Bosa è una cittadina di mare e cultura nella provincia di Oristano, e sorge nella valle del Fiume Temo, l’unico navigabile della Sardegna. Nota per la lavorazione e l’esportazione del corallo, per la lavorazione dei tessuti, per i ricami e cesti intrecciati, non manca di deliziare i palati con i suoi prodotti DOC tra cui l’olio e il vino Malvasia, a cui è stato anche dedicato un itinerario enogastronomico. Non solo tradizioni, gusto, natura incontaminata che offre scorci panoramici che vanno dalle spiagge alle pareti rocciose a picco sul mare: la località sarda è uno scrigno di tesori ricca com’è di chiese, siti archeologici, musei e monumenti.
Leggi anche: IN SARDEGNA IL PIU' PICCOLO PAESE DELLE STREGHE
Tra questi ultimi spicca il Castello dei Malaspina, che domina la cittadina dal colle di Serravalle: edificato con tutta probabilità nel 1112 dai marchesi Malaspina, ha subito, nel corso dei secoli, numerose modifiche. Al 1300 risale la realizzazione della torre maestra del mastio, ad opera di Giovanni Càpula, e un’ulteriore fortificazione del maniero in previsione dell’imminente attacco aragonese; venne poi recintato il colle, edificate le due torri poligonali e costruita la chiesetta dedicata all’inizio a San Giovanni, in seguito a Sant’Andrea e più recentemente a Nostra Signora di Regnos Altos. Nella seconda metà del 1600 la Città Regia di Bosa risultava completamente protetta dalle mura, che includevano sette torri di diversa forma oltre che la Chiesa di Nostra Signora. La torre è realizzata in vulcanite chiara, priva di merli, ma terminante in una serie di mensole sporgenti, ed era divisa in tre piani. Il castello di Bosa è un monumento piuttosto complesso non solo per le stratificazioni al suo interno, ma anche per le vicende storiche che lo caratterizzarono e che donano ancora oggi quell’aurea di fascino che lo circonda.
Leggi anche: SARDEGNA: LE PERLE DELL'ARTIGIANATO LOCALE IN TOUR
Leggenda vuole che il Marchese Malaspina, proprietario del castello e geloso della bellissima moglie, fece costruire un passaggio sotterraneo che dal castello conduceva alla cattedrale, in modo che la marchesa potesse partecipare quotidianamente alle funzioni religiose, senza però essere vista da occhi indiscreti. Un funesto giorno, però, il marchese in preda a un raptus di gelosia per un’immaginaria colpa di tradimento da parte della moglie, afferrò un coltello e tagliò le dita delle mani della marchesa. Avvolse le dita in un fazzoletto e lo mise in tasca. Dopo qualche ora si incontrò con gli amici, e dimenticatosi del folle gesto e avendo bisogno del fazzoletto lo tolse dalla tasca facendo cadere le dita di fronte allo sguardo esterrefatto dei compagni, ed a furor di popolo fu preso ed imprigionato. La credenza popolare vuole che le dita dell'innocente sposa, pietrificate come rocce, si troverebbero presso il castello, e un'altra variante narra che quelle rocce sarebbero i testimoni dell'atroce fatto rimasti impietriti dall'orrore.
Leggi anche: IN SARDEGNA IL PIU' PICCOLO PAESE DELLE STREGHE
Tra questi ultimi spicca il Castello dei Malaspina, che domina la cittadina dal colle di Serravalle: edificato con tutta probabilità nel 1112 dai marchesi Malaspina, ha subito, nel corso dei secoli, numerose modifiche. Al 1300 risale la realizzazione della torre maestra del mastio, ad opera di Giovanni Càpula, e un’ulteriore fortificazione del maniero in previsione dell’imminente attacco aragonese; venne poi recintato il colle, edificate le due torri poligonali e costruita la chiesetta dedicata all’inizio a San Giovanni, in seguito a Sant’Andrea e più recentemente a Nostra Signora di Regnos Altos. Nella seconda metà del 1600 la Città Regia di Bosa risultava completamente protetta dalle mura, che includevano sette torri di diversa forma oltre che la Chiesa di Nostra Signora. La torre è realizzata in vulcanite chiara, priva di merli, ma terminante in una serie di mensole sporgenti, ed era divisa in tre piani. Il castello di Bosa è un monumento piuttosto complesso non solo per le stratificazioni al suo interno, ma anche per le vicende storiche che lo caratterizzarono e che donano ancora oggi quell’aurea di fascino che lo circonda.
Leggi anche: SARDEGNA: LE PERLE DELL'ARTIGIANATO LOCALE IN TOUR
Leggenda vuole che il Marchese Malaspina, proprietario del castello e geloso della bellissima moglie, fece costruire un passaggio sotterraneo che dal castello conduceva alla cattedrale, in modo che la marchesa potesse partecipare quotidianamente alle funzioni religiose, senza però essere vista da occhi indiscreti. Un funesto giorno, però, il marchese in preda a un raptus di gelosia per un’immaginaria colpa di tradimento da parte della moglie, afferrò un coltello e tagliò le dita delle mani della marchesa. Avvolse le dita in un fazzoletto e lo mise in tasca. Dopo qualche ora si incontrò con gli amici, e dimenticatosi del folle gesto e avendo bisogno del fazzoletto lo tolse dalla tasca facendo cadere le dita di fronte allo sguardo esterrefatto dei compagni, ed a furor di popolo fu preso ed imprigionato. La credenza popolare vuole che le dita dell'innocente sposa, pietrificate come rocce, si troverebbero presso il castello, e un'altra variante narra che quelle rocce sarebbero i testimoni dell'atroce fatto rimasti impietriti dall'orrore.
Scopri gli altri MONUMENTI D’ITALIA