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Bari monumenti Palazzo Simi

Bari, cosa rende speciale Palazzo Simi

E' uno dei gioielli di Bari Vecchia ed ospita anche un centro espositivo

Sotterranei
©VisitBari
Sotterranei di Palazzo Simi
Bari vecchia per anni è stata una zona abbandonata, considerata da alcuni anche pericolosa. Con le doverose riqualificazioni oggi è una realtà in continuo fermento, ricca com’è di attrazioni che ne rendono piacevole la scoperta, o riscoperta. Le bellezze architettoniche del centro storico cittadino si dipanano tra il dedalo di viuzze tra il quartiere murattiano e il mare. Si contano almeno 40 tra chiese e chiesette, 120 edicole votive ed eleganti palazzi signorili. Tra questi Palazzo Simi, sede del Centro Operativo per l’Archeologia di Bari, è anche un centro espositivo dove si susseguono mostre temporanee d’arte e dove si può ammirare la mostra permanente di carattere archeologico che illustra l’evoluzione della città.

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Dimora aristocratica della seconda metà del Cinquecento, prende il nome dalla nobile famiglia Simi de Burgis, che lo acquistò nel 1670 e lo abitò fino agli inizi del Novecento. E’ stato costruito sui resti di una chiesa bizantina del X secolo dedicata a San Gregorio de Falconibus, di cui rimane un’interessante decorazione parietale nella parte inferiore dell’abside centrale dove si distinguono figure frammentarie di quattro Padri della Chiesa in abiti vescovili riccamente decorati e dai vividi colori, che spiccano sul campo blu del fondale. In profondità, a circa 2,50 metro rispetto al livello della strada, si trova l’area archeologica a cui si accede attraverso la scala che costeggia l’antico forno del palazzo. Palazzo Simi è stato edificato insieme ad altri edifici nobili e imponenti, di stile rinascimentale e “catalano”. Tra le loro caratteristiche si riscontrano prospetti con colonne su basamenti decorati da figure zoomorfe, medaglioni raffiguranti i fondatori della città e i simboli del potere, logge con balaustre, balconi con modiglioni, ampie finestre sormontate da archi, bifore e timpani con epigrafi.

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Nel corso dei secoli  l’edificio subì una serie di miglioramenti, in particolare sul prospetto di strada Sagges, mantenendo la sua integrità sino agli inizi del Novecento, quando venne venduto e suddiviso in più proprietà. Fu solo nel 1973 che il palazzo, in condizioni di avanzato degrado, venne espropriato e acquisito dal demanio pubblico, mentre a partire dagli anni Ottanta vennero avviati gli interventi di restauro. Dall’esterno, infatti, si nota come la struttura sia il risultato dell’aggregazione di più palazzi rinascimentali, che, con tutta probabilità, in origine erano torri medievali unite tra loro da archi. Oltre ai resti della chiesa bizantina nei sotterranei è possibile vedere cosa rimane di una casa romana scoperta durante i lavori di restauro.
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