Situato all’interno di quello che un tempo era noto come ‘Paradiso in Terra’ (Genoardo, derviante a sua volta dall’arabo Jannat al-ard), il Palazzo della Cuba era uno dei Sollazzi Regi più sontuosi dell'età normanna in Sicilia. Si trova in quello che oggi è l’omonimo quartiere di Palermo, e all’epoca del suo grande splendore era un vero e proprio ‘giardino delle delizie’. Edificato per volontà del re normanno Guglielmo II, detto il Buono, nel 1180, l’edificio è uno degli elementi architettonici più importanti del cosiddetto stile arabo-normanno. Un termine da molti giudicato impreciso, ma che riassume quella corrente architettonica diffusa in Sicilia che univa i caratteri islamici (in questo caso fatimidi) a quelli romanici con elementi bizantini.
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Il Palazzo della Cuba, spesso semplicemente chiamato ‘la Cuba’ (o la Cuba Sottana, per distinguerla dalla Cuba Soprana di Napoli) ha molto in comune con il Palazzo della Zisa. Tra cui l’appartenenza a Genoardo, l’essere circondata da una peschiera, da giardini rigogliosi e lo sfoggiare gli elementi caratteristici dell’arte araba in un edificio di carattere normanno. Realizzati con lo scopo di accogliere il re e la sua corte nei periodi di svago e relax, questi castelli un tempo erano realmente immersi in qualcosa di poco distante dal Paradiso terrestre. La Cuba è un edificio che si presenta massiccio e squadrato, caratterizzato da quattro avancorpi al centro di ogni lato, quattro torri. Il più sporgente dei quattro corpi era l’unico che toccava la terraferma, perché il palazzo era interamente circondato da un bacino acquatico. Non sono rimaste molte delle decorazioni che un tempo ornavano le facciate; si vedono le finestrelle, piccole per garantire il maggior riparo possibile dalla calura (il lato esposto al nord è quello con le maggiori aperture). Altro stratagemma tipicamente arabo per mantenere l’edificio fresco era lo spessore dei muri, nonché le fontane marmoree nei cortili interni, presenti anche nella Cuba.
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Qui Boccaccio ha ambientato una delle novelle (la sesta della quinta giornata) del Decameron. Tuttavia al tempo della stesura dell’opera i fasti della Cuba erano già in declino, e i mitici parchi reali che circondavano questo palazzo e gli altri Sollazzi Regi non erano più i ‘luoghi delle delizie’ di un tempo. Il magnifico edificio è stato sottoposto negli anni a diversi interventi di restauro, ed è in lizza per entrare a far parte dei luoghi Patrimonio UNESCO nel contesto della Sicilia Arabo-Normanna.