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Viaggio in Bhutan, cosa sapere

E' il paese più felice del mondo e si è preservato intatto, scopriamo il perchè

La statua di Buddha a Thimphu
©iStockphoto
Buthan, la statua di Buddha a Thimphu
IL VIAGGIO
Il Bhutan, un piccolo stato stretto tra Cina ed India, si adagia a sud della catena dell’Himalaya e solo dal 1974 è aperto al turismo, ma ancora con molte restrizioni. La Lonely Planet lo ha individuato come “miglior luogo da visitare nel 2020”, ma bisogna tenere conto che, per la sua politica di preservazione, è possibile visitarlo solo con un tour organizzato con l’aggiunta di una tassa di soggiorno che si aggira intorno alle 224 euro al giorno ( a seconda della stagione in cui si visita). Per questo sono ancora pochi i turisti che vanno alla scoperta di questo incredibile paese, che resta quindi accessibile solo a pochi eletti. Si deve poi ottenere un visto d’entrata per turismo rilasciato solo dalle agenzie viaggi o tour operator perché non è possibile viaggiare autonomamente eccetto nel caso in cui si venga invitati direttamente dal governo. Un’entrata tanto restrittiva permette di proteggere la cultura, le bellezze naturalistiche e le tradizioni locali ed ogni visita, escursione, soggiorno è strettamente controllata. Ma, per chi se lo può permettere, ne vale comunque la pena. Già appena atterrati in aeroporto, ispirato ad un tradizionale tempio buddista, si ha la sensazione di entrare in un’altra dimensione, non essendoci qui il caos che regna negli aeroporti del resto del mondo ma, al contrario, uno strano silenzio. Ci sono solo una manciata di voli internazionali in entrata e in uscita dal Bhutan ogni giorno e i prezzi dei voli sono piuttosto esorbitanti per i non residenti. I periodi più consigliati sono marzo ed aprile e da ottobre a metà novembre, per evitare le piogge torrenziali dell’estate e gli inverni rigidi soprattutto per chi ha la passione del trekking in quota.

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COSA VEDERE
L’attrazione turistica principale del Bhutan è il Taktsang Lhakhang, un tempio buddhista arroccato a 3 mila metri di quota che i pellegrini possono raggiungere solo a piedi. Chiamato anche Tiger's Nest, è avvolto dalla sua aurea magica oltre che spirituale in quanto è legato alla leggenda di Guru Rimpoche, fondatore del Buddhismo nei paesi himalayani, il quale rimase in questo nido inaccessibile con una tigre per tre mesi a pregare e meditare. Nella stessa valle si trova anche l'Ugyen Pelri Palace, dei primi del Novecento, considerato uno dei capolavori dell'architettura bhutanese, e il Jangsarbu Lhakhang, un piccolo tempio che conserva una statua del Buddha proveniente dal Tibet. La città più pittoresca del paese è Paro, che si caratterizza per la sua allegria e i suoi colori: qui si ammirano i dzong, le tipiche fortezze in legno dell'architettura bhutanese. La più celebre è Rinpung Dzong, che risale al XVII secolo ed è abitata da circa 200 monaci. Thimphu è la capitale del Bhutan ed accoglie i visitatori con la gigantesca statua del Buddha che guarda la valle. Qui, per scoprire i misteri della vita dei monaci, è possibile visitare il Monastero di Tango dove si può parlare con loro e lasciarsi stupire dalle atmosfere senza tempo. Diverse le suggestioni del Trashi Chhoe Dzong, il pittoresco mercato del fine settimana, o quelle della fabbrica della carta Junghshi, che produce articoli da cancelleria con la corteccia del daphne, tecnica sviluppata dai monaci buddisti. Altro luogo particolarmente suggestivo è il passo di Dochula, che offre una veduta a 360° sull’Himalaya, dove sorgono 108 chorten, le stupa (monumenti votivi del buddismo) costruiti nel 2004 per rendere omaggio ai soldati bhutanesi morti l'anno precedente durante uno scontro con l’India. Quella che è stata la capitale del Bhutan fino al 1955, la città di Punaka, ospita un imponente monastero costruito sulla riva del fiume, sede di una delle più importanti istituzioni monastiche del paese e, ad una cinquantina di chilometri oltre Punaka si trova una rinomata scuola monastica, il Nalanda Buddhist Institute, dove i monaci studiano inglese ad accolgono i visitatori per poter esercitarsi nella conversazione: un motivo in più per spingersi da queste parti e soddisfare qualche curiosità sulla vita monastica. 

COSA MANGIARE
Solitamente durante un viaggio in Bhutan, essendo organizzato, i pasti vengono consumati in hotel, con pranzi e cene simili in tutte le strutture ed orientati verso la cucina cinese ed indiana. Lungo i trasferimenti si trovano ristoranti turistici che servono una cucina molto speziata e semplice, come quella degli alberghi. Si basa molto sul riso, anche nella variante di riso rosso, e si utilizzano spesso il grano saraceno, il mais e le patate. In inverno i piatti più consumati sono zuppe di carne lenticchie e legumi. L’Ema Datshi, composto da peperoncini cotti in una specie di salsa di formaggio sciolto, è il piatto più noto, a cui seguono quelli con pollo, maiale, yak e manzo e i momo, una specie di ravioli grandi riempiti a piacere. Tra le poche verdure spiccano patate, legumi e cavoli. 

Scopri di più sul piatto nazionale, che da solo vale il viaggio
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