Veduta panoramica di Todi / ©iStockphoto
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Sotto le strade e le case, infatti, esiste un’altra città scavata nel sottosuolo: è la Todi sotterranea, formata da cavità di ogni tipo e dimensione realizzate dall’uomo nel corso dei secoli, che si sviluppano per oltre 3 chilometri di cunicoli e gallerie, decine di cisterne preromane, romane e medievali, centinaia di pozzi di varie epoche, un enorme numero di cantine e di sotterranei di altra tipologia che formano il ricchissimo patrimonio che non tutti conoscono ma che, oggi, è in parte visitabile.
Galleria Fabbrica della Piana / © Visit Todi
Si tratta di un articolato sistema di strutture sotterranee che percorre il colle su cui è stata costruita la città, formato da strati di sabbia e ghiaia e realizzato per convogliare a valle le acque di superficie. Questi sotterranei avevano infatti come funzione principale la bonifica dei versanti, in quanto le gallerie disinnescano il meccanismo che causa le frane, raggiungendo i punti critici dove l’acqua si accumula nel sottosuolo, drenandola e trasportandola in superficie dove non può causare danno. Ciò perché sorgendo su un colle isolato e circondato da cime più basse, la città non poteva essere munita di un acquedotto proveniente dall’esterno e cosi le gallerie sotterranee divennero un importante sistema di approvvigionamento idrico, oltre ad avere la funzione di alimentare le fontane pubbliche. Dal 1925, anno in cui venne completato il moderno acquedotto con tubi di ghisa e pompe a motore, si iniziò ad utilizzare l’acqua corrente che, anno dopo anno, raggiunse tutte le abitazioni facendo dimenticare le antiche realtà sotterranee. Oggi, fortunatamente, ci si può rendere conto dell’importanza che questi spazi nell’ombra hanno avuto per gli abitanti di Todi grazie ad un itinerario che comprende le cisterne romane di Piazza del Popolo, le gallerie della Fabbrica della Piana e la Neviera della Valle.
Cisterna Medievale / ©Todi Sotterranea
Al di sotto di Piazza del Popolo, rispettivamente in corrispondenza del lato est e del lato ovest, le due grandi cisterne romane costituivano il perno del sistema idrico della città antica ed avevano l’altrettanto importante funzione di sostegno del foro sovrastante. Quelle accessibili al pubblico sono le cisterne del lato ovest, da via del Monte, suddivise in 12 vani (come quelle del lato est) secondo lo schema delle camere parallele comunicanti a pianta rettangolare. Il duplice complesso, databile nella seconda metà del I sec.a.C., venne eretto contemporaneamente scavando una enorme quantità di terreno, con entrambi i manufatti che poggiano su una piattaforma in opera cementizia ed il pavimento in coccio pesto. La loro lunghezza complessiva è di 48 metri per un altezza di circa 7 metri. A pieno regime ciascuna struttura poteva contenere circa 2500 metri cubi di acqua, destinata agli usi pubblici della città. Con i loro 581 metri di sviluppo le Gallerie della Fabbrica della Piana costituiscono il più esteso complesso sotterraneo, oltre ad essere il sistema di cunicoli più agevolmente visitabile, grazie all’ampiezza della maggior parte dei tunnel. Furono realizzate nel XIX secolo per bonificare la grande frana che interessò il versante nordorientale del colle e la loro storia è legata alle vicende del Risorgimento Italiano, che in diverse occasioni condizionarono il cantiere.
Galleria / ©Todi Sotterranea
Un altro importante monumento della Todi Sotterranea è la Neviera della Valle, recuperata dall’Associazione Culturale Toward Sky ed aperta al pubblico in occasione dell’edizione 2014 della Notte Bianca tuderte. Le neviere o ghiacciaie sono vestigia dell’epoca pre-industriale in cui, non esistendo i frigoriferi, venivano stoccate, in locali adatti allo scopo, le nevi invernali, che si sarebbero poi tramutate in ghiaccio per uso domestico. Ad Orvieto è nota la neviera per la conservazione dei medicinali. In questi ambienti il ghiaccio impiegava mesi, a volte anni, per sciogliersi completamente e poteva all’occorrenza essere prelevato ed utilizzato nel modo più disparato, dalla preparazione di sorbetti e bevande fresche alla conservazione dei cibi. La neviera di Via delle Mura Etrusche venne realizzata dal medico Tobia Ottoni nel 1827, modificando un ambiente risalente ad epoca romana, precedentemente adibito a cantina. Sulla parete di fondo del grande pozzo circolare è visibile la scala graduata che indicava lo spessore della neve immagazzinata.