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Chernobyl, Pripyat, Ucraina

Chernobyl: meta preferita dai dark tourist

La città fantasma di Pripyat protagonista dell'ascesa del turismo nero e macabro

Gerd Ludwig
Ono Arte Contemporanea, Bologna
Dalla mostra temporanea Chernobyl: l’ombra lunga. Fotografie di Gerd Ludwig
Chernobyl, la Zona 51, Auschwitz o ancora la Siria. Sono tante le destinazioni più o meno pericolose che sono state prese d'assalto dai turisti negli ultimi anni. In un certo senso il desidero di visitare una zona come quella di Chernobyl può essere accostato a un genere di “viaggi di memoria” per alcuni o di “fascino per il macabro” per altri. In ogni caso l'aumento di turisti registrato a fine anno nelle zone contaminate vicino a Pripyat sembra essere la testimonianza di come la natura umana voglia sempre spingersi oltre i limiti della ragione avvicinandosi pericolosamente alla morte per sentirsi più viva.
 
©iStockphoto

Questo spingersi oltre i limiti sembra essere la ragione per cui la tendenza al "dark tourism" o turismo nero continua a crescere. Teorizzato dai ricercatori Malcom Foley e J. John Lennon nel 1996 in “Dark Tourism: the Attraction of Death”, il concetto di  "dark tourism" rappresenta l'atto di viaggiare in un luogo associato alla morte, alla sofferenza o per esempio ad un disastro nucleare. 
 
Ecco quindi che a quasi trentaquattro anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl, le visite alla zona di esclusione sono in costante aumento sopratutto dopo la release della serie HBO di successo Chernobyl una delle più riuscite del 2019. Grazie all'agghiacciante trascrizione di uno degli incidenti nucleari più mortali del ventesimo secolo, la sua eredità non ha avuto solo ripercussioni positive sulla Storia ma anche sulle presenze nella zona evacuata. 


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PRESENZE IN AUMENTO
 
Con l'abbassamento dei livelli di radioattività i turisti che si sono addentrati nella zona attorno alla centrale sono passati dai circa 9000 nell'ottobre 2018 ai 17 000 del 2019. Anche se l'aumento del flusso ha determinato la comparsa di merchandising di dubbio gusto come alcune magliette con la stampa "Danger - Zone Radioactive" o alcune lattine contenenti l'aria radioattiva di Chernobyl, sono diversi i tour operator che organizzano le visite nella zona contaminata anche grazie alle politiche di apertura del presidente ucraino.
 
LA SALA CONTROLLO DEL REATTORE 4
 
Tra le mete più ambite c'è sicuramente la sala controllo del reattore 4 della centrale quello dove ha avuto luogo il disastroso incidente. Ricordiamo che proprio a causa dell'esplosione del nucleo non è possibile transitare nella sala per più di 5 minuti ne tantomeno apoggiare i propri effetti personali a terra. Il livello delle radiazioni all'interno della centrale è, infatti ancora alto ragion per cui alla fine del tour i visitatori si devono sottoporre ad alcuni test per misurare il loro livello di esposizione alla radioattività. Alcuni tour operator propongono inoltre di ricostruire la stessa scena rappresentata nella serie al momento dello storico disastro con i visitatori nei panni dei tecnici della centrale.

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LA BASE MILITARE SEGRETA
 
Un'altro punto di interesse nella zona di esclusione intorno alla centrale è la base militare sovietica segreta ormai in stato di abbandono . Nascosta dalla foresta la base è ancora oggi riconoscibile dalle sue immense antenne metalliche utilizzate dal 1976 al 1989 come radar anti-balistico per proteggere l'Unione Sovietica da un potenziale attacco americano. L'imponente struttura chiamata Duga-3 era anche soprannominata Russian Woodpecker poichè emetteva onde a bassa frequenza causando un particolare rumore a scatti che disturbava le emittenti radio, sopratutto quelle europee ma anche le frequenze di velivoli di emergenza utilizzate dagli aerei di linea.


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CHERNOBYL: PIETRA MILIARE DEL FOTOGIORNALISMO
 
Ricordiamo che la catastrofe di Chernobyl viene considerata la pietra miliare del fotogiornalismo di fine millennio. Il luogo diventato anche il simbolo della fine del Comunismo Sovietico è stato al centro di un progetto fotografico del National Geographic che voleva testimniare i cambiamenti sociali e i problemi ambientali dell’Ex Unione Sovietica. Nel 2005 Il fotografo tedesco Gerd Ludwig è stato quindi il primo fotografo occidentale a scendere nei meandri della centrale per testimoniare, con la sua macchina fotografica, non solo lo stato del Reattore 4, ma anche la vita della gente e dell’ambiente circostante. Per gli appassionati parte del reportage effettuato da Ludwig sarà visibile fino al prossimo 15 febbraio 2020 presso la galleria Ono Arte Contemporanea di Bologna.

Dalla mostra temporanea Chernobyl: l’ombra lunga. Fotografie di Gerd Ludwig - Ono Arte

 
 
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