L'inizio dell'autunno rappresenta sempre un periodo molto delicato. I ricordi dell'estate si fanno sempre più lontani e la quotidianità si impossessa nuovamente delle giornate, scandite dai ritmi del lavoro e delle incombenze domestiche. Si può comunque rendere meno traumatico questo momento di transizione conservando qualche fine settimana per dedicarsi a gite rilassanti tra le bellezze del nostro Paese che custodisce mete in grado di far dimenticare, almeno per qualche ora, le fatiche del trantran di ogni giorno. Si tratta di luoghi dal fascino rigenerante che racchiudono nella natura lussureggiante il segreto del loro potere rasserenante. Le Fonti del Clitunno sono uno di questi.
Situate lungo la via Flaminina, tra Spoleto e Foligno, costituiscono uno splendido parco che rappresenta uno dei siti naturalistici più significativi dell'Umbria. Visitarlo non impiegherà molto tempo, considerato che si sviluppa attorno ad un laghetto dal perimetro di 400 metri per una superficie complessiva di quasi 10.000 metri quadrati, e la sua bellezza rinfrancante renderà prezioso ogni singolo minuto trascorso tra le su meraviglie. Non è un caso che, nel corso della storia, poeti e letterati come Virgilio, Plinio il Giovane, Byron e Carducci siano rimasti incantati dal loro fascino irresistibile, tanto da citare le Fonti nei loro scritti e, nel caso di Carducci, da dedicare al sito persino un'ode.
E' l'acqua la protagonista incontrastata del suggestivo parco umbro. Acqua che sgorga limpida dalle rocce ed alimenta un placido e popoloso laghetto. Le magnifiche sfumature che crea con i fondali sono un vera delizia per lo sguardo e le trasparenze di cui si gode in prossimità delle polle sorgive non fanno meravigliare del fatto che le Fonti siano una delle sorgenti più importanti della regione. La contemplazione della vita che si sviluppa attorno ed all'interno dello specchio d'acqua rende la passeggiata ancora più piacevole. Le sponde del lago sono un trionfo di salici piangenti che protendono le loro fronde sino a sfiorare la superficie dell'acqua e di pioppi cipressini che vi riflettono le loro sagome. All'interno del bacino, nuotano carpe, trote e tinche che trovano rifugio tra fanerogame, mestolacce, brosche increspate, code di cavallo acquatiche, nontiscordardimè delle paludi e nasturzi acquatici.
Le Fonti del Clitunno non hanno sempre avuto questo aspetto. Considerate sacre dai Romani che vi consultavano l'Oracolo del dio Clitunno, e protagoniste di miti e leggende, un tempo le sorgenti erano più copiose ed alimentavano il corso di un fiume navigabile, lungo il quale sorgevano terme ville e sacelli ma che, con il terremoto del 440 d.C. perse buona parte delle sue vene, ridimensionandosi notevolmente. Fu il conte Paolo Campello della Spina a realizzare il laghetto e a dare al sito le sembianze con cui lo conosciamo.
Ma ci sono zone del parco in cui è ancora possibile rivivere il glorioso passato di questo luogo. Passeggiando tra suggestivi sentieri, rivoli e cascatelle, ci si imbatte, infatti, nell'antico tempietto di Clitunno poi trasformato in un sacello paleocrstiano consacrato a S. Salvatore, all'interno del quale sono conservati gli affreschi sacri più antichi della regione, tra cui un Pantokrator dell'VIII secolo. Ma non è finita, perchè costeggiando le sponde del placido laghetto, ci si ricorda di come questo splendido luogo possa essere considerato a tutti gli effetti anche un parco letterario. Proprio affacciata sulle limpide acque si erge, infatti, la stele commemorativa della visita di Carducci alle Fonti che lo incantarono al punto di ispirargli una delle sue più famose Odi Barbare.
Leggi anche:
I 10 parchi più belli d'Italia, in attesa del vincitore