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L'Azerbaijan nascosto di The Bra

Per Veit Helmer girare il film su 'Il reggipetto' si è rivelata una sorpresa continua.

Lab80
Dopo la Corea di Parasite, si torna in Asia. Non l'Estremo Oriente che tanto spesso ci mostrano i Maestri giaponesi o cinesi, ma quello dell'ex repubblica sovietica, tra Mar Caspio e Caucaso, dell'Azerbaijan che offre i propri panorami al The Bra - Il reggipetto di Veit Helmer. "Un film senza dialoghi", come lo definisce lo stesso regista, narrato "attraverso suoni e immagini"… quelle di Baku, ma anche quelle di Tbilisi, in Georgia, dove parzialmente si svolte l'azione.



Il reggipetto del titolo è quello che rimane agganciato al treno di Nurlan mentre attraversa un angusto quartiere di Baku, dove il tracciato dei binari è troppo vicino alle case. E che ossessiona il macchinista, ormai tornato nel proprio villaggio dopo essersi pensionato senza averlo restituito alla sua legittima proprietaria, come era abituato a fare con i vari lenzuoli, palloni e gli oggetti che il mezzo trascinava via con se nella sua corsa. La grande solitudine in cui vive lo spinge infine a mettersi alla ricerca della sua proprietaria: una ricerca che si rivelerà difficile, buffa, commovente, e che per lui finirà per coincidere con la ricerca dell'amore e dell'appartenenza.

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"Nurlan incappa in esperienze che possiamo definire tragiche" ha spiegato Helmer, che ammette di essersi rifatto alla realtà per costruire la sua storia: "Sono stato ispirato dalla vicinanza della capitale dell'Azerbaijan, Baku. Lì, in una zona in particolare,che gli stessi abitanti del quartiere chiamano 'Shangai', i binari dei treni sono così incredibilmente vicini alle case che vengono usati come strade e luoghi di aggregazione".

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"Quando ho visto quel quartiere qualcosa è scattato in me", ma prima di tornare a Baku il regista aveva girato nel luogo più alto d'Europa, nel villaggio montano di Khinaliq, dove per anni aveva avuto il desiderio di girare un film. Ma la decisione - presa da tempo -delle autorità di demolire il quartiere Shangai ha purtroppo costretto la produzione a spostarsi principalmente nella zona di Lahic (un villaggio a circa 200 km dalla capitale, non facilmente raggiungibile) e soprattutto in Georgia.



"L'Azerbaigian mi affascina, - dice Helmer, - è un luogo perso da qualche parte tra Europa e Asia in cui si incrociano diverse culture e religioni". E Lahic ancora di più, visto che non sono in molti a visitarlo… forse anche per i 20 chilometri di strada dissestata necessari ad arrivare in paese. Non ci sono alberghi, si vive con i contadini, e tutto si svolge sull'unica strada presente, dove affacciano tutti i negozi. Ma l'accoglienza è calda, per tutti gli stranieri, che qui potranno vivere una esperienza da Mille e una notte.
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