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Pavia Certosa architettura ed opere d'arte

Pavia, la Certosa capolavoro del Rinascimento lombardo

Il complesso monumentale alla periferia della città lombarda ospita opere d’arte che abbracciano 4 secoli di storia e riflette il prestigio del ducato visconteo

Pavia, Certosa
© di Giorgio Gonnella - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 2.5 tramite Wikimedia Commons - 
Pavia, facciata della Certosa
Si può a ben ragione definire la Certosa delle Meraviglie quella di Pavia, capolavoro del Rinascimento lombardo. Ci sono voluti quasi due secoli per la sua costruzione, in cui si sono avvicendati i migliori tra architetti, scultori e pittori come Bernardo da Venezia già progettista del Duomo di Milano, il Mantegazza, il Bergognone. Nell’agosto del 1396, in località detta "Torre del Mangano", Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, poneva la prima pietra della Certosa nella cornice di una sfarzosa e festosa cerimonia cittadina; ai lavori di costruzione e decorazione dell’edificio, progettato come monumento funebre della famiglia Visconti, collaborarono anche i Padri Certosini che avrebbero in seguito preso possesso del monastero attiguo. Dopo varie vicissitudini, il monastero fu ultimato nel 1452, la chiesa nel 1473 e la facciata nel XVI secolo.

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Oltre alla Chiesa a croce latina a tre navate il complesso monumentale comprende un Palazzo e due chiostri, uno piccolo ed uno grande contornato dalle casette di 24 monaci, ognuna costituita da tre stanze e un giardino. Il chiostro piccolo, vero gioiellino al cui centro si trova un elegante giardino, era il fulcro della vita comunitaria dei padri, poiché collegava attraverso i suoi portici i vari ambienti come la chiesa, la sala capitolare, la biblioteca ed il refettorio: da qui si può ammirare la stupenda vista del fianco e del transetto della chiesa, con guglie, loggette e lo spettacolare tiburio. Dal punto di vista architettonico il lavoro più sorprendente di tutta la facciata consiste nei quattro finestroni, le cui arcate sono bipartite da colonne che sembrano candelabri. Le finestre finte corrispondono alle Cappelle e quelle vere alle Navate e furono eseguite dopo il 1501 dal Briosco, dal Pioltello e dai Della Porta, sotto la direzione dell'Amadeo. Anche le decorazioni interne sono abbastanza complesse: risalgono all'ultimo decennio del XV secolo le pitture delle volte, delle cappelle e del transetto, opere dei fratelli Ambrogio e Bernardino Bergognone e da Giacomo de' Mottis. Ogni spazio è occupato da fasce con decorazioni monocrome e tondi con figure di santi: nelle lunette, nelle trifore, nei catini grandeggiano le figure della Vergine, di santi, di duchi e di padri certosini. Curioso è notare nelle finte bifore, lungo le navate laterali e nel transetto figure di Certosini affacciati che sembrano spiare le scene interne alla chiesa.

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Sull’altare il polittico del 1499, in origine tutto del Perugino, oggi mostra purtroppo solo la parte mediana in alto con la figura del Padre Eterno benedicente, mentre nella parte inferiore ci sono delle copie eseguite del 1586 che sono andate a sostituire gli originali. Alto livello artistico si tocca anche con la più antica opera scultorea della Certosa, il Trittico Eburneo in avorio, conservato nella Sacrestia Vecchia: attribuito a Baldassarre degli Embriachi che l'avrebbe realizzato tra il 1400 e il 1409,  è formato da settantasei scomparti, con rilievi di grande eleganza e perfezione d'intaglio. Dal transetto della navata destra, attraverso un elaborato portale d'accesso, si entra in un locale che contiene il Lavabo dei Monaci, una preziosa opera marmorea che fu commissionata, nel 1488, ad Alberto Maffioli da Carrara. Nel Chiostro grande, sotto la ricca edicola dove sono raffigurati episodi di vita del Duca Gian Galeazzo Visconti, si trova il sarcofago in cui riposano le spoglie del Duca e della prima moglie Isabella Volois.

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