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Siracusa Orecchio di Dionisio grotta

Siracusa, nell'Orecchio di Dionisio tra mito e leggenda

Grotta Orecchio di Dionisio
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Orecchio di Dionisio
Come nelle scatole cinesi, ma mano che ci si addentra tra le meraviglie storiche e artistiche della Sicilia si scoprono infiniti luoghi che vale la pena visitare almeno una volta nella vita. Tra le città più belle dell’isola c’è senza dubbio Siracusa, che a sua volta offre, tra le tante ‘chicche’ (leggetene 5 qui) un parco archeologico tra i più importanti del Mediterraneo, quello della Neapolis che include, fra i tanti tesori, il celebre Teatro Greco. Scendendo ad un livello più profondo, letteralmente, il perimetro del parco ingloba delle cave eccezionalmente scenografiche, le latomie. È qui che vogliamo arrivare: in una di queste cave c’è una grotta la cui storia affonda le radici nella leggenda: l’Orecchio di Dionisio.

Si tratta di una grotta artificiale, profonda 65 metri per circa 23 di altezza, e larga dai 5 agli 11 metri. Ha una forma singolare: frontalmente appare come un imbuto rovesciato, e si presenta con una strana sinuosità che evoca un padiglione auricolare. Le pareti a ‘S’ ispirarono il nome con cui ora è nota niente meno che a Michelangelo di Caravaggio, che la visitò nel 1608 (o almeno così narra la tradizione orale). Ma se la forma dell’orecchio evocata dalle pareti rocciose è abbastanza chiara, qual è il collegamento a Dionisio?



Il riferimento è racchiuso in una leggenda, e aggiunge un secondo significato al termine ‘orecchio’. Dioniosio I – o Dionigi – fu un tiranno che salì al potere abbattendo la democrazia siracusana nel 465 a.C. Tragediografo e attivissimo mecenate, portò a Siracusa il fior fiore della cultura dell’epoca, ospitando alla sua corte filosofi (tra cui Platone), artisti, studiosi, artigiani. A tanta apertura culturale affiancò un forte carattere militare, e una leggendaria crudeltà nel governare, tanto che la sua tirannia è raccontata ampiamente in opere letterarie del mondo antico. Tra gli espedienti utilizzati per punire e controllare nemici e dissidenti, narra la leggenda che ci fosse l'utilizzo della grotta che oggi porta il suo nome. E che avrebbe fatto appositamente costruire.

Qui il despota poteva infatti rinchiudere i prigionieri, e, appostandosi sulla cavità superiore della grotta, riusciva perfettamente ad origliarne i discorsi senza essere visto. Il riferimento all’Orecchio di Dionisio non è dunque solo legato alla forma della spelonca: grazie alla forma particolare, essa ha una straordinaria capacità di propagazione del suono. La sua acustica permette di amplificare eccezionalmente i suoni, tanto che in epoche passate (era gettonatissima all’epoca dei Grand Tour) fu spesso utilizzata per comporre e rappresentare opere di musica e teatro.



In verità la forma dell’Orecchio di Dionisio non è stata volutamente modellata per scopi di acustica (anche se alcune narrazioni si attengono a questa versione): la forma sinuosa è data dalla traccia di un antico acquedotto, dalla forma serpeggiante, usata dai costruttori per scavare la cavità ed estrarne i blocchi di pietra.

La leggendaria grotta fa parte del circuito del Parco Archeologico della Neapolis, che si caratterizza non solo per le splendide rovine della Siracusa antica, ma anche per le peculiari latomie, ovvero le cave di pietra che venivano scavate da prigionieri costretti ai lavori forzati, spesso qui anche incarcerati: in questo aspetto la leggenda dell'Orecchio di Dionisio affonda le radici nella storia. Tra i più celebri prigionieri delle latomie di Siracusa ci furono i guerrieri ateniesi sconfitti nella cosiddetta ‘seconda spedizione’ del 413 a.C. Quella in cui si colloca la grotta dalla particolarissima acustica è la Latomia del Paradiso, ed è la più grande della Neapolis.

La grotta è visitabile tutti i giorni, e ancora oggi viene salturariamente utilizzata per rappresentazioni e spettacoli.
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