Fino al prossimo 8 ottobre alla Torre del Castello dei Vescovi di Luni di Castelnuovo Magra si svolgerà la mostra Bruce Chatwin.il viaggio continua. L'esposizione vuole celebrare lo scrittore e viaggiatore inglese autore di libri di culto che 40 anni fa aveva stupito il mondo letterario con il suo primo libro "In Patagonia". Se la scrittura e l'arte sono stati elementi fondamentali nella sua vita, non meno lo è stata la fotografia che utilizzava come strumento narrativo. Chatwin è stato infatti anche un talentuoso fotografo: gli studi e la profonda conoscenza dell'arte gli hanno fornito uno sguardo nitido e preciso; il suo amore per le architetture semplici che la sua Leica trasforma in piani e geometrie perfette; la sua attenzione per i dettagli, per i decori, per i vestiti, sono un taccuino di appunti fedeli per ciò che racconterà nei suoi libri
Intende documentare, con un taglio originale e con molte immagini mai esposte in precedenza, la lunga, vitale stagione dei "Paparazzi" la mostra che apre oggi i battenti a CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia e che racconta la storia e il ruolo della fotografia "rubata", capace di influenzare il costume, le mode e talvolta di determinare il destino stesso di colui o coloro che di quelle immagini sono i protagonisti. Curata da Walter Guadagnini e Francesco Zanot "Arrivano i Paparazzi! - Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi" rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2018.
Presso la Casa dei Tre Oci una grande mostra antologica è dedicata a Werner Bischof (1916-1954), uno dei più importanti fotografi del Novecento, tra i fondatori dell'agenzia Magnum. La mostra curata da Marco Bischof presenta 250 fotografie, in larga parte vintage, tratte dai più importanti reportage di Werner Bischof, che consentiranno di ripercorrere i lunghi viaggi che portarono l'artista svizzero negli angoli più remoti del mondo, dall'India al Giappone, dalla Corea all'Indocina fino ad arrivare a Panama, in Cile ed in Perù. Considerato uno dei migliori fotogiornalisti, Bischof non si limitò a documentare la realtà con il suo obiettivo, quanto si fermò a riflettere di fronte ai soggetti, cercando di raccontare quelle dicotomie tra sviluppo industriale e povertà, tra business e spiritualità, tra modernità e tradizione.
E' aperta al pubblico presso i Musei San Domenico "Personae" un'inedita retrospettiva su Elliott Erwitt che raccoglie tutta la produzione dagli scatti in bianco e nero a quelli a colori. Ricordiamo infatti che a differenza delle immagini in bianco e nero diventate delle icone della fotografia, la produzione a colori del fotografo della Magnum è quasi del tutto inedita. Quando Erwitt inizia la sua carriera, negli anni '40, la fotografia è sostanzialmente in bianco e nero. Le prime pellicole a colori, appena comparse, sono instabili, hanno costi molto alti, risultati poco fedeli e soprattutto non gestibili nei laboratori personali dei fotografi. Con gli anni il colore migliora tecnicamente e i giornali lo adottano, imponendolo ai fotografi, che, per comodità e per scelta di linguaggio espressivo, rimangono ancorati al bianco e nero per le foto artistiche.