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Verona Chiesa di San Bernardino

Verona, cosa nasconde la Chiesa di San Bernardino

Il complesso conventuale di San Bernadino è sconosciuto ai più e custodisce un importante tesoro

Chiostro del convento
©sanbernardinoverona
San Bernardino, chiostro del convento
A Verona la Chiesa di San Bernardino raramente è inserita nei circuiti turistici e in pochi la conoscono. Si tratta di un complesso che comprende anche un convento francescano iniziato due anni dopo la canonizzazione del celebre predicatore San Bernardino, nel 1452, su esplicita richiesta dei veronesi. Il convento ebbe, di volta in volta sotto i francesi, gli austriaci e il Regno d’Italia diversi utilizzi come ospedale, cimitero cittadino, magazzino e collegio. La chiesa, interamente costruita in mattoni, è un edificio dalla struttura semplice e sobria, tipico dell’architettura degli ordini mendicanti. La sua facciata principale è in stile neogotico, sormontata da un rosone di marmo, due lunghe finestre e tre pinnacoli gotici che svettano sulla sommità. Notevole è il portale rinascimentale, decorato con motivi floreali nei capitelli laterali e sull’architrave.

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L'interno è insolitamente ripartito su due navate: la maggiore, alta e spaziosa, corrisponde alla chiesa originaria, mentre la minore è il frutto di ampliamenti successivi. Tra le varie attrazioni del complesso c’è una splendida sala interamente affrescata, che in origine era la libreria del convento commissionata dallo stesso San Bernardino. Si tratta della Sala Morone perché affrescata da Domenico Morone con l’aiuto del figlio Francesco tra il 1494 e il 1503 e risulta essere una delle opere rinascimentali più importanti di Verona. Lungo le sue pareti si dipana una teoria di Francescani illustri, compresi i papi dell'ordine, dipinti a grandezza naturale su podi in attenta prospettiva, raffigurati in maniera cosi realistica che è come se fossero accanto al visitatore. Sulla parete principale si impone un polittico di chiara ispirazione mantegnesca con Madonna, committenti santi e martiri davanti a un luminoso paesaggio. La stanza è decorata su tutte le pareti con la a tecnica ibrida, ovvero con pigmento colorato steso sull'intonaco fresco, che amalgama il colore, e pittura a secco.

E’ grazie alla semiclausura del convento che si è mantenuta in un buono stato di conservazione: la Sala Moroni era infatti poco frequentata dai frati dopo l’iniziale uso come biblioteca. Venne poi adibita a luogo per conferenze pubbliche e concerti, essendo una perfetta cassa armonica, ma da decenni gli accessi sono limitati per ragioni di sicurezza poiché vi mancano uscite d’emergenza, ma anche questo fatto ha inciso favorendo una buona conservazione. Oggi è di proprietà comunale anche se tutto il resto del convento di cui fa parte è dei frati francescani.
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