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Soave, dal castello al vino

Il borgo veneto è un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta del territorio dove si produce il celebre vino bianco

Panorama
©iStockphoto
Veduta panoramica di Soave con l'arcobaleno
C’è una leggenda legata al borgo di Soave, località in provincia di Verona, che riguarda il suo nome: si racconta che fu addirittura Dante Alighieri, ospite per un banchetto al castello, a suggerire il nome Soave al paese proprio in virtù del suo famoso e delizioso vino. Con più probabilità deriva invece dalla storpiatura del nome delle tribù Sveve che qui stanziarono al seguito di re Alboino. Grazie ai ritmi tranquilli, all’ospitalità impeccabile, alla tradizione vitivinicola e alle suggestioni del borgo, riconosciuto dal Touring Club nel circuito delle Bandiere Arancioni, Soave risulta essere una destinazione particolarmente accogliente e perfetta da scoprire in ogni momento dell’anno, magari insieme alla famiglia per una gita fuori porta. 

Veduta panoramica di Soave con il castello in posizione dominante

Il Castello e il borgo
Un’altra particolarità di Soave è il fatto di aver mantenuto in ottimo stato le antiche mura medievali,  che ne sono il biglietto da visita. In origine il borgo era un piccolo centro lungo la Via Postumia, la strada romana che collegava tutta la Gallia Cisalpina, il territorio che oggi comprende la Pianura Padana, per trasformarsi durante il Medioevo in un importante centro dominato dal suo monumento più emblematico, il Castello scaligero (nella foto sotto), che si erge sulla cima del Monte Tenda. L’imponente struttura militare, costituita da un possente mastro circondato da tre cortili e dalle mura, è stata realizzata nel 1369 per volere di Cansignorio della Scala per contrastare le numerose incursioni dei predoni Ungari. Il Castello, infatti, non ha mai svolto funzione di residenza signorile, ma ha sempre mantenuto una connotazione strategica e bellica e veniva gestito dal Capitano dell’esercito dei Signori di Verona come presidio per il controllo del territorio. Tra il Duecento e il Trecento il Castello venne dato alla famiglia Cicogna che operava per conto della Signoria dei Della Scala, signori di Verona, e sotto la dominazione Scaligere accrebbe la sua importanza. Ad interrompere la fortificazione originale c’erano tre porte d’accesso: Porta Aquila, che oggi è denominata Porta Bassano, a nord; Porta Vicentina a est e Porta Verona a su. 

Scorcio del Castello di Soave

La visita inizia incontrando i tre cortili, dove nel primo, il più recente, si ammirano i resti di una chiesetta del X secolo e nel secondo, il più ampio, un bell’affresco della Vergine. Il terzo cortile si raggiunge  tramite una picca scala di legno. Ad imporsi è però il mastio centrale, quella che era la parte più sicura del castello ma che, con tutta probabilità, veniva utilizzata anche come prigione e luogo di tortura. C’è poi l’abitazione del signore alla quale si accede tramite una scala esterna, dove vengono conservati alcuni elementi dell’arredamento originario e vari oggetti dell’epoca come possono essere utensili di uso quotidiano o corredi bellici. A Soave si incontrano anche diversi edifici storici, tra cui il Palazzo di Giustizia del Trecento, in Piazza Antenna, e il Palazzo Cavalli eretto nel 1411 dal Capitano di Soave Nicolò Cavalli. Il Palazzo Scaligero (nella foto sotto) è stato edificato nel XIV secolo nei pressi di Porta Aquila e venne utilizzato come residenze dei Pretori e dei Governanti locali, fino a divenire, in epoca veneziana, la dimora dei Capitani della Serenissima: oggi è sede del Municipio. 

Entrata di Palazzo Scaligero

Le chiese
La chiesa principale del centro di Soave è la Parrocchiale di San Lorenzo, demolita e ricostruita nel Settecento per essere modificata e ulteriormente ingrandita il secolo successivo, mentre lungo la salita al castello si incontra la Chiesa di Santa Maria dei Domenicano, un edificio del Quattrocento che conserva pregevoli affreschi all’interno dell’unica navata. Il Santuario di Santa Maria della Bassanella (nella foto sotto) si trova nella frazione di Bassano e risale all’XI secolo. Il suo interno è arricchito da diversi affreschi del trecento che raffigurano San Benedetto e Santa Scolastica, San Cristoforo e San Lorenzo, patrono della città. Lungo la strada che con duce a Monteforte d’Alpone, nel Borgo Covergnino, si trova invece la Chiesa di San Giorgio del Duecento. 



La Strada del Vino Soave
Al di là delle attrazioni storico culturali, però, il nome di Soave è indissolubilmente legato a quello dell’omonimo vino bianco Doc a cui è dedicata anche la Strada del Vino Soave, corrispondente ad un percorso circolare ideale, di circa 50 chilometri, che si snoda tra vigneti, pievi e castelli. La strada tocca tredici comuni, interessati alla Denominazione di Origine Controllata, e abbraccia le cantine più apprezzate per la produzione del Soave. E’ sicuramente il vino bianco fermo più famoso del Veneto, passato da essere considerato vino “ordinario” ad un prodotto di alta qualità, grazie all’impegno dei produttori e all’impiego di tecniche colturali ed enologiche di livello. L’intraprendenza dei produttori ha portato alla definizione di diverse interpretazioni e stili di produzione per il Soave: dai vini freschi e immediati, vinificati in contenitori inerti, fino a vini più corposi e complessi, affinati in botti di legno. Il disciplinare del Soave DOC prevede una composizione ampelografica basata sul vitigno Garganega per almeno il 70%, mentre per la restante parte Trebbiano di Soave, Pinot Bianco e Chardonnay. L’orientamento prevalente dei produttori è comunque quello dell’utilizzo in purezza della Garganega, autoctono della zona situata a cavallo delle province di Verona e Vicenza. E’ proprio la Garganega, infatti, a possedere la caratteristica di assorbire e donare al vino i sentori minerali provenienti dal suolo di origine vulcanica delle aree collinari che circondano il borgo medioevale di Soave.
Scorcio panoramico dalla Strada del Vino di Soave
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