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Centro Pecci Prato Toscana

A Prato l'arte interpreta la realtà

Più di 1.000 opere per mappare le tendenze artistiche dagli anni Sessanta ai giorni nostri

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci 
PH: Mario Gianni
Centro Pecci : “Sensing the waves”, Nuova ala progettata da Maurice Nio
Nato per presentare, collezionare, documentare e supportare le ricerche artistiche di arti visive e performative, cinema, musica, architettura, design, moda e letteratura, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è la prima istituzione italiana dedicata al contemporaneo progettata da zero. La sua struttura originaria è stata infatti realizzata ex novo su progetto dell’architetto fiorentino Italo Gamberini. Esponente di spicco del movimento razionalista toscana, l'architetto ha deciso di prendere come modello il centro polifunzionale Centre Georges Pompidou di Parigi per creare un vero e proprio centro di produzione culturale impegnato nella ricerca artistica in senso ampio. Così dal 25 giugno 1988, giorno della sua inaugurazione, il Centro ha presentato oltre duecentocinquanta eventi sulle varie espressioni del mondo contemporaneo che hanno avvicinato le persone ai grandi temi della vita e della nostra società.

Veduta della mostra temporanea “Il Museo Immaginato” - PH: Ela Bialkowska, OKNOstudio
 
LA COLLEZIONE
 
La collezione include più di mille opere di oltre trecento artisti tra cui Andy Warhol, Aleksandra Mir, Vito Acconci, Sol LeWitt, Anish Kapoor, Mario Merz, Jannis Kounellis, VALIE EXPORT, Bruno Munari, Massimo Bartolini, Thomas Hirschhorn e Jan Fabre. Sculture, installazioni, ambienti, dipinti e opere video realizzati dagli anni Cinquanta del Novecento a oggi sono stati acquisiti nel tempo grazie alle mostre temporanee. Fra le sezioni presenti nella collezione quella sull’Arte Povera e sulla Transavanguardia italiana sono particolarmente ricche, così come quelle sugli artisti dell’ex URSS e sulla fotografia d’artista. La recente produzione artistica italiana ed europea è stata acquistata dagli Amici del Museo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, mentre alcune opere provengono dalla collezione privata della famiglia pratese Beccaglia. Presente nella raccolta del museo anche un nucleo incentrato su ricerche artistiche italiane e internazionali sviluppate negli anni Ottanta e Novanta proveniente dalla collezione di Alessandro Grassi.
 
Per scoprire la bella città toscana di Prato clicca qui
 
IL SUPERSTUDIO
 
Fra le più recenti acquisizioni del museo segnaliamo i 27 elementi che compongono l'installazione “Istogrammi d'architettura” di Superstudio. Si tratta delll'opera del celebre collettivo fiorentino di architetti di cui facevano parte i principali esponenti dell'Architettura Radicale. Ricordiamo, infatti, che tra il 1968 e il 1969  l'architettura cessava di essere una disciplina specifica per dare spazio ad una progettazione astratta. Il risultato fu la concezione di diagrammi tridimensionali non continui “un catalogo di istogrammi di architettura con riferimento ad un reticolo trasportabile in aree o scale diverse per l'edificazione di una natura serena e immobile in cui finalmente riconoscersi”. Da questo catalogo di istogrammi, chiamati anche "Le Tombe degli Architetti" sono stati in seguito sviluppati oggetti, mobili, environment e architetture.

SUPERSTUDIO, Istogrammi d'architettura - PH: Ela Bialkowska, OKNOstudio
 
ANDRECO
 
"Parata della Fine" è invece il progetto di Andreco pensato appositamente per il Centro in occasione del Carnevale 2017. Si trattava di una performance collettiva sotto forma di corteo, che intendeva coinvolgere la comunità locale lungo un percorso nella zona attorno al Centro Pecci. L'intero progetto vede un’estetica pregna di immagini che ricordano grandi macigni, montagne ed elementi geologici della crosta terreste. Grazie alla presenza di bandiere e maschere, la parata ha preso la forma simbolica di un rituale pagano in cui si rendeva omaggio alla natura.

Andreco, Parade for The Landscape – PH: Andreco e Yacine Benseddik
 
ALEKSANDRA MIR
 
"Triumph" è infine una spettacolare installazione di Aleksandra Mir composta da 2.529 trofei, collezionati dall’artista nell’arco di un anno in Sicilia, tra Palermo e dintorni. Le coppe che compongono l’installazione, datate a partire dagli anni Quaranta, sono state raccolte grazie a un annuncio su “Il Giornale di Sicilia” nel quale l’artista offriva in cambio di ogni trofeo la cifra simbolica di cinque euro. Il risultato di questa iniziativa è stata una enorme, luccicante collezione di cimeli: un monumento alla gioventù e alla gloria passate, alla cultura sportiva amatoriale e patrimonio della storia popolare italiana.

Aleksandra Mir, Triumph - Courtesy l’artista e Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, PH: Ela Bialkowska, OKNOstudio
 
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