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Tanto di cappello ad Alessandria

Da 160 anni Borsalino produce cappelli apprezzati in tutto il mondo

Borsalino
©iStockphoto
Cappello di feltro Borsalino
Stile ed eleganza. Non esistono, probabilmente, termini più appropriati per dare una definizione del Made in Italy e delle produzioni che, ormai da decenni, hanno reso la moda italiana una vera icona in tutto il mondo. A garantire fama planetaria alle nostre creazioni ha contribuito attivamente un marchio, divenuto sinonimo di eccellenza, che da oltre 160 anni dona un tocco di classe ad ogni testa che ha avuto l'opportunità di indossare i suoi cappelli. Si tratta di Borsalino, un nome che ha portato talmente tanta eleganza ed innovazione nella moda dei copricapo all'italiana da essere utilizzato per identificare un particolare modello di cappello oggi divenuto un vero cult. Il suo fondatore, Giuseppe Borsalino, era solo un ragazzo quando, nel 1848, cominciò a lavorare come apprendista nella bottega di un cappellaio ad Alessandria. In breve tempo apprese tutte le tecniche ed i segreti della produzione dei cappelli in feltro che, all'epoca, erano realizzati interamente a mano. A soli 17 anni, ormai divenuto già un abile artigiano dei copricapo, il giovane futuro re dei cappelli, che allora non ne era ancora neanche il principe, cominciò ad affinare le proprie tecniche confrontandosi con gli altri professionisti del settore, tanto in Italia quanto all'estero. Fu così che cominciò a viaggiare raggiungendo prima Intra, poi Sestri Levante ed infine la Francia, ed in particolare Marsiglia, Aix en Provence, Bordeaux ed infine Parigi dove ottenne il diploma di cappellaio che gli consentì, una volta tornato ad Alessandria, di aprire la propria bottega con l'aiuto del fratello. Fu così che il 4 aprile 1857 nacque l'azienda Borsalino Giuseppe & fratello in un cortile di via Schiavina dal quale, con l'ausilio di innovativi macchinari in uso nelle grandi aziende inglesi, cominciarono ad uscire cappelli eleganti e di qualità che riscossero immediatamente un gran successo anche grazie al riconoscimento del Gran Prix all'Esposizione Universale di Parigi nel 1900. Dall'apertura della bottega sino agli inizi del XX secolo l'ascesa del marchio fu esponenziale. Nei primi anni del '900 era difficile incontrare qualcuno che non indossasse un cappello, e quasi tutti erano prodotti dalla Borsalino. Basti pensare che sull'Oxford Dictionary venne inserita persino la voce “Borsalino” che definiva il “nome comune di un cappello di feltro a falda larga”.



Il cappello dei divi

Un tale riconoscimento era il frutto della creatività e dell'ingegno di Giuseppee Borsalino che, con qualche piccola accortezza, aveva rivisitato il modello del classico cappello a falda larga, noto anche come fedora, al quale aggiunse, pizzicando i lati frontali della lobbia, due fossette, dette “bozze”, che facilitavano all'uomo il gesto di togliersi il cappello al cospetto di una signora, come prescriveva il galateo. Le due rientranze, infatti, rendevano più agevole la presa del copricapo con la mano e, ben presto, divennero un vero e proprio marchio di fabbrica. La fama dell'azienda fece il giro del mondo ed i cappelli di Borsalino divennero oggetti del desiderio anche tra i divi hollywoodiani. E' impossibile dimenticare l'emblematica scena finale di Casablanca in cui il fascino di Humphrey Bogart viene valorizzato proprio da un cappello della ditta alessandrina. Ma anche Mastroianni, in 8½, e Redford si lasciarono sedurre dall'eleganza dei prodotti Borsalino e persino dive del calibro di Marlene Dietrich e Greta Garbo. I cappelli stessi divennero delle vere celebrità al pari delle pellicole in cui comparivano. Jean Paul Belmondo ne indossava uno in Fino all'Ultimo Respiro e più tardi anche Nicole Kidman in Australia ha sfoggiato una creazione a marchio Borsalino, così come Tony Servillo ne La Grande Bellezza, vincitore dell'Oscar, e Harrison Ford nella saga di Indiana Jones. Nel corso degli anni '70, poi, il marchio divenne anche il titolo di due film, Borsalino e Borsalino & co., con Alain Delon e Jean Paul Belmondo nel ruolo di due gangster, nelle cui locandine, naturalmente, spiccava il logo dell'azienda.


Cappello Borsalino
 
Il mito in difficoltà

Ma purtroppo, si sa, la moda sa essere davvero effimera ed un accessorio che per decenni ha rappresentato un vero e proprio “must have”, da un momento all'altro può diventare un oggetto da accantonare. Ai cappelli è toccata, in parte, questa sorte ed infatti, nel corso dei decenni, ed in particolare a partire dagli anni '70 e '80 con la diffusione massiva dell'automobile che ne limitò l'utilità, cominciarono gradualmente a scomparire dalle teste, ed anche un brand iconico come Borsalino cominciò a risentire del calo della domanda. Tanto che, nel corso degli anni '90, gli eredi si trovarono costretti a cedere l'azienda ad un gruppo di imprenditori milanesi che, comunque, non riuscirono a risollevare le sorti del marchio. Quella della bancarotta della società è storia recente, anzi recentissima, e se non fosse intervenuto l'imprenditore italo-svizzero Philippe Camperio, alla guida della Haeres Equita, a riprendere le redini dell'azienda, forse oggi non sarebbe più possibile acquistare un iconico cappello Borsalino. Nonostante fosse reduce dalla crisi più devastante della sua storia, in occasione del 160° anniversario della nascita della Borsalino Giuseppe e Fratello il Ministero dello Sviluppo Economico ha riconosciuto il marchio tra le “Eccellenze del sistema produttivo”, dedicandogli un francobollo del valore di € 0,95.

Cappello Borsalino (©Borsalino-museumrotterdam.nl/CC BY SA 3.0)
 
Un museo in attesa di rinascere

Oggi per acquistare un cappello Borsalino ci si può recare in una delle sue boutique a Milano e Firenze ma l'azienda ha in cantiere un ambizioso progetto di espansione che potrebbe portarla ad aprire nuovi punti vendita in altre zone d'Italia e del mondo. Ma per poter ripercorrere la storia dell'azienda e dei suoi emblematici cappelli, la tappa da non perdere durante un soggiorno ad Alessandria è una visita al Museo del Cappello Borsalino (di cui vi abbiamo parlato qui) attualmente in fase di riallestimento - ma ci auguriamo presto nuovamente fruibile nonostante il percorso “ad ostacoli” che sta conducendo, un po' lentamente, alla sua riapertura. L'esposizione, allestita all'interno della storica sede della fabbrica Borsalino in via Cavour 84, ospitava circa 2.000 cappelli selezionati tra gli oltre 4.000 modelli della collezione, esposti all'interno degli armadi d'epoca in stile Chippendale realizzati negli anni '20 dello scorso secolo per la Sala dei Campioni. Il percorso di visita non si concentrava, però, soltanto sulla produzione passata e presente dello storico marchio ma offriva anche uno spaccato, attraverso interessanti pannelli illustrativi, delle tecniche produttive e dell'evoluzione della fabbrica, del mecenatismo, delle opere benefiche della famiglia Borsalino e del suo rapporto con la città, con un'attenzione particolare al tema delle donne lavoratrici che venivano chiamate “borsaline”. Come sarà il nuovo museo ancora non è noto ma sicuramente regalerà ore piacevoli all'insegna del Made in Italy di cui l'azienda è, da sempre, uno degli esponenti più rappresentativi.

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