L’Italia dei Piccoli Musei è capace di regalare perle rare che non sono ancora conosciute dal grande pubblico. Ma che meritano di esserlo. E’ il caso del Museo Stefano Bardini di Firenze, che prende il nome dal suo ideatore, il più autorevole antiquario italiano. Stefano Bardini, raffinato conoscitore di arte antica nonché abile nel campo del restauro e del commercio antiquario, nella seconda metà dell’Ottocento intesseva relazioni d’affari anche all’estero con i principali musei e collezionisti e frequentava abitualmente archeologi e storici dell’arte. Dopo anni di intensa attività commerciale, Bardini decise di trasformare la propria collezione, divenuta una straordinaria raccolta, in museo personale. E di donarla al Comune di Firenze.
Leggi anche: Firenze nascosta: le meraviglie del giardino dell'Iris
Acquistò la chiesa e il convento duecenteschi di San Gregorio della Pace e li trasformò in un palazzo che venne restaurato in gusto neoclassico secondo i dettami dell’epoca. L’edificio, strutturato anche con l’impiego di pezzi autentici come timpani, portali e scale, venne adattato per ospitare, oltre alla galleria di esposizione, una serie di laboratori da cui le opere d’arte uscivano restaurate e pronte per essere vendute. Ecco quindi raccolti in una sede di prestigio sculture, dipinti, mobili, ceramiche, arazzi, armi e strumenti musicali. Sono oltre 2000 pezzi che coprono un periodo temporale dall’arte antica al XVIII secolo, con maggiori presenze di opere del Medioevo e del Rinascimento. Tra quelle più significative spiccano la Carità di Tino da Camaino, la Madonna della Mela e la Madonna di Cordai di Donatello, il San Michele Arcangelo di Antonio del Pollaiolo, l’Atlante del Guercino, le preziose raccolte di medaglie, bronzetti, tappeti orientali, gli splendidi cassoni quattrocenteschi e la piccola ma importantissima armeria.
Leggi anche: Firenze segreta: le antiche carceri delle Stinche
Nel 1925 il Museo Bardini diventò Museo civico, e alle opere acquistate precedentemente si aggiunsero pezzi provenienti dalle collezioni comunali. L’antiquario ha contribuito a diffondere in tutto il mondo il mito del Rinascimento italiano. Ha mostrato un grande interesse non solo per i grandi capolavori ma anche per tutte le forme di arte applicata che ancora oggi costituiscono uno dei motivi di maggior fascino delle sue collezioni. Alcune soluzioni museografiche da lui adottate furono largamente imitate anche nel resto del mondo. Ecco, dunque, una tappa da non perdere per chi voglia ripercorrere la storia dell’antiquariato e dell’artigianato artistico a cavallo tra XIX e XX secolo.