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Finalmente Paraguay! La storia vera delle ereditiere di Asunción

Un tuffo nel passato del Paese latinoamericano ci offre un punto di vista inedito sul Continente e le sue protagoniste.

Lucky Red
Raramente nei nostri viaggi ci siamo spinti più a Sud del muro che vorrebbe costruire Donald Trump, sotto il New Mexico di Albuquerque e Santa Fe, i deserti del Nevada e dello Utah, e chi più ne ha più ne metta… In molti da tempo hanno scoperto il Costa Rica come eccezionale set naturale e l'ultimo Point Break ha svelato il maestoso Salto Angel al grande pubblico, eppure non eravamo mai arrivati fino al Paraguay e sul Rio Paraná. "Il Paraguay è uno dei paesi in cui la disparità sociale è più accentuata", spiega Marcelo Martinessi, regista di Le ereditiere (nelle sale italiane dal 18 ottobre distribuito da Lucky Red), film che racconta del riscatto di due donne - parte di quella "élite protetta e privilegiata che ha un tetto sulla testa e cibo assicurato" - e della loro capacità di reinventarsi e ricominciare, anche quando non si è più giovanissime…

Le protagoniste sono Chela e Chiquita, entrambe discendenti da famiglie agiate, conviventi da oltre trent’anni. Dopo un tracollo finanziario, sono costrette a vendere un po’ alla volta i beni ereditati. Quando Chiquita viene arrestata con un’accusa di frode, Chela è costretta ad affrontare una nuova realtà. Avendo ripreso a guidare, si improvvisa tassista per un gruppetto di anziane signore benestanti. Nel corso di questa sua nuova vita, Chela incontra Angy, molto più giovane di lei, con cui stabilisce un rapporto molto speciale. Inizia così la sua personalissima e intima rivoluzione...

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Pluripremiato al 68° Festival internazionale di Berlino (con l’Orso d’Argento per la Miglior Attrice per Ana Brun, il premio Alfred Bauer e con il premio Fipresci della critica internazionale) il film è ampiamente ambientato in Paraguay, e nelle città di Asunción e Gran Asunción, le cui strade e gli scorci si scoprono - pur fugacemente, nonostante i 42 giorni di riprese ivi svoltisi - spesso durante i tragitti mostrati sullo schermo. "Le ereditiere è un piccolo film, realizzato a misura d'uomo - aggiunge Martinessi, parlando di location. - Sapevamo che non avremmo avuto tempo e risorse per lavorare in molti luoghi, ma la storia in sé non ne aveva bisogno. In primo luogo, ci siamo resi conto che il mondo a cui appartenevano le protagoniste è molto ermetico, in un senso reale ma anche simbolico. Questo portava naturalmente a mantenere la storia all'interno della loro casa o della loro auto. Quando però Chiquita va in prigione, inizia un lento processo di connessione con il mondo esterno, si ascoltano suoni che sembrano appartenere a un'altra realtà".

Un universo femminile, dal quale gli uomini sono quasi completamente assenti e che arriva direttamente dal vissuto del regista, che spiegava come "Nel Paraguay della mia giovinezza ci fosse un solo modo di essere un uomo, modellato dall'esercito e dalla Chiesa cattolica. Questo non lasciava molto spazio per essere se stessi, si finiva con il crescere con identità prese in prestito". Oggi, "il Paraguay è un paese abbastanza invisibile per il cinema" concludeva parlando della sua coproduzione con Uruguay, Brasile, Francia, Norvegia e Germania… nella speranza "che questo film possa essere un innesco". Anche per poter tornare a parlare dell'America Latina, smisurata e magica.
 
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