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Marche: cosa custodisce il Palazzo Pianetti di Jesi

La città marchigiana si presenta con una delle cinte murarie meglio conservate della regione, ma ospita anche numerose attrazioni come il palazzo dove ha trovato sede la Pinacoteca.

Jesi, interno Palazzo Pianetti<br>
© Comune di Jesi
Jesi, Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti
L’Unesco l’ha indicata come “Città esemplare” per la persistenza nel tessuto urbano contemporaneo del castrum romano: e non è solo questo a rendere Jesi, a circa trenta chilometri da Ancona e a venti dal Mar Adriatico, una città particolarmente piacevole da scoprire. Merito, infatti, delle varie ed inaspettate attrazioni che ospita, tra cui una delle cinte murarie tra le meglio conservate delle Marche, i musei, il Teatro settecentesco, il fondo storico della Biblioteca comunale e i Palazzi nobiliari che arricchiscono l’antica parte medievale, fatta di vicoli, scalinate e piazzette. Proprio tra questi splendidi edifici un ruolo di primo piano se lo ritaglia Palazzo Pianetti, il più significativo esempio di architettura settecentesca a Jesi.

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Si tratta di un plazzo residenziale e patrizio, costruito su commissione della famiglia Pianetti, una delle più importanti famiglie nobiliari jesine, con lo scopo di esprimere agiatezza, rappresentanza e prestigio. Il primo piano, conosciuto come piano nobile o di rappresentanza, è caratterizzato da ampi saloni che si affacciano sull’eccezionale Galleria degli Stucchi, lunga più di 70 metri e terminante con una sala ottagonale: risulta essere la galleria settecentesca più lunga d’Italia dopo quella di Diana della Reggia di Venaria Reale vicino Torino. La Galleria, in stile rococò secondo un gusto di matrice mitteleuropea, è completamente ricoperta di stucchi colorati in toni pastello che si alternano a scene dipinte e costituisce un esempio unico in tutta l’Italia centrale.

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Sulle pareti e nella volta sono raffigurati il Tempo che scorre, i Mesi, i Segni Zodiacali, le Quattro Stagioni, il ciclo degli Elementi primari della natura, i Quattro continenti di allora, scene lagunari e marine, le Virtù cardinali, le allegorie del Giorno e della Notte. Le sale sono arricchite da volte dipinte a tempera che rappresentano le storie di Enea ed ospitano la collezione di arte antica: qui sono da ammirare il pregevole contributo di Lorenzo Lotto, uno dei maggiori artisti del Rinascimento, e la collezione completa dei Vasi da Farmacia composta da oltre 200 pezzi.

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Salendo al secondo piano sfilano le stanze della famiglia: ecco quindi sale, studioli, salotti, camere da letto, bagni decorati con temi galanti e scene arcadiche. Sono queste le sale che vantano la presenza di un’interessante collezione d’arte contemporanea con opere dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai giorni nostri, tra cui lavori di grandi maestri come Orfeo Tamburi, Renato Guttuso e Valeriano Trubbiani. Anche il giardino gioca un ruolo fondamentale nello straordinario insieme del palazzo, rappresentando al meglio uno dei concetti chiave del giardino settecentesco con la mediazione tra lo spazio privato e quello della campagna: realizzato a partire dal 1748  ma completato solo nel 1764, anche se non di vaste proporzioni si presenta come salotto naturale grazie al sistema di scale e terrazze che collegano l’interno del palazzo al praterre del giardino.

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