevano il controllo delle proprie navi e naufragavano, per essere poi divorati dalle sirene. L’isolotto su cui si annidava Leucosia sarebbe stato quello di Licosa, che si trova di fronte alla punta omonima. Secondo il mito, riportato da poeti e scrittori dell’antichità (Plinio il Vecchio, Strabonio, Licofrone) la sirena vi abitava e da qui lanciava la sua incantata maledizione, e qui fu sepolta alla sua morte.

Panorama cilentano
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Nell’Odissea, Omero descrive l’incontro tra Ulisse e le tre sirene, che lo richiamano con il pretesto di fargli conoscere cose a lui ignote. Ma Circe, mettendolo in guardia, riesce a convincerlo ad allontanarsi dall’isola su cui lo vogliono attirare, facendosi legare all’albero maestro della nave per non cadere in tentazione. L’isolotto, lungi dall’essere culla dell’onniscienza, è infatti disseminato di cadaveri in putrefazione di sventurati navigatori. Secondo la leggenda, le tre sirene si uccisero per la rabbia di non essere riuscite a conquistare l’eroe omerico, gettandosi dagli scogli. Partenope si arenò sulla spiaggia di quella che in seguito diventerà Napoli; Ligea finì in Calabria, a Terina, dove oggi sorge Lamezia Terme. Mentre il corpo di Leucosia sarebbe riemerso dalle acque del golfo di Poseidonia (Paestum), e da lei prende il nome dell’isolotto che sorge dinanzi a Punta Licosa.
Punta Licosa e il Cilento
Non è un caso che all’isolotto di Licosa si associ un mito legato ai naufragi. Le secche che caratterizzano le acque attorno ad esso hanno infatti messo in pericolo molti marinai. Sui suoi fondali limpidissimi si scorgono resti di insediamenti greco-romani (una casa, una vasca per l’allevamento ittico), e anche sull’isola sono stati ritrovati reperti dell’epoca come mosaici ed epigrafi, oggi visibili presso il Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Terra fortemente legata al mito, il Cilento è stato abitato sin dalla preistoria. Tracce della presenza umana risalgono al Paleolitico, e in particolare nell’area di Marina di Camerota sono stati ritrovati i resti di ominidi che, inizialmente, si supponeva appartenessero a una nuova specie. Il promontorio di Licosa fu un punto importante per i naviganti di ogni epoca, dai primi coloni greci ai saraceni, e furono in molti a contendersi il comando della zona, inclusi Longobardi e Normanni. Fu persino teatro di battaglie navali in epoca napoleonica.
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Scorcio di Punta Licosa
Ma cosa vedere oggi? Quello di Punta Licosa è uno dei tratti di costa più belli d’Italia. Vi si accede esclusivamente a piedi (eccezione fatta per i pochissimi residenti dell’area), e si deve percorrere un piacevole camminamento sia che si arrivi da sud, dalla frazione di Ogliastro, che da nord, da San Marco. Il litorale è un susseguirsi di calette acciottolate circondate da una vera e propria foresta di macchia mediterranea. Punta Licosa fa parte del comune di Castellabate, e si trova a circa 8 chilometri dalla pittoresca Santa Maria di Castellabate, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo. Trovate tutti nostri articoli sul Parco Nazionale del Cilento qui.