La maggior parte delle persone associa il nome di Donato Bramante, architetto e pittore italiano fra i maggiori del periodo Rinascimentale, alla progettazione della Basilica San Pietro a Roma affidatagli da Papa Giulio II. Anche a Milano l’artista ha lasciato segni indelebili, noti e meno noti. Tra questi figura la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro, splendido esempio di connubio fra un antico luogo di culto altomedievale e una chiesa neorinascimentale. Stretto tra due palazzi all’ingresso di un vicolo cieco, è un complesso che ingloba l’antico sacello dedicato a San Satiro, fratello di Sant’Ambrogio e risalente all’879, assieme alla chiesa costruita fra il 1476 e il 1482 su commissione del duca Galeazzo Maria Sforza prima e di Ludovico il Moro poi.
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Se non tutti gli studiosi sono concordi ad attribuire proprio al Bramante il rifacimento della chiesa, con più certezza si sostiene che il grande artista abbia realizzato il Battistero e lo splendido coro posto dietro l’abside, fiore all’occhiello dell’intera struttura grazie ad uno studio prospettico. In questa parte della chiesa, infatti, il Bramante risolse il problema dello spazio riuscendo a creare, grazie ad un’illusione ottica, un finto coro in profondità di 97 cm anziché 9,70 metri come nel disegno originale. Merito di uno splendido trompe l’oeuil che crea un effetto sorprendentemente perfetto: finché non ci si avvicina di molto all’altare, infatti, non ci si rende conto dell’inganno. Un’altra curiosità legata alla chiesa riguarda la torre campanaria in stile romanico costruita nel IX secolo e perfettamente conservata inglobata nella chiesa: si tratta di uno dei campanili più antichi di Milano.
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Ma San Satiro è nota anche per un miracolo avvenuto nel 1242 quando un giovane vandalo colpì con un pugnale il dipinto votivo della Madonna con Bambino da cui sarebbe sgorgato sangue. Ecco, quindi, che per custodire l’icona miracolosa venne costruita la quattrocentesca chiesa di Santa Maria accanto a quella di San Satiro, che contiene anche il pugnale sacrilego. L'opera all'origine del miracolo risale al XIII secolo ed è collocata sull'altare maggiore, a lato delle raffigurazioni del duca Galeazzo Maria Sforza, committente iniziale della chiesa, con la moglie Bona di Savoia. L’interno è dotato di tre navate, quella centrale coperta da una volta a botte, e una imponente cupola emisferica all’incrocio con il transetto, mentre la facciata è stata realizzata solo nel 1872 dall’architetto Giuseppe Vandoni: quella del progetto originale indicata dal Bramante, infatti, non venne mai eseguita.