Lattanzio Gambara, pittore bresciano e decoratore vivace della prima metà del Cinquecento che ha tratto ispirazione dal manierismo lombardo, studiò con Giulio Campi e con il Romanino, e con questo collaborò agli affreschi mitologici di palazzo Averoldi a Brescia. Tra le sue opere bresciane di notevole interesse sono gli affreschi mitologici, solo parzialmente conservati, delle case del Gambero e della sua casa in via dietro Vescovado; quelli nel palazzo del Comune; la Natività dei SS. Faustino e Giovita.
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C’è però anche un’altra monumentale opera che vede la firma di Lattanzio Gambara, a poca distanza da Brescia: si tratta dell’Abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano, in Franciacorta. E’ un complesso religioso di grande rilevanza spirituale oltre che di notevole interesse storico artistico. La sua origine risale ai Benedettini Cluniacensi e alla fine del Trecento venne trasformato in commenda, passando poi nel 1446 agli Olivetani che tra il 1450 e il 1534 ricostruirono e abbellirono gli edifici chiamando i migliori artisti bresciani, tra cui il Gambara. Sulla facciata si possono ammirare un elegante portale, un protiro e una decorazione ad archetti in ceramica colorata oltre alla settecentesca finestra centrale. L’interno, ad una navata, presenta una decorazione ad affresco su volte e pareti. Il secondo altare di sinistra ospita un’importante tela del Moretto, del 1545: interessanti sono anche gli stalli del coro intarsiati nel 1480 da Cristoforo Rocchi e gli affreschi della volta della sagrestia, opera di Gian Giacomo Barbelli. Dalla sagrestia si passa al Chiostro della Cisterna di epoca tardorinascimentale da cui si accede alla Sala del Capitolo che ospita un Cristo Risorto di Pietro da Marone e all’antirefettorio affrescato da Lattanzio Gambara.
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E’ soprattutto qui che si ha una piena assimilazione dei modi pittorici del manierismo settentrionale che pervadono gli affreschi del Gambara: il programma decorativo che si dispiega sul soffitto dell’antirefettorio probabilmente era stato concordato nei dettagli con i committenti olivetani. Il tema generale rappresentato è quello della Salvezza dell’Uomo. Al centro della volta è raffigurata una scena avvolta da una grande cornice a stucco, con la Croce, simboleggiante appunto la Salvezza, che campeggia enorme ed evidente. La Croce è librata da un angelo in volo verso il Padre seduto sul trono, a braccia aperte, mentre accoglie l'Agnello che appoggia con atteggiamento confidenziale le zampe sulla gamba destra del Padre.
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Tutt’intorno, a creare quasi una cornice celestiale, sfilano su nubi dodici figure di vecchi, con la palma nella mano, e, in un giro successivo, lungo i lati del riquadro, molte altre figure di giovani e di vecchi, variamente atteggiati, mentre un angelo passa ad imporre sulla loro fronte il sigillo. Si possono notare ai quattro angoli quattro angeli muniti di spade, che tengono a bada i quattro venti. Questo è solo uno dei tanti capolavori di cui è ricca l’Abbazia di San Nicola, che si presenta come uno dei più maestosi e ricchi complessi religiosi del Nord Italia.
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