Non è da troppo tempo che si è rivelato ai visitatori in tutto il suo splendore uno dei luoghi più suggestivi del meridione. Si trova a poca distanza da Matera e viene chiamata la Cripta del Peccato Originale o Grotta dei Cento Santi vista la presenza di numerosi Santi raffigurati. La cripta, a strapiombo su una grande roccia dalle pareti scoscese, rappresenta una testimonianza dell’arte rupestre di inestimabile valore, in quanto ricopre un ruolo importante dal punto di vista storico ed artistico grazie agli affreschi di stile longobardo-benedettino presenti al suo interno. Rappresentava la chiesa di un vicino monastero benedettino, nato sull’altro versante della Gravina. Intorno al VII secolo d.C. il territorio della zona di Matera venne interessato da un grande flusso di monaci provenienti da Oriente, in particolare modo dalla Terra Santa.
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Ecco come si stabilirono nelle grotte create dall’azione erosiva della Gravina di Picciano e di Matera. I monaci infatti trovarono in questi luoghi l’ambiente ideale per la meditazione e per la preghiera. Successivamente la grotta venne usata anche per ricovero per le greggi, poi abbandonata ed oggi divenuta una delle tappe da non perdere per chi visita la Città dei Sassi, grazie al restauro voluto dalla Fondazione Zetema negli Anni Sessanta, che ne ha messo in evidenza l’elevato valore artistico restituendole l’antico splendore. La struttura è composta da un solo vano che presenta tre nicchie absidali sulla parete sinistra. Il complesso pittorico che decora la parete di fondo raffigura episodi del Vecchio Testamento tratti dalla Genesi.
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La prima nicchia è dedicata agli apostoli San Pietro, Sant'Andrea e San Giovanni; la seconda alle Vergini, con una raffigurazione di una Madonna con Bambino adorata da due figure femminili; nella terza sono ritratti gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Non è un caso che l’ignoto autore sia stato definito come il Pittore dei Fiori: le scene pittoriche, infatti, sono impreziositi da fiori ed altri elementi. Una particolarità fa riferimento al Peccato Originale: in una scena, infatti, viene rappresentato il frutto del peccato originale come un fico e non come una mela come notoriamente viene indicato nelle scritture o nei dipinti. Si ritiene che l’errore di interpretazione sia dovuto all’errata traduzione della parola latina pomum che può significare sia mela che qualsiasi altro tipo di frutto. Pochissime altri affreschi sparsi nel mondo riportano la medesima particolarità, tra tutti la scena del peccato originale raffigurata nella Cappella Sistina.