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Roma attrazioni Quartiere Coppedè

Coppedè: il quartiere più eclettico di Roma

E’ un complesso di 26 palazzine e 17 villini che sorge nel cuore della capitale e miscela Liberty, Art Decò, arte greca, gotica, barocca e medievale

Dettaglio palazzo<br>
Courtesy of © Ana Gaber
Roma. Dettaglio Quartiere Coppedè
Roma nascosta, Roma inaspettata, Roma pronta per essere svelata: spesso anche gli stessi romani non conoscono tutti i tesori che la Città Eterna custodisce, ma vale sempre la pena lasciarsi trasportare dalle ispirazioni del giorno, magari approfittando dell’inizio della bella stagione, per andare alla scoperta di luoghi sconosciuti ai più.

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E’ il caso del Quartiere Coppedè, a poca distanza dal centro storico, uno dei più caratteristici dell’intera città. Non si tratta di un vero e proprio quartiere, ma cosi è nominato il complesso di 26 palazzine e 17 villini che sorge tra Via Salaria e Via Nomentana, per l’esattezza tra Piazza Buenos Aires e Via Tagliamento, e che si offre al visitatore, al semplice passante o al curioso con le sue fattezze bizzarre in un meraviglioso miscuglio di arte Liberty, Art Decò e dettagli di arte greca, gotica, barocca e medievale.

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Chi oltrepassa l’arcone riccamente decorato che congiunge i due palazzi degli ambasciatori viene proiettato in una dimensione fantastica, quella stessa che ha ispirato anche artisti del calibro di Dario Argento, che ha utilizzato la location per due dei suoi film più noti, "Inferno" e "L’uccello dalle piume di cristallo", ma anche "Il profumo della Signora in nero" di Francesco Barilli, "Ultimo tango a Zagarolo" di Nando Cicero, "La ragazza che sapeva troppo" di Mario Bava o "Audace colpo dei soliti ignoti" di Nanny Loi. Da questo grande arco si ammira subito il grande lampadario in ferro battuto che pende dall’alto come a definire l’ingresso al quartiere, monumentale con le torrette decorate da bassorilievi e mosaici, mascheroni ed affreschi con cavalieri medievali. Procedendo verso Piazza Mincio, intorno alla quale ha trovato la giusta collocazione l’insieme di fabbricati, si respira quell’atmosfera sfarzosa di inizi Novecento grazie al tripudio di stili architettonici.

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Lo spazio centrale della piazza è occupato dalla Fontana delle Rane, passata alla storia soprattutto perché i Beatles, dopo un concerto nella vicina discoteca Piper vi fecero il bagno vestiti ma anche perché, non senza una vena ironica, è stata realizzata prendendo spunto dalla celebre Fontana delle Tartarughe del Bernini. Tutto intorno sfilano edifici diversi per forma e dimensione. I più rilevanti sono la Palazzina del Ragno, di ispirazione assiro-babilonese, che si caratterizza per il grande ragno sulla facciata e i Villini delle Fate, con la loro totale asimmetria, gli archi e i fregi medievali realizzati in marmo, laterizio, travertino, terracotta e vetro, sulle cui pareti è un tripudio di storie, di paesaggi e di dame, cavalieri, antiche divinità romane e animali di vari generi come api, leoni alati e biscioni. Gli esperti cinefili possono notare un palazzo dotato di un gigantesco portale che è stato copiato fedelmente da una scena del film muto Cabiria, la cui sceneggiatura fu scritta da D’Annunzio nel 1914.

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Tutto qui racchiude magia, con l’insieme di torrette, cortili e logge che esaltano la ricchezza architettonica e che è impossibile raccontare con una singola definizione. C’è chi parla di modernismo, di kitsch, di stile liberty o neogotico: fatto sta che l’ideatore di questo regno fantastico, Gino Coppedè, è sicuramente il re dell’eclettismo ed ha saputo realizzare, tra il 1916 e il 1927, un angolo a Roma dove la bellezza non conosce il trascorrere del tempo.

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