L’amore per il bello e per la cultura, l’impulso per la condivisione delle arti e della conoscenza, le affinità elettive che legano il critico ai pittori, poeti, intellettuali suoi amici. È questo lo spirito con cui nel tempo è stata costituita la collezione d'arte di Leone Piccioni, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università la Sapienza di Roma, alla cui carriera accademica e di critico letterario ha affiancato quella di giornalista e dirigente Rai. Ed è proprio la Collezione Piccioni ad essere al centro dell’importante mostra sull’arte del Novecento che il Comune di Pienza propone fino al prossimo 10 gennaio nelle sale del Museo della Città, nel cuore della magnifica Città Ideale toscana (di cui abbiamo già parlato qui)

Alberto Burri, Cretto Bianco 1971, Acquaforte e acquatinta - StudioEsseci
LA COLLEZIONE
Il titolo della mostra “Mio vanto, mio patrimonio” indica che il Novecento in pittura della collezione è stato scelto, riunito e appeso alle pareti della sua casa da un sofisticato intellettuale, Piccioni appunto, nel corso di una intera vita. Ricordiamo che in genere ciascun collezionista, grande o piccolo che sia, crea una collezione conforme con il suo reale ritratto. La magnifica collezione d'arte che Piccioni ha riunito è quindi il chiaro specchio del suo essere stato un raffinato uomo di cultura.

Filippo De Pisis, Il maniscalco, 1941, Olio su tela - StudioEsseci
LEONE PICCIONI
Nato a Torino nel 1925 Piccioni è stato allievo di Giuseppe De Robertis e di Giuseppe Ungaretti.direttore del telegiornale, responsabile della terza pagina de “Il Popolo”, redattore de “L’Approdo letterario” e curatore dell’omonima trasmissione radiofonica e televisiva e, successivamente, vicedirettore generale della Rai. Curatore di “Vita d’un uomo”, la raccolta di tutte le poesie di Giuseppe Ungaretti l'ex-giornalista è autore di numerosi saggi dedicati a scrittori come Pavese, Vittorini, Gadda, Foscolo e Leopardi, ma anche di diari di viaggi, libri di memorie, ritratti. E proprio la formula del ‘ritratto’, emblematica di quella appartenenza alla “letteratura come vita”, cifra della sua ricerca e del suo magistero, è il cuore di uno dei libri più celebri di Leone Piccioni, “Maestri e amici” dove oltre ai profili dei suoi maestri in letteratura spiccano quelli degli amici pittori Alberto Burri, Renato Guttuso e Giacomo Manzù.

Ottone Rosai, Muro, 1953, Olio su tela - StudioEsseci
GLI ARTISTI
Dietro ciascuna delle oltre 95 opere esposte al Museo della Città c’è una frequentazione, una precisa assonanza, un richiamo con la poesia o la letteratura, un pensiero condiviso. Ma anche la semplice emozione d’un momento. L’elenco, in ordine alfabetico degli artisti della Collezione Piccioni, è composto da Afro Basaldella, Remo Bianco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Mario Ceroli, Filippo De Pisis, Piero Dorazio, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Remo Formichi, Giosetta Fioroni, Franco Gentilini, George Grosz, Renato Guttuso, Carlo Guarienti, Mino Maccari, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Mario Marcucci, Giorgio Morandi, Ennio Morlotti, Aleardo Paolucci, Ottone Rosai, Piero Sbarluzzi, Mario Schifano, Gregorio Sciltian, Graham V. Sutherland, Venturino Venturi.

Graham V. Sutherland, Dal “Bestiario”, 1968, Tecnica mista su cartone telato - StudioEsseci
IL GIARDINO DEL MUSEO DELLA CITTÀ
Ricordiamo che il Museo della Città di Pienza è ospitato nel celebre Palazzo Piccolomini che conserva al suo interno il primo giardino pensile del Rinascimento. Proprio perchè fin dalla sua edificazione il tema architettonico del nobile Palazzo era il suo rapporto con la natura il giardino ha una valenza simbolica, architettonica, paradisiaca, di vita armoniosa in mezzo al paesaggio. Composto da quattro aiuole delimitate da siepi e alberi di alloro, il giardino è dotato di una fontana centrale per una perfetta compenetrazione di arte e natura.
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