Non è un caso che ne rimasero affascinati personalità di spicco come Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria o Stendhal. E non è un caso che si chiami il Quadrilatero del Silenzio, nascosto com’è ai rumori del traffico e al brusio della frenesia milanese. Si trova nel cuore di Milano ed è una zona composta da una manciata di strade che si svelano al visitatore più attento e curioso con i loro mille segreti. Via Serbelloni, Via Mozart, Via Cappuccini e Via Vivaio offrono infatti atmosfere d’altri tempi che racchiudono in questo quartiere la massima espressione del liberty milanese. Nato a alla fine degli Anni Venti del Novecento su un’area che all’epoca era formata da orti e giardini, oggi a quelle aree verdi sono affiancati eleganti palazzi con androni ed interni particolari.
Erano i frati cappuccini che tra corso Venezia e viale Majno curavano gli orti, da cui traevano sostentamento per i loro pasti. Erano loro ad aiutare i bisognosi tra cui i malati di peste, quelli raccontati dal Manzoni: si trovava infatti a poca distanza il Lazzaretto dove Renzo andò a cercare Lucia durante la peste. Dopo i frati, ad occupare il Quadrilatero del Silenzio furono le famiglie dell’alta borghesia industriale tra cui i Necchi Campiglio o gli Invernizzi. Famiglie che, dai loro tanti viaggi oltre oceano, portavano cose eccentriche. E anche animali, tra cui una famiglia di fenicotteri rosa i cui discendenti ancora oggi viveono in armonia in questo angolo silenzioso di Milano. Queste famiglie, non badando a spese, hanno dato vita a costruzioni di ville Decò dotate di piscina riscaldata e campi da tennis, lussuosi androni dalle scale elicoidali e magnifici interni dai bagni con il marmo e gli eleganti saloni dai soffitti in stucco.
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Il punto di ingresso più scenografico è quello dall’arco del Palazzo della società Buonarroti- Carpaccio-Giotto, che su affaccia su Corso Venezia, alle spalle dei Giardini Indro Montanelli. La piazzetta dedicata ad Eleonora Duse è circondata da palazzi liberty. In Via dei Cappuccini 8 si trova Palazzo Berri Meregalli, dall’aspetto piuttosto curioso e bizzarro grazie ai mattoni scuri, alle decorazioni dorate e ai fregi colorati in una miscela di stili e forme particolarmente eclettica. Sulle facciate si distinguono arieti, pesci, leoni, cani ed altre figure piuttosto stravagante. C’è un altro palazzo che non bisogna lasciarsi sfuggire, ed è in Via Serbelloni 10, la Casa Sola Brusca: in realtà non ha dettagli cosi degni di nota come altri edifici circostanti, ma quello che una volta era il citofono oggi è un’opera che porta la firma dello sculture milanese Adolfo Wildt, ovvero un orecchio di bronzo che ha fatto guadagnare alla struttura il nome di Ca’ de l’Oreggia, casa con l’orecchio.