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Iglesias cosa vedere

Iglesias, non solo miniere da vedere

Scopriamo perché il capoluogo della regione del Sulcis Iglesiente è una destinazione particolarmente interessante da visitare

Centro di Iglesias
© Visit Iglesias
Iglesias, scorcio di Piazza Lamarmora
La zona sud occidentale della Sardegna è quella del Sulcis Iglesiente, un territorio ricco di storia abitato già 5000 anni fa. Furono Fenici e Cartaginesi a scoprire per primi i ricchi depositi minerari presenti nel sottosuolo, che già all’epoca vennero sfruttati. La zona in questione è quella del Sulcis e dell’Iglesiente, il primo che trae nome dall’antica città punica di Sulcis, oggi Sant’Antioco, mentre il secondo ha questo nome grazie al capoluogo della regione, ovvero Iglesias. Ed è proprio questa città storica, ricca di attrazioni culturali e tradizioni che si tramandano da secoli, che attrae il visitatore più curioso che guarda alla Sardegna per scoprire, oltre all’inconfondibile mare, anche qualcosa di più.

iglesias vista dall'alto
Veduta di Iglesias dall'alto

Le chiese più importanti

Il nome particolare deriva dalla parola spagnola iglesias” che significa "chiese", in virtù del fatto che in questa località dal glorioso passato, specialmente quando era città regia sotto il dominio catalano-aragonese, spiccava la celebrazione dei riti della Settimana Santa riprendendo le forme e i colori della tradizione spagnola, con diverse processioni considerate tra le espressioni più suggestive di religione e folclore. Non possono quindi mancare gli edifici religiosi, tra cui la Cattedrale di Santa Chiara, con la facciata originale romano gotica: edificata tra il 1284 e il 1288 durante la signoria del conte Ugolino della Gherardesca, vanta un campanile (nella foto sotto) in parte duecentesco con una campana fusa nel 1337 da Andrea Pisano. E' l'unica Cattedrale della Cristianità dedicata alla Santa di Assisi e rappresenta, nelle strutture originarie superstiti, una testimonianza della transizione dalle linee romaniche a quelle gotiche, entrambe però lette in chiave isolana. La facciata ha tetto a capanna ed è divisa in due ordini, con la fascia più alta caratterizzata da una sequenza di archetti trilobati con decorazioni fitomorfe. L’interno si presenta come un’ampia navata unica con cappelle laterali e copertura a volte stellari, di epoca aragonese, su pilastri con capitelli scolpiti.

campanile chiesa Santa Chiara
Il campanile della Chiesa di Santa Chiara

In Piazza Manzoni, a ridosso della cinta muraria aragonese in prossimità dell’antica porta denominata “Porta Nuova”, si trova la Chiesa della Madonna delle Grazie, la cui facciata di fabbrica gotica con influssi tardo barocchi si completa con il campanile a vela rinascimentale, mentre l’interno si presenta a navata unica con piccole cappelle laterali e copertura con spioventi in legno. Di particolare interesse  è il Tesoro della Vergine, custodito preso la chiesa, che raccoglie gioielli in oro e argento filigranato arricchiti da perle, quarzo, cammei e cristiani di diversi colori, opera di orafi cagliaritani del tardo Seicento e del Settecento. Il pezzo più importante è un pettorale in oro traforato e cesellato con cristalli bianchi con decorazioni a fogliame di matrice spagnola, realizzato come ex voto della cittadinanza in occasione di un’invasione di cavallette. La Chiesa del Collegio, comunemente conosciuta come il tempio dei Gesuiti, è stata eretta nel sito dove, al tempo del dominio pisano, sorgeva il Palazzo dei Donoratico: esempio di architettura propria della Controriforma, incarna nella semplicità del prospetto gli ideali di rigore propri della Compagnia di Gesù. Spicca il contrasto tra il bianco dell’intonaco e il rosso della vulcanite con cui sono realizzate le lesene e le cornici che inquadrano il portale in legno. Una delle architetture gotico-catalane più intatte e significative di tutta la Sardegna è la Chiesa di San Francesco (nella foto sotto) che custodisce un retablo del 1560, la grande pala d’altare. Sulla semplice facciata spiccano un portale archiacuto e un rosone racchiuso da cornici modanate, e più in alto una mensola su cui poggia una graziosa scultura in marmo che rappresenta la Vergine incinta. Da non perdere la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con la facciata tardo duecentesca come quella della Cattedrale.

facciata chiesa di san francesco
Esterno della Chiesa di San Francesco

Dal castello di Salvaterra alle miniere dell'area dell'iglesiente

Suggestiva è la Piazza Quintino Sella, che si apre all’inizio del nucleo antico e che ospita il monumento a Quintino Sella, storico ministro che potenziò lo sfruttamento minerario: sulla destra si possono ammirare i resti delle mura medievali, a cui appartiene la superstite delle venti torri che in origine collegavano la cinta di fortificazione, Torre Pisana, eretta nel 1355 ma poi ristrutturata. Il Castello di Salvaterra è dello stesso periodo e sorge sul colle omonimo, ben visibile da ogni punto della città. Ci si arriva prendendo Via Eleonora e la scalinata panoramica che porta direttamente alla struttura quadrilatera di impianto medievale dove si trova anche una cappella dedicata a San Guantino, ad evidenziare una volta ancora la devozione degli abitanti. Il Castello venne costruito come baluardo da cui sorvegliare la città e i suoi dintorni fino alle miniere d’argento.

Proprio le miniere, infatti, sono state, fino oltre la metà del Novecento, la ricchezza dell’Iglesiente. Oggi sono patrimonio d’archeologia industriale del parco Geominerario della Sardegna (per maggiori informazioni leggi qui), riconosciuto dall’Unesco. Il Museo dell’Arte Mineraria, ospitato in un palazzo in stile liberty di inizio Novecento, e il Museo delle Macchine ne ripercorrono l’evoluzione con una raccolta di minerali, plastici, ricostruzioni di ambienti minerari ed esposizione di macchine originali. Per approfondire la realtà delle miniere si possono intraprendere percorsi guidati nell’affascinante Monteponi, uno dei più importanti impianti estrattivi d’Italia, a Nebida, tra pozzi, gallerie, pontili e case dei minatori che oggi sono diventate un villaggio fantasma, compresa la laveria Lamarmora (1897), a Masua e Porto Flavia, avveniristica e rivoluzionaria opera che permetteva l’imbarco diretto dei minerali, un porto sospeso a metà di una parete rocciosa, da cui parte una galleria di 600 metri a strapiombo sul mare. 

miniera di masuaMiniera di Masua
 
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