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Napoli Cappella Sansevero Cristo Velato e altre opere

Napoli: Cappella Sansevero, oltre il Cristo Velato

La celebre cappella napolatena è custode di tanti tesori tutti da scoprire tra misteri e un pizzico di horror, come ha raccontato il noto critico d'arte Philippe Daverio

Statue
©Museo Cappella Sansevero S.r.l
Statue della Cappella Sansevero
Tutto il mondo si inchina davanti alla perfezione del suo velo marmoreo che sembra adagiarsi dolcemente sul Cristo Morto: la fama del Cristo Velato, l’opera ricavata da un unico blocco di pietra gelosamente custodita nella Cappella Sansevero, uno tra i più importanti musei di Napoli, è talmente grande che si è arricchita di storie e leggende. Ad incominciare dalle affermazioni di Antonio Canova, uno dei suoi massimi estimatori, che tentò di acquistarlo dichiarandosi disposto a dare dieci anni della propria vita pur di esserne l’autore, fino alla leggenda del velo secondo cui il principe committente nonché scienziato ed alchimista Raimondo di Sangro avrebbe insegnato allo scultore Giuseppe Sanmartino la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo: si dice, infatti, che molti visitatori ritengono il mirabile velo scolpito esito di una marmorizzazione alchemica effettuata dal principe, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero velo che, attraverso un processo chimico, si sia nel tempo trasformato in marmo.

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Credenze o fatti realmente accaduti (molti studiosi ancora stanno cercando di scoprirlo) fatto sta che il Cristo morto, sdraiato su un materasso e ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle sue forme, trasmette in  modo cosi suggestivo la sofferenza degli attimi prima della Crocifissione che coinvolge a pieno ogni visitatore giunto alla Cappella Sansevero per ammirarlo. Cappella che, però, ospita anche altre opere d’arte degne di nota, pur se meno note della celebre statua marmorea. Come la Statua del Disinganno, che si trova nei pressi del pilastro a destra dell’altare. Opera di Francesco Queirolo, rappresenta un uomo che cerca di liberarsi da una rete, talmente perfetta da apparire reale, grazie all’aiuto di una figura celeste alata. La statua è carica di simbolismi: per prima cosa ricorda la vita avventurosa e pellegrina del padre di Raimondo a causa della quale trascurò i figli e che solo in vecchiaia si rese conto del tempo perduto, liberandosi dall’inganno della rete che lo aveva imprigionato per tutta la vita; ma si può trovare anche il riferimento ad un percorso di iniziazione massonica nel cui rituale si procedeva bendati.

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La Pudicizia Velata, una donna completamente ricoperta da un velo che aderisce al corpo poggiata ad una lapide spezzata, si trova nei pressi del pilastro a sinistra dell’altare ed è dedicata alla madre di Raimondo da Sangro: anche qui il velo scolpito dall’autore, Antonio Corradini, raggiunge una tale perfezione che in molti insistono sull’opera alchemica del principe poiché fa trasparire addirittura la pelle ancora bagnata. C’è poi il prodigioso labirinto, purtroppo gravemente danneggiato da un crollo datato 1889, rappresentato nel pavimento: è stato creato da un’unica linea bianca continua, senza giunture, di cui ne è rimasta una parte davanti alla tomba del Principe di San Severo ed alcuni tratti anche nella Cavea sotterranea e in Sagrestia. Anche in questo caso si può interpretare come un percorso iniziatico poiché il labirinto è il simbolo attraverso il quale si cerca la via d’uscita verso la verità.

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Alla morte del Principe di Sansevero fu scoperta una cava sotterranea nella cappella dove, secondo alcuni studiosi, avvenivano i riti di iniziazione alla loggia massonica. Ancora oggi vi si respirano atmosfere cariche di mistero con un pizzico di horror: vi furono ritrovati gli scheletri di un uomo e una donna in posizione eretta che presentano l'intero sistema venoso e arterioso quasi perfettamente integro, oltre ad alcuni organi che hanno alimentato per secoli la leggenda nera del principe che fece uccidere due suoi servi per imbalsamarne i corpi e studiarne le viscere, le arterie e le vene.

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L'interno della cappella è molto vivace per la ricchezza di brillanti affreschi, oltre che per i marmi colorati, i medaglioni e le statue elaborate: la volta, infatti, è adornata con la Gloria del Paradiso di Francesco Maria Russo dai colori vivi e raggianti, dove al centro della scena domina la colomba.

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La Cappella Sansevero oggi è un museo tra i più visitati a Napoli, anche se in molti vi si recano solo per il Cristo Velato: fortunatamente vengono organizzati numerosi eventi durante tutto il corso dell’anno, come fu  la speciale lezione intitolata Il Tempio delle Meraviglie in cui il noto critico d’arte Philippe Daverio ha tracciato un quadro generale dell’arte e della storia tra Rinascimento e Barocco soffermandosi sulla costruzione e i tesori del tempio gioiello della famiglia dei Sangro.

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