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L’eclettico Palazzo del Municipio di Trieste

Piazza dell’Unità d’Italia: in una delle piazze più famose d’Europa sorge l’edificio municipale triestino dall’architettura particolare

Trieste Piazza Unità<br>
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Palazzo del Municipio di Trieste
E’ una delle piazze più grandi della penisola, e probabilmente la più grande in Europa con affaccio sul mare: Piazza dell’Unità d'Italia a Trieste è un gioiello dell’architettura, e uno degli scorci più caratteristici del Belpaese. La sua forma rettangolare di cui un lato è costituito dal mare aperto la rende riconoscibile a colpo d’occhio, soprattutto dalla prospettiva spesso utilizzata nelle fotografie di Trieste in cui la si può ammirare in tutta la sua pienezza, circondata di eleganti edifici tra i quali spicca il Palazzo del Municipio.

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Quella che oggi viene definita il ‘salotto di Trieste’ si chiamava Piazza San Pietro fino al 1918, quando la città fu annessa al Regno d’Italia. Nel corso dei secoli la sua struttura è stata rimodellata più volte: basti pensare che un tempo non affacciava sul mare ma era circondata da edifici su tutti i lati. E’ solo nella seconda metà dell’800 che assume la conformazione che ora la caratterizza, ed è nel 1875 che l’architetto Giuseppe Bruni vinse il bando per edificare il nuovo Municipio di Trieste, che sarebbe sorto sulle ceneri di alcuni palazzi preesistenti. L’architettura del Palazzo del Municipio è del tutto particolare, ma allo stesso tempo ben si sposa con lo stile austro-ungarico che caratterizza gli altri edifici della piazza. Bruni volle infatti realizzare un edificio maestoso e imponente, che però si conciliasse armonicamente con gli altri palazzi.

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Il risultato non piacque immediatamente ai triestini: nel suo stile eclettico, la forma elaborata composta da due ali laterali e un corpo centrale, le numerose finestre e feritoie, le arcate in serie e le decorazioni architettoniche, ricordava una gabbia per uccelli. Cheba (gabbia) è infatti uno dei soprannomi che i cittadini diedero al neonato municipio, ma anche palazzo Sipario, perché con la sua monumentalità riusciva a coprire le ‘brutture’ della città alle sue spalle. Dal punto di vista stilistico è considerato eclettico perché mischia influenze austro-ungariche con l’architettura parigina (la sua facciata viene spesso associata al Louvre) e un pizzico di manierismo. Spicca nel corpo centrale dell’edificio la torre campanaria, dalla quale rintocca ogni quarto d’ora la campana suonata dai mori, due figure amichevolmente chiamate Micheze e Jacheze, che Bruni stesso fece realizzare. Le statue originali sono state rimosse nel 2006 a causa del logoramento a cui erano sottoposte; al loro posto si trovano due copie identiche, mentre i mori originali sono esposti al Castello di San Giusto.

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