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Aldabra: C'era una volta un'isola "irraggiungibile" alle Seychelles

Affascinante viaggio in 3D alla scoperta di un inaccessibile atollo dell'Oceano Indiano 

Twelve Entertainment
L'arcipelago delle Galapagos come la Grande barriera corallina australiana, il Parco nazionale di Sanganeb in Sudan o la colombiana Isla Malpelo sono nomi ricorrenti nelle liste di desiderata o nei sogni di molti di noi: destinazioni non per tutti, e meno turistiche di tante altre, hanno in comune l'investitura a Patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO. Una denominazione che 'solo' 1052 siti (di cui 814 beni culturali, 203 naturali e 35 misti) possono vantare e che vede l'Italia, prima tra i 165 Paesi presenti, dominare la specifica classifica dall'altro delle sue 51 'stelle'. Classifica che dal 1982 vede citate anche le Seychelles, grazie allo splendido Atollo rappresentato nel documentario Aldabra: C'era una volta un'isola di Steve Lichtag.

Arrivato nelle sale italiane per anticipare e celebrare la Giornata della Terra del 22 aprile, il film racconta con un affascinante in 3D il viaggio della fantastica spedizione alla scoperta di Aldabra, inaccessibile atollo dell'Oceano Indiano a sud delle Seychelles abitato da una variegata comunità di animali esotici, tartarughe preistoriche giganti, dai più grandi granchi terrestri e dai più rari esemplari di uccelli marini. Una esperienza unica, considerato anche che solo Jacques Cousteau - prima d'ora - era riuscito a girare dei filmati su questa isola (Il mondo del silenzio) definendo Aldabra un paradiso terrestre unico al mondo con specie marine che solo questo atollo ospita.



"Enjoy the Paradise", ci suggerisce infatti il lancio del film, invitandoci a scoprire questa terra di meraviglie prima che sia troppo tardi. Prima che i cambiamenti climatici e lo scioglimento delle calotte polari possa comprometterne l'esistenza, sua e delle tante specie che ospita. Da queste parti erano già stati George Clooney, il nostro Fedez, ma è stata l'epifania avuta dal sessantatreenne regista ceco quella determinante…

"È un po' difficile da descrivere - dice Lichtag, commentando la sua prima volta sull'Atollo, che descrive come 'differente'. - Le maree, le rocce, la superficie vulcanica, e non solo sott'acqua. Ci sono più di centomila tartarughe, uccelli che sono i più grandi predatori ed enormi granchi del cocco (noti anche come 'granchio latro', il più grande artropode terrestre del mondo) che si arrampicano sulle palme. Non hanno paura degli uomini, ma accettano che siano semplicemente parte della comunità".

Un atollo praticamente inaccessibile, apparentemente inospitale, eppure ricco di vita, sul quale possiamo finalmente posare il nostro sguardo grazie a questo documentario. "La mia più grande avventura", anche per "l'infinita lista di cose proibite" con le quali il regista ha dovuto scontrarsi. Superandole. Per offrirle al pubblico. Che, si augura Lichtag, in conclusione: "saranno capaci di fuggire lo stress di tutti i giorni per un'ora e mezza e vedere qualcosa che di rado avrebbero l'occasione di scoprire direttamente. Inoltre, questo atollo è protetto, ma noi sappiamo in che condizioni sia il nostro ambiente oggi, pessime in molte aree. Questa è anche un meraviglioso angolo di mondo che continua a esistere e che spero anche sopravviva per le generazioni future".


 
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