Esiste un luogo che si mostra agli occhi del turista come un vero e proprio contenitore di tesori d'arte dall'inestimabile bellezza: il suo nome è Seminara, una cittadina situata tra le pendici interne del monte Sant'Elia e la piana di Gioia Tauro; parliamo di uno dei più noti centri di produzione della ceramica della provincia di Reggio Calabria, una realtà ricca di antichi saperi là dove con orgoglio, passione e amore, si tramanda una tradizione culturale in grado di unire storia, arte, simbologie e ritualità.
LEGGI ANCHE CALABRIA, COSA NASCONDE L'INSOLITO MUSEO DI MAMMOLA
LEGGI ANCHE CALABRIA, COSA NASCONDE L'INSOLITO MUSEO DI MAMMOLA
LA TRADIZIONE Tra i borghi cari al mondo della ceramica spicca Seminara, là dove la produzione artistica ha come protagonisti oggetti dalle forme simboliche legati alle tradizioni popolari, maschere che riproducono quelle usate a scopo catartico nel teatro greco e ancora quelle grottesche di cui si servivano le popolazioni locali al fine di tenere lontani gli spiriti del male che, avendo una funzione protettiva, venivano incastonate nei muri, a ridosso di balconi e finestre o ancora appese all'interno delle case. A Seminara nel 1746 erano attivi 23 "pignatari" numeri che, nella seconda metà dell'800, andarono ad aumentare arrivando a quota 28 mentre, nel '900, divennero 30 tra cui, a spiccare, erano i nomi di famiglie illustri quali i Ferraro e i Condruso considerati ancora oggi figure chiave, veri e propri maestri dell'arte ceramica in Calabria. Questi manufatti, a quanto pare, riuscirono a fare breccia nel cuore di chi di arte se ne intendeva, Pablo Picasso che, incontrando Paolo Condurso a Ventimiglia, si rivolse a lui con la seguente espressione: "Calabrese hai le mani d'oro".
LEGGI ANCHE PASSEGGIATE LUNGO LE MURA DI REGGIO CALABRIA
LEGGI ANCHE PASSEGGIATE LUNGO LE MURA DI REGGIO CALABRIA
LE CARATTERISTICHE Alla base della lavorazione ci sono pochi e semplici strumenti in quanto, a fare la differenza, è la fantasia e la manualità degli artigiani, veri artisti in grado di creare delle autentiche opere d'arte. Oltre agli utensili d'uso quotidiano quali bicchieri, piatti, tegole etc. a spiccare erano quei capolavori intrisi di un profondo significato popolare-animistico-religioso come si evince, ad esempio, dai "babbaluti", bottiglie di varia grandezza la cui produzione risale al periodo della dominazione Borbonica in Calabria, un'era di forte malcontento popolare che aveva portato gli artigiani a raffigurare, in maniera caricaturale, la fisionomia dei gendarmi spagnoli prima, quella del soldato borbonico poi così quella del signorotto locale o del potente di turno.
IL TERRITORIO Un indirizzo prezioso è il Museo di etnografia e folklore, ubicato al piano terra della Casa della Cultura "Leonida Rèpaci" di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Qui, in quello che risulta essere uno dei principali musei etno-antropologici del meridione, il visitatore può concedersi una full immersion nella tradizione popolare calabrese ammirando meraviglie dell'artigianato quali maschere apotropaiche, costumi tradizionali, attrezzi agricoli, immagini sacre etc. il tutto supportato dalla presenza di pannelli didattici e materiale fotografico.
INDIRIZZI Le splendide ceramiche di Seminara, lavorate con sapienza artigiana tramandata di padre in figlio, si possono ammirare nel quartiere chiamato "i pignatari" là dove, un tempo, erano concentrate tutte le botteghe dei grandi maestri. Ancora oggi si possono ammirare abili artisti intenti a lavorare, con sacrificio e orgoglio, l'argilla seguendo sì le tradizioni antiche ma, allo stesso tempo, adeguandosi alle esigenza dell'era moderna, ovvero trasformando quello che era in primis un prodotto artigianale in creazioni artistiche vere e proprie. Nel giro di qualche centinaia di metri ci sono tutti i grandi big del settore, eredi di grande famiglie storiche quali i Condurso, i Ditto così come i Ferraro.