E’ situata nel centro storico di Reggio Emilia la chiesa dei Santi Girolamo e Vitale, menzionata per la prima volta in un documento dell’’857. La sua storia è particolare, in quanto inizialmente era dedicata solo a San Vitale: ricostruita nel 1350 venne ceduta alla Confraternita di San Girolamo che le diede il nome attuale mentre nel Seicento un membro della confraternita, tornando dalla Terra Santa, riportò un disegno e le misure del Santo Sepolcro di Gerusalemme che volle riprodurre all’interno della chiesa. Nel 1646 un nobile locale la fece ricostruire a proprie spese su progetto dell’architetto Gaspare Vigarani, che concepì una singolare e complessa costruzione formata da tre diverse chiese collegate tra loro mediante scale e corridoi.
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Una chiesa, rettangolare, è situata sul porticato anteriore; l’altra, detta La Rotonda, è dedicata ai Santi Simone e Taddeo e, come si evince dal nome, ha una pianta circolare con l’altare posta al centro ed è articolata su due ordini di colonnati sovrapposti decorati con statue di santi e stucco; la terza, chiamata la Sotterranea, è quella in cui è stato ricostruito un sepolcro a imitazione di quello di Gerusalemme. L’edificio presenta una facciata in mattoni rossi, tre archi a tutto sesto con un portico nella parte inferiore e tre grandi finestre limitate in alto da un cornicione rettangolare nella parte superiore. C’è anche la Scala Santa, ovvero la scala centrale che parte dall’ingresso e conduce alla chiesa superiore, riproduzione di quella della Basilica di San Giovanni in Laterano di Roma.
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Particolarmente suggestivo è trovarsi all’interno della chiesa alle 8 di mattina del 14 settembre: ogni anno in questa data, infatti, una luce penetra e illumina una formella in cotto che rappresenta Cristo in Croce coi dolenti. Nello stesso momento gode di una particolare illuminazione anche la statua di San Taddeo, posta in una delle nicchie che sovrastano l'altare centrale, avvolgendo l’interno di un’aurea davvero mistica e particolare. Ad alimentare le caratteristiche di questo luogo sacro ci sono due modi di dire, secondo la tradizione dialettale reggiana: il primo parla di un prezioso tesoro che sarebbe custodito “ind al dûr ed San Girolèm”, intendendo nella “dura pietra” di San Girolamo, mentre il secondo fa riferimento a quando si deve rimproverare un incallito bevitore e si usa la colorita espressione di “Agh la cavarès anca a bever i landèin ed san Girolèm”, ossia “riuscirebbe a bere anche i lanternini di San Gerolamo”, intendendo i famosi lanternini originali ad olio ancora presenti nella cripta che illuminano e scaldano i fedeli durante la settimana Santa.
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