La Sabina è un’area che si estende tra il Lazio, l’Umbria e in minor parte l’Abruzzo, di inestimabile bellezza, nota per essere stata anticamente abitata dai Sabini, popolo in perenne guerra con la Roma degli albori (tristemente famoso è il Ratto delle Sabine). Tra le sue dolci colline spuntano deliziosi paesini medievali e borghi antichi, tra cui uno dei più pittoreschi è senza dubbio quello sorto attorno all’Abbazia di Farfa, la quale prende il nome dall’omonimo fiume che scorre nella valle sottostante prima di gettarsi nel Tevere. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, una vera oasi di serenità e pochi chilometri da Roma.
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L’abbazia di Santa Maria di Farfa, questo il suo nome completo, è un monastero della congregazione benedettina cassinese (che ancora oggi lo abita) situato nel territorio di Fara Sabina, Rieti. Attorno ad essa è sorto un minuscolo borgo, ricco di quel pittoresco fascino da cartolina tipico dei paesini del centro Italia. Si tratta di un gruppo di casette allineate lungo la strada principale e piccole vie raggruppate attorno al monastero, dove spuntano qui e là botteghe artigianali, alcune delle quali aprono in occasione delle fiere stagionali (deliziose quelle dedicate all’olio d’oliva). Un grande arco introduce il visitatore alla Basilica, che si crede essere stata fondata da San Lorenzo Siro nel VI secolo.
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Diversi reperti archeologici indicano che sul luogo dove sorge il monastero esistevano un tempo un santuario, forse dedicato alla dea Vacuna, e una villa romana. Sono stati rinvenuti sarcofagi di epoca paleocristiana, alcuni dei quali riadoperati nel medioevo come materiale da costruzione, tanto che alcuni frammenti sono visibili al di sotto dell’intonaco sulla parte superiore della facciata. Inoltre, è stato rinvenuto un altare di epoca carolingia. I cambiamenti politici ed economici, nonché le guerre, le conquiste e le riconquiste, le rinascite e le ricostruzioni subite durante i secoli hanno ovviamente mutato e ampliato l’aspetto originario del santuario, fattore che tuttavia ha reso l’abbazia ancora più intrigante dal punto di vista storico e architettonico, tanto da essere dichiarato monumento nazionale nel 1928. Tra i ‘visitatori’ illustri si annovera Carlo Magno, che sostò a Farfa prima di venire incoronato a Roma, concedendole l’autonomia da poteri civili o religiosi, cosa che ne consentì l’incremento della ricchezza. Nel periodo di massimo splendore l’Abbazia di Farfa ebbe quindi una grande importanza economica e commerciale.
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La visita parte naturalmente dalla basilica, suddivisa in tre navate costerggiate da colonne joniche, e dipinta sul fondo da Henrik van der Broek con un Giudizio Universale del 1561. Affreschi del XVI e XVII secolo decorano le navate minori e l’abside; nelle tre cappelle della navata di sinistra hanno lavorato maestri come Orazio Gentileschi, del quale è possibile osservare tre opere, e i suoi allievi autori degli affreschi. Alzando lo sguardo, si può ammirare un soffitto a cassettoni con lo stemma degli Orsini al centro. Si possono visitare la cripta del VII-VIII secolo con un sarcofago romano esposto, la torre Campanaria, affreschi risalenti a secoli diversi, dall’XI al XV, il Chiostrino Longobardo e il Chiostro Grande, oltre alla biblioteca che contiene oltre 45.000 volumi, un tempo una delle più importanti d’Europa. Vi è inoltre un museo con reperti archeologici risalenti ai Sabini, alcuni dei quali molto preziosi, e medievali.
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Nell’immagine:
'Abbazia di Farfa veduta' di Livioandronico2013 - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons