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Roma esoterica: i luoghi che nessuno conosce

Alla scoperta del volto segreto della città eterna tra arti occulte e sette misteriose: ecco tutto quello che nessuno ha mai raccontato.

La porta magica, Piazza Vittorio Emanuele<br>
Courtesy of©JavierGarcía Blanco/iStock
La porta magica, Piazza Vittorio Emanuele
Definita dal poeta latino Marco Anneo Lucano “Roma caput Mundi”, la città eterna, al di là del mondo turistico, nasconde dei lati oscuri. Chi si è innamorato dell’esoterismo scoprendo i luoghi resi celebri dal romanzo “Angeli e demoni” di Dan Brown, può proseguire l’avventura tuffandosi a capofitto in un altro testo "Le 101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita" di Ilaria Beltramme (Newton Compton Editori) che, tra gli innumerevoli consigli, racconta un'accattivante peculiarità che rende protagonista l'Esquilino. In quel di Piazza Vittorio Emanuele, al di là del degrado della Chinatown capitolina, da non perdere la famosa porta “Magica”, conosciuta anche come “Alchemica”, ovvero quel che resta di Villa Palombara, edificio caro a Massimiliano Palombara, marchese di Pietraforte.

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Nascosta al di là della cancellata dei giardini, si scorge l'accesso di quella che, un tempo, era la roccaforte di una sorta di massoneria frequentata da amanti dell’arte, filosofia, astrologia ed occultismo come la regina Cristina di Svezia, l’astronomo Domenico Cassini, Padre Athanasius Kircher e il medico Giuseppe Borri. Fu proprio qui, tra le mura di questo laboratorio, che ebbero luogo preziosi esperimenti il cui obiettivo era la scoperta della formula per trasformare il metallo in oro: a quanto pare la magia avvenne per mezzo di un anonimo pellegrino che, improvvisamente, non venne mai più trovato ed i suoi scritti rimasero incompresi. Nella speranza di ricevere illuminazioni da qualche esperto, il Marchese decise di far incidere alcune formule alchemiche sull’architrave della porta ma, in realtà, dal 1680 ad oggi, nessuno è riuscito mai a comprendere il senso (o il destinatario) di quel messaggio criptato.

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A quanto pare i misteri si infittiscono sempre più: il nome di Lorenza Serafina Feliciani a molti suonerà come sconosciuto ma, questa bellissima e spregiudicata donna dalle umili origini, a Roma ebbe un grande seguito. Sulle orme del marito, Giuseppe Balsamo, meglio noto come il Conte Cagliostro, fondatore della Libera massoneria di rito egizio, la Feliciani malgrado il suo essere digiuna di qualsiasi istruzione, diede vita alla Loggia di Iside sotto le vesti di Regina di Saba. Il successo non fu eterno e, mentre il consorte fu accusato di eresia e condannato dalla Chiesa Cattolica al carcere a vita, lei finì rinchiusa nel convento di Sant’Apollonia per poi essere assolta. Dopo una vita divisa tra amore e odio, gioie e dolori in compagnia di quello che fu l’uomo della sua vita, la donna decise di abbandonarsi alle spalle l'avido passato per continuare a vivere in convento, fino al 1810, quando morì. Se è vero che la notte porta consiglio, qualcosa di insolito accade nella piazza che porta il nome dell’ormai scomparso istituto religioso: a farsi sentire è l’anima inquieta della donna che urla, disperata, chiamando il marito.

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Chi erano il Gran Cofto e la sua regina di Saba? Chi erano veramente? Non lo sapremo mai. Ed è inutile chiederlo allo spettro urlante di piazza Sant?Apollonia. Non risponderebbe. E prenderebbe a gridare il suo sdegno per aver fatto una fine così mesta, al termine di un'esistenza che ce ne vorrebbero due solo per raccontarla” : ecco quanto racconta Ilaria Beltramme in uno dei capitoli della nuova raccoltaForse non tutti sanno che a Roma..." che, dopo “Il Papa guerriero”, a Natale tornerà protagonista con interessanti curiosità storiche che mettono a nudo i misteri della città eterna.

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Chi è rimasto colpito da questa vicenda, è bene sapere che il culto di Iside non era cosa nuova a Roma in quanto veniva praticato nel I sec ma, per il suo massimo splendore, bisognerà attendere la salita al potere di Caligola che fece istituire in onore della dea l'Iseo Campense al Campo Marzio, una dedizione condivisa anche da Claudio, Nerone e Vespasiano e tenuta viva fino all'editto di Costantino che pose la parola fine al culto di tutte quelle religioni diverse da quella cristiana.

A seguito della sua distruzione non tutto venne perso, il materiale venne in parte riutilizzato: da notare gli obelischi sopravvissuti, quello al Pantheon, quello della Minerva e quello di Dogali o ancora il grande piede di marmo sito all'angolo di via del Pie' di Marmo, all'incrocio con via Santo Stefano del Cacco che, probabilmente apparteneva ad una statua di Iside.

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