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4 cose da sapere sul baghèt di Bergamo e Brescia

La tradizionale cornamusa locale ha una storia lunga e complessa ancora oggi difficile da ricostruire con precisione

Mura di Bergamo
©iStockphoto
Bergamo, scorcio con mura
LA TRADIZIONE
Come spesso avviene per gli strumenti di origine popolare, anche per quanto riguarda il baghèt, tradizionale cornamusa lombarda tipica delle province di Bergamo e Brescia, è molto difficile, se non impossibile, fornire una ricostruzione certa delle origini e dell'evoluzione. Come riporta Valter Biella, uno dei più attivi ricercatori sull'argomento, una delle prime testimonianze della diffusione della cornamusa in questa zona della regione è un affresco del XIV secolo custodito nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Bergamo Alta. In un particolare dell'imagine, nota come Albero della Vita o San Bonaventura, si può notare un suonatore rappresentato di spalle che sostiene la tipica sacca sotto il braccio sinistro mentre, gonfiando le gote, immette l'aria nell'insufflatore. Alla stessa epoca risale un affresco del Castello di Bianzano dove si possono distinguere delle cornamuse, mentre di epoca successiva sono i due affreschi della chiesa di Piario e del Castello di Malpaga. Al XVIII secolo risale, infine, un bellissimo olio di Lattanzio Querena custodito presso la Madonna d'Erbia. Quel che è certo è che, con il tempo, lo strumento si diffuse prevalentemente tra le famiglie dei contadini che, durante l'inverno, quando la vita nei campi concedeva più tempo da dedicare allo svago, avevano l'usanza di riunirsi nelle stalle per suonare, ad esempio, l’antica “pastorella”, che si accompagnava con il canto, e l’arcaico “ bal d’ol mòrt” (ballo del morto), una sorta di pantomima in cui due ballerini mimavano una “morte” ed una successiva “resurrezione”. Passata l'Epifania, poco prima del Carnevale, lo strumento veniva riposto in attesa dell'inverno successivo. Con il tempo, però, i suonatori di questo antico strumento diminuirono notevolmente fin quasi a diventare una rarità alla metà del secolo scorso. Ciò che oggi conosciamo dello strumento sono gli studi di alcuni ricercatori, specialmente Valter Biella, che con pazienza ha raccolto informazioni e testimonianze sulla storia e sulla tecnica di questo strumento del quale ha potuto ricostruire stile, diteggiatura e repertorio anche grazie alla conoscenza con Giacomo Ruggeri, ultimo suonatore tradizionale di baghèt, venuto a mancare nel 1990. 

LE CARATTERISTICHE
Il baghèt è, dunque, un particolare tipo di cornamusa tipico delle province di Bergamo e Brescia. In base all'iconografia di cui hanno potuto disporre gli studiosi, è stato possibile ricostruire solo parzialmente l'evoluzione dello strumento che, in origine, sembra fosse privo di bordoni. Nel corso del tempo fecero la loro comparsa prima un singolo bordone, già forse nel XV secolo, e poi nei secoli successivi un secondo. In base alle ricostruzioni operate da Valter Biella, la versione definitiva del baghèt dovrebbe essere costituita dalla sacca, detta baga, generalmente realizzata in pelle di capra o pecora, la canna del canto, chiamata diana, ad ancia doppia in canna palustre (chiamata pia), dai due bordoni, detti orghègn ad ancia singola (chiamata spolèta), uno più piccolo, con una intonazione di un'ottava inferiore rispetto alla diana, ed uno più grande con un intonazione di due ottave inferiori rispetto alla diana che emette otto note partendo all'anulare. Chiudendo anche il mignolo si ottiene la sensibile.

IL TERRITORIO
Un tempo diffusa in tutta la Lombardia con particolare riferimento alle province di Bergamo e Brescia, nel corso dei secoli la tradizione legata a questa cornamusa è rimasta relegata prevalentemente alla zona della media Val Seriana e della Val Gandino. Il baghèt non è, però  l'unica cornamusa della tradizione popolare italiana. Basti pensare, ad esempio, alla Piva Emiliana ed alla Musa delle Quattro Province. Senza contare le zampogne del cento e sud Italia che, però, nonostante una certa somiglianza ed origini in comune,  per storia evolutiva ed elementi tecnici si rivelano in realtà strumenti completamente differenti.

GLI INDIRIZZI
Grazie alla recente riscoperta del baghèt oggi è di nuovo possibile sentire il suono di questo antico strumento. Valter Biella, oltre ad essere un ricercatore, è un esperto liutaio, mentre un gruppo di amici di Calusco d'Adda (BG) appassionati dello strumento, nel 2006 ha costituito una banda, Bergèm Baghèt, in onore tanto dello strumento quanto della città, che propone il repertorio tradizionale ed organizza corsi di musica per far imparare, a chi lo desidera, l'arte di suonare la tradizionale cornamusa locale.

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