Un capoluogo campano a doppia valenza. Per la protagonista del film, il personaggio di Anna che proprio a Napoli vive la sua storia di donna ignava per comodità.
E per Valeria Golino, che nei panni di una donna che vede in bianco e nero, ritorna nella città natale e specchia la propria condizione di cecità morale, a quella di un capoluogo che per troppo tempo ha nascosto il marciume sotto al tappeto della semplice sopravvivenza. Però Napoli così ferita e anche una città di estrema bellezza. Lo dimostrano le riprese dei luoghi più intimi e belli che caratterizzano il tessuto urbano.
Nel film infatti, una delle location utilizzate è il bellissimo Chiostro dei Santi Marcellino e Festo. Oggi, questa struttura tra le più antiche della città, è sede del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Federico II.
La sua storia risale all'Alto medioevo. In origine era un antico monastero basiliano (sec. VIII) dedicato ai Ss. Marcellino e Pietro; accanto a questo, nel 767, sorse un altro monastero benedettino intitolato a S. Festo. Verso il 1566 i due monasteri si fusero assumendo il titolo di Ss.Marcellino e Festo. Solo allora ebbero inizio allora i lavori per l’ampliamento dei locali ed il rifacimento del giardino e del Chiostro.
Oltre l'atmosfera vagamente monastica nel film è presente un altro luogo simbolo del territorio campano. Si tratta della Solfatara di Pozzuoli, antico cratere tra i quaranta che compongono i Campi Flegrei, che da circa due millenni conserva un'apparenza dantesca.
Il cratere infatti emette vapori e schizzi e fa da cornice ai pensieri non sempre limpidi della protagonista. Ma mentre Anna si dibatte attraverso i propri drammi interiori, al territorio del napoletano non viene concesso lo stesso dinamismo e questa condizione rispecchia di gran lunga il degrado e l'immobilismo di un'amministrazione locale spesso assente.