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Oceano Pacifico location film Resta con me Isole Fiji

Alla deriva nelle Fiji, in Resta con me

Il film con Shailene Woodley e Sam Claflin ci porta nell'Oceano Pacifico per raccontare una storia vera.

01 Distribution
Siamo stati alle Seychelles (per Aldabra), alle Canarie (recentemente, con Dark Hall) e - più volte - alle Hawaii (per commedie leggere o saghe colossali), ma mai ci eravamo spinti fino alle meravigliose 300 isole delle Fiji, location da sogno della quale hanno approfittato gli interpreti e i realizzatori di uno dei film più emozionanti attualmente in sala, il Resta con me di Baltasar Kormákur (Everest), tratto da una storia vera risalente al 1983.

Quella di Tami Oldham Ashcraft (interpretata da Shailene Woodley) e il suo fidanzato (Sam Clafin), salpati da Tahiti sotto un meraviglioso cielo stellato sognando una vita di avventure insieme. Dopo pochi giorni, pero, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, un uragano di proporzioni terrificanti si abbatte sulla loro imbarcazione, lasciando Tami priva di sensi. Al suo risveglio, la ragazza trova la barca distrutta e il suo compagno gravemente ferito. Senza alcun mezzo di comunicazione e lontana settimane di navigazione dal porto più vicino, Tami deve confrontarsi con una straziante corsa contro il tempo per salvare se stessa e l’unico uomo che abbia mai veramente amato.

Fu la stessa Ashcraft a raccontare la propria storia, nel libro Red Sky in Mourning: A True Story of Love, Loss, and Survival at Sea scritto insieme a Susea McGearhart, ma ci son voluti quattro anni per riuscire a realizzarne l'adattamento cinematografico. L'ingaggio dei due attori - avvenuto all'inizio del 2017 - diede sicuramente l'impulso decisivo alla produzione, che dal luglio dello stesso anno, per quarantanove giorni, si spostò nell'arcipelago del Sud Pacifico (più alcune settimane in studio in Nuova Zelanda, per ricreare al sicuro le scene dell’uragano).

"Credo che sia importante l’aver vissuto questo tipo di esperienza reale, quella dell’uomo contro la natura. O in questo caso, donna contro la natura. Penso che questo tipo di autenticità arrivi al pubblico e che certamente abbia aiutato tutti – sia il cast sia la troupe (costretti a rimanere in mare per almeno due ore ogni giorno, ndr) – a relazionarsi alla storia, per quanto riguarda le emozioni. Rimanere su una barca in pieno oceano con le onde che ti sovrastano, per 12/14 ore al giorno... non riesci a rimanere indifferente. Capisci davvero cosa deve essere stato per Tami e Richard", ha dichiarato Kormákur.

La loro perseveranza e ostinazione, durante il viaggio di 41 giorni da Tahiti a San Diego, per consegnare un veliero, è stata la spina dorsale di un film emozionante e coinvolgente, una storia di amore e coraggio che non è costata poco anche agli stessi professionisti impegnati, se è vero - come ha dichiarato proprio la Woodley - che in molti hanno sofferto di mal di mare durante le riprese. "Una giornata tipo cominciava con la mobilitazione dell’intera troupe, tutte le attrezzature dovevano essere trasportate su navi particolari - raccontava il "coordinatore marino" Neil Andrea (già in Dunkirk e Kong: Skull Island). - Un mix di gommoni, barche fuoribordo, barche ausiliari, da pesca. Ci siamo anche serviti di marinai e capitani locali delle Fiji. Avevano sicuramente il vantaggio dell’esperienza e della conoscenza del luogo – anche perché non era una zona percorsa da barche commerciali, c'erano barriere coralline e altri ostacoli che loro conoscevano bene. Sono stati tutti davvero molto utili".

Marinai esperti, i fijiani, sono stati l'arma segreta di un film in cui tutto cambiava continuamente: "C'è stato un giorno in cui avevamo pianificato di girare una parte importante della storia in cui Shailene salta da una scogliera nel fiume. Avevamo trovato la posizione perfetta e pianificato tutto, ma il livello dell'acqua cambia continuamente e mentre ci avvicinavamo al giorno delle riprese, era chiaro che sarebbe stata troppo bassa - ricorda il regista. - Quindi abbiamo trovato un altro posto. La squadra degli stunt pensava che sarebbe stato sicuro, ma era un po’ più difficile arrivarci". "Un po’ più difficile arrivarci è un eufemismo", commentava proprio la Woodley, comunque convinta nel concludere di aver vissuto "l'avventura più bella ed esaltante".
 
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