Chi sente parlare di Tricase, in provincia di Lecce, associa la località salentina soprattutto al suo Presepe Vivente che ha ormai raggiunto un’importanza internazionale. Non in molti sanno, invece, che la Chiesa dei Cappuccini, un complesso architettonico di cui fa parte anche il convento risalente al 1578, ospita un’opera del giovane Tintoretto, a testimonianza degli antichi rapporti che legavano la Puglia a Venezia.
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Il convento si caratterizza per la presenza di caditoie, una sorta di buche che sembrano feritoie, in corrispondenza di porte e finestre le quali fanno assumere al complesso le sembianze di una struttura difensiva. La chiesa è dedicata a Sant’Antonio da Padova e si presenta con la sua facciata semplice arricchita da una nicchia barocca dove si ammira la statua dell’Immacolata. L’interno è a navata unica rettangolare ed è sulla parete di fondo che si trova il ligneo altare maggiore finemente intarsiato, sui cui sovrasta la pala raffigurante l’Incontro di Cristo con la Veronica sul Calvario. Questa è l’opera di Domenico Tintoretto figlio, discepolo e collaboratore di Jacopo Robusti detto Tintoretto. Il soggetto iconografico della pala è un tema molto caro alla religiosità francescana strettamente legato alla devozione della Via Crucis: infatti al centro dell’opera c’è il Cristo, in primo piano, chino sotto il peso della croce. Inginocchiata davanti a lui la Veronica che gli asciuga il visto con un panno e alle sue spalle una guardia che la osserva attentamente a cui corrisponde, sul margine opposto, un altro uomo d’armi raffigurato di spalle.
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Al seguito del Cristo un corteo capeggiato dai dolenti e da alcuni soldati mentre sullo sfondo a sinistra il corteo che si snoda lungo il crinale del monte per accompagnare i due ladroni. Si nota nel margine inferiore a destra lo stemma del casato dei Gallone, di cui Stefano II fu committente dell’opera. Fu grazie ai Gallone, commercianti soprattutto di olio prodotto in Salento e smerciato principalmente a Venezia, che a Tricase e nelle zone vicine arrivarono opere venete e Jacopo Palma il Giovane fu un artista molto in voga in Terra d’Otranto. Grazie alle sue tele con languide sante ed atletici martiri, dolorose deposizioni, sacre conversazioni, soggetti cristologici, trionfi celesti e pale con la Vergine e i santi ha fatto la sua fortuna mantenendo una tradizione consolidata nel tradurre in pitture i temi maggiormente richiesti dalla Chiesa.
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