Caravaggio al Mart
Un Caravaggio ben specifico, quello del Seppellimento di Santa Lucia, la più antica opera che Michelangelo Merisi realizzò in Sicilia. Dal 10 ottobre al 9 dicembre la mostra ‘Caravaggio. Il contemporaneo’ offre l’opportunità di contemplarla, evento eccezionale dato che l’opera è normalmente collocata a Siracusa, nella Chiesa di Santa Lucia alla Badia. La mostra si propone di offrire diversi livelli di dialogo e spunti di riflessione sull’arte del Caravaggio, e su come i suoi capolavori ancora oggi riverberano nelle opere e nelle fotografie contemporanee.
Caravaggio, Seppellimento di Santa Lucia, 1608. Fondo Edifici di Culto, Ministero dell'Interno
Il Seppellimento di Santa Lucia è un’imponente tela realizzata per l’altare Maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel luogo dove, secondo la tradizione, la santa fu martirizzata e sepolta. La scena sembra infatti collocata negli ambienti sotterranei delle note latomie (ambienti ipogei, cave di pietra di cui vi abbiamo parlato in questo articolo) sottostanti la chiesa, nelle quali si trova il sepolcro della martire. Caravaggio la dipinse nel 1608, quando, dopo essere fuggito da Malta, approdò in Sicilia. Il tormentato artista si trova infatti in territorio maltese per sfuggire alla condanna per omicidio che pendeva sulla sua testa da parte del Papa, ma si cacciò nuovamente nei guai e venne espulso dall’isola. Prima che i suoi nemici (a quel punto erano molti) lo trovassero, riuscì a trovare rifugio in Sicilia, dove la sua fama di artista era ben nota, e dove i più ricchi mecenati fecero a gara per accaparrarsi i suoi servigi.
Ottenne dunque l’incarico di dipingere la tela dedicata a Santa Lucia, un’opera forse non nota quanto altre, ma certamente esempio della maestria nella composizione che aveva fatto sua negli anni. Una tela spirituale, altamente espressiva, la cui forza si legge nei rapporti tra personaggi e spazio scenografico, e nella tensione conferita alla scena grazie alla luce. Una tela particolarmente materica, specialmente nelle mura sullo sfondo della scena, che occupano quasi i due terzi del dipinto senza nessuna figura. Seguendo legami concettuali il museo di Rovereto propone un confronto, un dialogo tra quest’opera e alcuni pezzi contemporanei, in particolare una selezione di opere del grande maestro Alberto Burri, il dipinto I naufraghi (1934) di Cagnaccio di San Pietro, le opere dell’artista Nicola Verlato e del fotografo Massimo Siragusa, nonché alcune fotografie sulla vita e la morte di Pier Paolo Pasolini.
Alberto Burri, Ferro SP, 1961, Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per I Beni Culturali e Ambientali e del Turismo
Cosa vedere a Rovereto, non solo Mart
Il Mart è un polo museale dedicato all’arte contemporanea che ha la sua sede principale a Rovereto (trovate più informazioni a questo link). Il museo vale da solo la visita, ma Rovereto ha anche molto altro da offrire, trovandosi incastonato in una pittoresca valle circondata dai vigneti e dalle colline che precedono il Trentino delle alte cime.
Troneggia sulla città il Castello di Rovereto, splendido esempio di fortificazione alpina tardo-medievale, ma tutta la Vallagarina, la valle che segue il corso dell’Adige e che collega la pianura alle montagne, è disseminata di splendidi manieri. Inoltre, le cantine vinicole punteggiano tutta la zona, che è perfetta per fare del cicloturismo all’insegna della natura, della cultura, e dell’enogastronomia. È anche un’ottima meta per gli appassionati di running: scoprite perché in questo articolo.