Un luogo di conoscenza, riflessione, ricerca sulla fotografia italiana, sulla sua storia e i suoi protagonisti, sulla sua identità. È questo il Macof – Centro della fotografia italiana che nell’importante sede del palazzo barocco Martinengo Colleoni a Brescia, ricostruisce la storia della fotografia italiana del secondo Novecento grazie alla sua collezione permanente. Il progetto nasce da un'idea dal direttore artistico Renato Corsini con la collaborazione di Gianni Berengo Gardin sicuramente l’autore vivente più rappresentativo della nostra fotografia.
Alla realizzazione del progetto hanno inoltre contribuito Uliano Lucas, indiscusso protagonista del fotogiornalismo, Giovanna Bertelli, responsabile dell’archivio Secchiaroli, Denis Curti, responsabile artistico del “Tre Oci” di Venezia e Tatiana Agliani, storica della fotografia. Attraverso 250 immagini di 49 fra i maggiori protagonisti della fotografia italiana le sezioni espositive del Macof illustrano i cambiamenti della fotografia italiana dal dopoguerra ai giorni nostri intrecciando anche una riflessione sulle ricerche personali dei singoli autori.

Alla realizzazione del progetto hanno inoltre contribuito Uliano Lucas, indiscusso protagonista del fotogiornalismo, Giovanna Bertelli, responsabile dell’archivio Secchiaroli, Denis Curti, responsabile artistico del “Tre Oci” di Venezia e Tatiana Agliani, storica della fotografia. Attraverso 250 immagini di 49 fra i maggiori protagonisti della fotografia italiana le sezioni espositive del Macof illustrano i cambiamenti della fotografia italiana dal dopoguerra ai giorni nostri intrecciando anche una riflessione sulle ricerche personali dei singoli autori.

© Nino Migliori
A Palazzo Martinengo da Barco un percorso nell'arte dal tardo-gotico al primo '800
NEOREALISMO E PAPARAZZISMO
Il percorso espositivo prende avvio nell’Italia liberata dal fascismo del dopoguerra quando la fotografia italiana conosce un periodo di grande vivacità. Sono, infatti, gli anni del neorealismo cinematografico e letterario in cui autori come Mario Dondero, Caio Mario Garrubba, Franco Pinna, Antonio e Nicola Sansone sono protagonisti di una fotografia colta attraversata da rimandi letterari e cinematografici. Con il boom ecomomico Roma e Cinecittà divengono set di numerosi film e diversi fotografi colgono l’occasione per realizzare ritratti di personaggi famosi. Fra questi Tazio Secchiaroli intuisce che lo scatto giusto è quello che crea lo scompiglio e lo scandalo. Nasce così il paparazzismo.


© Tazio Secchiaroli
LA TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE DELL'ITALIA E LE GUERRE
L'esposizione prosegue poi con uno sguardo sul paese che cambia dedicato alla trasformazione dell'Italia da paese agricolo a nazione industriale. Qui il linguaggio fotografico si fa meno lirico e meno iconico grazie alle foto di Pepi Merisio e al suo racconto sulla provincia lombarda o di Carla Cerati che testimonia i mutamenti nel tessuto urbano e sociale di Milano. Non mancano i maestri del repotage grazie alla finestra sul mondo aperta dai grandi settimanali illustrati dell'epoca. Autori come Mario De Biasi, Giorgio Lotti, Gianfranco Moroldo, Romano Cagnoni e Piero Raffaelli raccontano la repressione sovietica dei moti d’Ungheria nel 1956, l’alluvione di Firenze nel 1966, la guerra in Biafra e quella in Vietnam.


© Pepi Merisio
LA RITRATTISTICA
Nella selezione dedicata ai ritratti sono presentati diversi autori che hanno lavorato per la stampa periodica. È il caso di Sandro Becchetti autore di numerosi ritratti o di Lisetta Carmi che cerca di penetrare attraverso l’aspetto esteriore di Ezra Pound nella sua personalità. Fra gli anni sessanta e i settanta la fotografia italiana si apre poi a nuovi percorsi di riflessione e sperimentazione, che si intrecciano spesso con le nuove tendenze del mondo dell’arte. Ecco che le immagini di Ugo Mulas, Mario Cresci e Luigi Ghirri aprono la strada ad un lavoro d’indagine sulla fotografia come rappresentazione e sulla realtà come sistema di segni che la fotografia cattura ed evidenzia. In questo contesto il percorso mette inoltre in evidenza come le polaroid diventino degli strumenti espressivi preferiti da molti autori.


© Gianni Berengo Gardin
Alla scoperta di scorci romantici, paesaggi da sogno e meraviglie artistiche vista lago
GLI ANNI '80
Verso gli anni '80 l'interesse dell'indagine fotografica si sposta dal racconto sull'uomo al paesaggio e al territorio per indagare l’inconscio collettivo di un paese. Gabriele Basilico ad esempio inizia un lungo lavoro di registrazione delle architetture di una città, mentre Mimmo Jodice restituisce una lettura quasi metafisica dei luoghi e delle opere d’arte di Napoli e della Magna Grecia. In altri casi il paesaggio viene letto come universo di geometrie, in particolare da Franco Fontana mentre Massimo Vitali offre nei suoi scatti una rappresentazione ironica della società del benessere, con i suoi luoghi di consumo e di svago. Ricordiamo che in mostra è presente anche una selezione di immagini dedicata ad autori che hanno lavorato ai generi still-life, moda e pubblicità ovvero finallizzati alla comunicazione commerciale. In mostra lavori di Ballo&Ballo, Occhiomagico e il design, Alfa Castaldi, Gian Paolo Barbieri, Giovanni Gastel, Gianni Turillazzi e la moda, Maria Vittoria Backhaus.
Macof – Centro della fotografia italiana
Brescia, Via Moretto, 78
Info: 345 544 7029 - info@macof.it
Sito: www.macof.it