
Anche il periodo pasquale è particolarmente sentito, e la sera del Venerdì Santo si svolge la Processione del Cristo Morto, che è stata sempre organizzata dall'antica Confraternita di Santa Croce della Foce dell'omonima chiesa situata appena fuori dalle mura medioevali della città. L'origine di questa processione risale al XIII secolo ed è legata ai movimenti laici penitenziali. Dalla metà del Duecento, infatti, in molte città nacquero diverse confraternite religione. Cosi anche a Gubbio, dove c'erano la Confraternita del Crocefisso, quella di San Bernardino, conosciuta anche come Fraternità del Ponte Marmoreo e la Confraternita di Santa Maria della Misericordia, detta dei Bianchi. I disciplinati, o anche battuti o flagellanti, erano i membri di queste confraternite. Particolare è un altro nome con cui venivano descritti in maniera più popolare, ovvero con il termine di sacconi, grazie al grande saio con il quale si vestivano in occasione di cerimonie. La processione partiva dalla Chiesa di Santa Croce della Foce, oggi da quella di San Domenico, per aprirsi al suono delle "battistrangole", uno strumento di legno percosso alternativamente su ogni lato da maniglie di ferro che provocano un suono sordo e lugubre. Subito dietro gli uomini delle battistrangole c'è il primo incappucciato che porta in mano un teschio, simbolo del Golgota ovvero il luogo della crocifissione. A seguire, uno dopo l'altro, i confratelli che seguono gli altri simboli della passione, in un ordine che rimane sempre fisso. Ecco dunque l'uomo con il calice, quello con i 40 denari, l'uomo con la corda con cui venne legato Gesù, l'uomo con la colonna, l'uomo con il gallo; l'uomo con i flagelli, quello con la corona di spine. E ancora l'uomo con il bacile, l'uomo con la scritta INRI che sta a significare Iesus Nazarenus Rex Iudaeoru, l'uomo con il velo usato da Veronica, l'uomo con il sudario e quelli con i chiodi, con il martello, con la spugna, con la lancia, con le vesti di Gesù Cristo ma anche l' uomo con i dadi, quello con la scala e l'uomo con le tenaglie.

La Processione del Cristo morto di Gubbio è una delle più suggestive del Venerdì Santo: inizia dalle 19:30 fino al calar della sera e si snoda lungo un itinerario nel centro storico che porta verso il Pietrone, ovvero quella pietra ovoidale, inserita nel selciato davanti al cosiddetto palazzo del Capitano del popolo, sopra cui il cataletto con il Cristo viene fermato ed offerto alla venerazione dei fedeli per circa 15 minuti. Non si conosce a fondo l'origine di questa tradizione, ma si pensa che possa rappresentare la "pietra dell'unzione" dove il corpo del Redentore venne spalmato di oli aromatici, conformemente al rito della sepoltura ebraica. L'originale lastra antica, venne traslata da Gerusalemme a Costantinopoli attorno al 1170, ma è scomparsa durante il sacco della capitale bizantina, nel 1204. Con tutta probabilità venne nascosta dai monaci ortodossi che l'avevano in custodia, e da allora è rimasta nascosta. Oppure venne presa insieme a migliaia di altri oggetti preziosi, tesori d'arte e di fede, gioielli e reliquie, che i crociati portarono con sé tornando alle loro case in Italia, in Francia o in Germania.
Prosegue poi il corteo con le grandi torce che vengono offerete dal Comune, dalle Corporazioni delle Arti e mestieri e dalle Associazioni cittadine, l'immagine del Cristo Morto sul cataletto, coperto da un velo ed accompagnato dal primo coro del Miserere, la statua della Madonna Addolorata con il secondo coro del Miserere. Ad accrescere ulteriormente il fascino del rituale ci sono i focaroni, le cataste di legno alte fino a 4 metri, e i torticci, i cesti colmi di legna che arde, che vengono accesi al passaggio della Processione lungo le vie della città. Oltre che al Pietrone, il corteo fa sosta davanti la chiesa di San Domenico, dove si uniscono il vescovo e il clero di Gubbio, e all'Astenotrofio Mosca, che permette ai malati ed alle persone più anziane di venerare il Crocifisso più facilmente. Si conclude la processione con il rientro a San Domenico per l'omelia.
