Probabilmente non siamo ai livelli della Capitale o del Trentino-Alto Adige, quanto a sfruttamento delle location cittadine e regionali, ma è sempre un piacere poter approfittare di un film in uscita per poter tornare in Campania. Così, dopo la Chiaia e dintorni di Salemme, la Pozzuoli di Piva, la Castel Volturno de Le indivisibili, le diverse anime mostrate più di recente dai film di Stefano Incerti e nella Tenerezza di Gianni Amelio, l'occasione per la nostra visita periodica alle bellezze locali viene dalla presentazione del nuovo film dei fratelli Marco e Antonio Manetti, Ammore e Malavita: un 'camorra-musical' che ha già conquistato il Festival di Venezia e nel quale Napoli ha un ruolo da vera protagonista.
Non a caso è una splendida veduta dal golfo ad accoglierci sui titoli di testa, mentre il 'volo d'uccello' ci porta poi all'interno, in Piazza Sanità, di fronte alla Basilica di Santa Maria dove la donna Maria di Claudia Gerini sta partecipando allo svolgimento di un importante funerale. Un cardine della vicenda che vede il killer Ciro (Giampaolo Morelli) - compagno di Rosario (il Raiz ex-Almamegretta) e al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), "o' re do pesce" - e l'infermiera sognatrice Fatima (Serena Rossi) tornare a incrociare i loro destini dopo tanti anni. Una notte, infatti, la giovane si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato e proprio a Ciro viene dato l'incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l'uno nell'altra, l'amore mai dimenticato della loro adolescenza.
"L'ammore o'vero nasce 'na vota e nun more maje" ci ripetono i protagonisti, prima di scatenare una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli e del lungomare, tra azione e grandi interpretazioni musicali. E se le famigerate Vele di Scampia arrivano ad essere paragonate al Colosseo, è indiscutibile la bellezza di Castel dell'Ovo o dell'antico Cimitero di via Fontanelle (che non può non far venire in mente - e consigliare - anche la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco) o degli angoli più nascosti, come quelli della ampiamente sfruttata Torre Annunziata (con i murales del progetto JA a fare da sfondo alle scene girate sulla Rampa Porto e all'interno dello scalo marittimo) o della villa di Don Vincenzo, "dove i personaggi confluiscono alla fine", come raccontano i registi romani e per la quale rivelano di aver "trovato uno scorcio di Napoli quasi sconosciuto, che si vede dal Parco Virgiliano. Da lì avevamo notato una villa arroccata sulla spiaggetta di Trentaremi, utilizzata per le panoramiche ma sostituita per problemi di accessibilità da quella di Acquamorta", affacciata su Procida.
Merito di un metodo e di una passione, quella dei due fratelli, che gli interpreti ricorderanno a lungo: "Con loro siamo riusciti a girare scene in posti impensabili per questioni logistiche. Siamo stati nei vicoli, alla Sanità, in case bellissime", ricorda Serena Rossi; alla quale fa eco Claudia Gerini, divertita dall'esperienza e dall'obbligo di "rendere tutto eccessivo, giovandomi delle atmosfere e degli umori che Napoli comunicava a tutti noi durante le riprese. Addirittura, alla fine di alcune scene girate nel quartiere Sanità, scattavano gli applausi scroscianti di centinaia di persone assiepate ai lati del set".
"La nostra Napoli non è solamente la città cupa e disperata che si racconta ultimamente al cinema o in tv, - concludono i Manetti, nelle note promozionali del film - ma anche una Napoli che, malgrado tutti i problemi, stimola con il suo fermento culturale e ispira con la sua carica di umanità". E che sullo schermo si regala anche l'apprezzatissimo e mitico cammeo di Pino Mauro, il signore della sceneggiata napoletana, che dal suo trono a Piazza del Plebiscito canta 'Chiagne femmina'.