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Bergamo: a Calvenzano il melone ritrovato

A lungo abbandonata dagli agricoltori locali, la gustosa varietà autoctona locale è recentemente tornata ad insaporire gustose conserve, liquori, gelati e sorbetti

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©Dori OConnell/iStock
Meloni ratati
Grande, buono e meno dolce rispetto alle altre varietà, il Melone di Calvenzano è un antico frutto autoctono dell'omonimo paese della provincia bergamasca recentemente recuperato ed utilizzato per preparare gustose conserve, inebrianti liquori e rinfrescanti gelati e sorbetti perfetti per le torride giornate d'estate.

LA TRADIZIONE Coltivati da tempo immemore sui terreni del circondario di Calvenzano, in provincia di Bergamo, gli omonimi meloni locali, oltre a rappresentare un prodotto storico e dalle caratteristiche di eccellenza della tradizione agroalimentare del Comune, è anche il frutto più significativo dell'attività della longeva cooperativa locale fondata nel 1887 che oggi rappresenta la più antica d'Italia ancora operativa. Sempre presenti in tutti i libri contabili della cooperativa, i meloni che nascevano, e che ancora nascono, seppur con produzioni decisamente più esigue, in questa zona del Bergamasco sono davvero particolari, al punto che durante gli anni '20 e '30 dello scorso secolo venivano serviti nei ristoranti più rinomati di Parigi e quando giunsero niente meno che alla Corte inglese, consegnati presso la residenza estiva della famiglia reale, ottennero un tale successo che, secondo le testimonianze di alcuni soci, i sovrani fecero recapitare alla cooperativa un certificato di apprezzamento. Oggi, dopo decenni di quasi totale abbandono, il tradizionale frutto locale è stato in parte riscoperto grazie all'impegno dei membri della cooperativa che ne hanno ripreso la coltivazione.

LA DENOMINAZIONE Il Melone di Calvenzano prende il nome dal luogo di origine, a dimostrazione di come i caratteri distintivi che lo differenziano dalle altre varietà siano strettamente legati all'ambiente in cui da sempre viene coltivato. Dalla lavorazione del frutto si ricavano altri gustosi prodotti tra cui la speciale marmellata che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha inserito nella “delegazione” di eccellenze gastronomiche che hanno rappresentato l'Italia in occasione delle Olimpiadi di Atene 2004.

LE CARATTERISTICHE Quella coltivata a Caldenzano è una varietà di melone retato davvero unica, caratterizzata da una particolare forma allungata e dalla tipica scorza rugosa chiamata, appunto, rete oppure ricamo. Anche le dimensioni sono degne di nota, basti pensare che il peso di ogni frutto si attesta tra i 2 e, addirittura, i 6 chilogrammi. Il ridotto contenuto zuccherino, gli conferisce un sapore particolare, lievemente meno dolce, più acidulo e deciso di quello degli altri meloni. Tutti i caratteri distintivi di questi frutti sono custoditi nel suo patrimonio genetico ed infatti alcuni ricercatori dell'Università degli Studi di Valencia ne sta studiando il DNA che si presenta, anch'esso, completamente diverso da quello degli altri meloni.

LA PRODUZIONE Raccolti durante il mese di luglio, i meloni di Caldenzano registrano, in questo periodo, un picco produttivo della durata di 10-15 giorni. Il seme è stato recuperato dalla cooperativa ed utilizzato per riprenderne la coltivazione su una superficie che dai 1.000 metri quadrati ha raggiunto i 3.000 su cui oggi si contano circa 500 piantine che donano circa 50 quintali di frutti, ai quali devono essere aggiunti i pochi quintali della produzioni di alcuni hobbisti, ed il centinaio di quintali di una seconda linea non autoctona commercializzata come fresco.

LA CULTURA Le testimonianze orali rilasciate dai membri più anziani della cooperativa dimostrano come il melone ricoprisse un ruolo di spicco nella tradizione agricola locale. Oltre ai racconti sul consumo dei frutti nei locali parigini e preso la Corte britannica, infatti, i soci spiegavano che un tempo la produzione di meloni era tale da consentire, spesso, ai contadini che li coltivavano di poter acquistare i terreni che lavoravano.

IN CUCINA Oggi la preziosa cucurbitacea di Calvenzano rappresenta un prezioso ingrediente per la produzione di prelibatezze come l'inebriante liquore locale, e la squisita marmellata preparata in due varianti: la Confettura, perfetta per i dolci, per essere consumata a colazione e per accompagnare formaggi moderatamente piccanti, e la Senapata, ideale per gli abbinamenti con arrosti, bolliti e formaggi di media stagionatura. Dal melone locale, inoltre, si ricavano rinfrescanti gelati e sorbetti come quello servito al Caffè Milano di Treviglio.

La ricetta: Sorbetto al melone senza gelatiera: polpa di melone, 180 grammi di zucchero ogni 500 grammi di polpa, acqua (200 millilitri ogni 500 grammi di polpa).
Fate arffreddare un ciotola (meglio se di acciaio) nel freezer. Nel frattempo, in un pentolino, fate sciogliere lo zucchero nell'acqua a fuoco lento e lasciate freddare il composto a temperatura ambiente o passando il contenitore sotto l'acqua fredda. Tagliate, quindi, il melone a pezzetti e frullate accuratamente la polpa fino ad ottenere una purea omogenea che farete freddare in frigorifero e alla quale aggiungerete, poi, lo sciroppo di acqua e zucchero. Mescolate con cura, poi trasferite il tutto nella ciotola all'interno del congelatore e coprite la superficie con della pellicola per alimenti. Dopo circa 30 minuti, mescolate il sorbetto per bene e rimettetelo nel freezer, poi ripetete l'operazione per altre 5 o 6 volte e comunque fino a che non avrete ottenuto un composto denso e cremoso che farete, poi, riposare per alcune ore prima di servire in tavola.

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IL TERRITORIO Adagiata nella pianura Gera d'Adda, a sud del capoluogo bergamasco, Calvenzano è un antico comune lombardo dominato dalle vestigia dell'antico castello risalente all'XI secolo del quale rimane, oggi, soltanto la torre in quanto la struttura del maniero venne integrata in un opificio. Numerosi ed affascinanti gli edifici sacri, tra i quali si distinguono la settecentesca chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo Apostoli, l'Oratorio della Beata Vergine Assunta che sfoggia un prezioso campanile trecentesco e la Cascina dei Frati, un tempo adibita a monastero dell'ordine degli Umiliati. Passeggiando per per i dintorni, inoltre, è possibile ammirare numerose cascine che evocano l'antica vita rurale delle famiglie contadine locali, e tra le quali meritano una visita Cascina Spino, in prossimità dell'omonimo laghetto, la Cascina dei Frati, Cascina Torri, Cascina Avogadri, Cascina Breda, Cascina Vesture e Cascina San Giorgio.

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