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Son Pascal, il mio Kazakistan

Dal Cilento all’Asia per inseguire il suo sogno, la musica. Attraverso le avventure di vita dell’artista è possibile scoprire un Paese emergente che, paesaggisticamente, riserva grandi sorprese.

Statua Abay Ibrahim Qunanbayuli, Semey
Courtesy of©Pasquale Caprino
Statua Abay Ibrahim Qunanbayuli, Semey
A volte la crisi del sistema italiano può avere un lieto fine: a testimoniare il successo della fuga delle ugole d'oro è Pasquale Caprino, in arte Son Pascal, un'artista che ha inseguito l'amore per la musica dimostrando che la tenacia premia. Perseverare è stata la sua parola chiave che, dopo averlo fatto volare dalla sua Paestum a Londra, l'ha catapultato in Kazakistan ed è proprio qui che la sua creatività ha trovato giustizia oltre a nuove ispirazioni.

Tra un concerto e l’altro lui, l’immigrato 2.0, è ora impegnato in una missione in giro per la steppa, un tour di 9.000 km in jeep per promuovere una regione affascinante, quella di Mangistau che, nonostante l'aspetto arido, apre le porte del suo patrimonio fatto di canyon e distese desertiche. Qui si nascondono località come Aktau, il cui nome significa “la montagna bianca”, un porto marittimo affacciato sul Mar Caspio o ancora Aralsk, un vecchio e fiorente porto commerciale sito sulle rive del Lago d'Aral, vittima di uno dei più gravi disastri ambientali che, poco a poco, ha prosciugato le sue acque lasciando a secco la cittadina. Per ammirare la magia del luogo si puó fare un tour a dorso di cammelli e ammirare questo cimitero navale all’aria aperta accompagnati da una guida turistica come Serik (Tel. +77016627163), pronto a raccontare la storia di una realtà che, un tempo, era a capo di una potente industria del pesce.


Il Kazakistan per molti è ancora un nome sconosciuto, ma quest'ex repubblica sovietica asiatica, crocevia di popoli, lingue e circa 120 etnie tra russi, kazaki, turki, coreani e uzbeki, è un posto che colpisce con le enormi differenze sociali e le scenografie che al mare alternano la montagna, il deserto e la steppa. Pascal da ormai due anni vive itinerante in questa terra che ha imparato a conoscere ed amare: la sua prima casa è stata Almaty, capitale fino al 1998, una città dall’anima artistica dove, a dominare la scena, sono architetture sovietiche, un posto da assaporare facendo visita ad uno dei mercati coperti quale lo Zelyony Bazaar o ancora nel più periferico Baraholka, dove assaggiare specialità come il Samsà, un ripieno di carne di montone avvolto da una sfogliatina dalla forma triangolare.



Difficile pensare di alzarsi da tavola senza aver mangiato almeno un piatto a base di carne di cavallo, un ingrediente onnipresente nella gastronomia kazaka: interessante il beshparmak, uno stufato di carne servito su quadrati di pasta e insaporito da cipolla, patate lesse e brodo di carne o ancora la tipica zuppa fredda okroška a base di verdure, latte e spezie. Dopo aver fatto il pieno di calorie, ci si concede una bella giornata all’insegna dello sport: date le rigide temperature non è difficile immaginare che la neve tiene compagnia per molti mesi l’anno. Punto di riferimento lo Shymbulak Ski Resort, sito a circa 25 km a sud di Almaty, un polo del divertimento dove dilettarsi con sci, snowboard e slittini. Chi insegue il mito della via della seta, si può fare un salto a sud, a Shymkent, la vivace e frizzante città protagonista del tormentone che ha monopolizzato Youtube, la parodia di Sting “Englishman in Shymkent".

Facendo poi rotta ad Astana, dove ora Pasquale si è trasferito, ci si imbatte in una "Dubai al freddo" conosciuta anche come la “Dubai della steppa”, una dimensione in piena ascesa il cui nome la dice lunga sul suo futuro: “il posto dove vengono prese le decisioni”. Qui, divise dalle acque del fiume Ishim, si ammirano le sue due anime: da un lato il volto del business, quello dei grattacieli, dei resort di lusso e dei ristoranti dal respiro internazionale e dall’altra, una dimensione più autentica che mantiene ancora i suoi connotati storici.


Difficile non lasciarsi incuriosire da questo paese che sembra essere uno scrigno di bellezze; si attendono dunque notizie sulla terza serie di Pascalistan, il docu-reality che, attraverso la vita e le dis-avventure di Pascal, ha raccontato la vita più autentica di un Paese non così distante.

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