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Vibonati, i segreti della raccolta delle olive nel Cilento

Ottobre è il mese delle olive che un tempo venivano raccolte dalle donne del paese

frutto dell'albero ulivo<br>
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Ulivo
Il Parco del Cilento e del Viallo di Diano è un autentico tesoro italiano situato in un territorio verdeggiante e ricco di oliveti e frutteti che dai piedi del bell'Appennino Campano Lucano si distende sino al mare comprendendo meraviglie paesaggistiche, storiche e culturali di estremo valore, tanto da essere iscritto nella lista dei Siti Patrimonio dell'Umanità UNESCO. Ed è proprio dagli oliveti che nasce una delle tradizioni più affascinanti e cariche di folklore della regione, quella della raccolta delle olive a Vibonati che, un tempo, impegnava tutte le donne del paese e di quelli vicini.

LA TRADIZIONE
Grande fatica e grande festa. La raccolta delle olive a Vibonati era tutto questo. Le donne del paese venivano chiamate tutte a raccolta e, quando non bastavano, venivano affiancate da quelle di altre località. L'operazione richiedeva pazienza e resistenza anche alle condizioni atmosferiche avverse, potendo contare soltanto su un esiguo pranzo a base di pane, sottaceti, acciughe e pomodori. Il terreno doveva essere “scarvato”, ossia ripulito e liberato dalle sterpaglie e dalle erbacce in attesa che le olive cadessero al suolo per poi giungere a maturazione nel corso dei mesi successivi. Venivano raccolte una ad una perchè, un tempo, non c'erano reti a semplificare l'operazione. Le olive venivano sistemate dapprima in un paniere (“panaru”) e poi nel “cuofano”, un cesto più grande che permetteva di trasportarne una maggiore quantità sulla testa. Il raccolto così ottenuto, che generalmente ammontava ad un minimo di quattro o cinque “tomoli” che corrispondevano ad una “macina”, veniva riposto in un locale di proprietà del padrone in attesa di essere trasformato in olio.

LE CARATTERISTICHE
La tradizionale raccolta delle olive era un momento di grande importanza per la popolazione e l'economia di Vibonati. Le macine, infatti, venivano portate nei frantoi locali dove le “mole”, grandissime e pesanti ruote in pietra azionate da un asino o dalle braccia umane, frantumavano. La pasta che se ne ricavava veniva, quindi, trasferita nelle “fiscole” poste una sopra all'altra, nelle quali veniva pressata tramite l'azionamento di un torchio di legno chiamato “vocia vocia” che veniva fatto girare a mano attraverso appositi paletti. L'olio veniva raccolto in contenitori pieni di acqua dai quali venivano raccolti con dei piatti di ferro zincato detti “sassa”. Questa operazione prendeva il nome di “crescita dell'olio” ed era molto importante perchè richiedeva molta abilità ed esperienza nel separare l'olio dall'acqua. Con una macina di olive si ricavavano, generalmente, circa quattro o cinque “staia” (equivalenti a una cinquantina di litri) due terzi dei quali venivano distribuiti tra padrone e lavoratori e il restante terzo tra coloro che avevano raccolto le olive.

IL TERRITORIO
Se l'olio rappresenta una risorsa economica così importante per il paese è perchè gli oliveti di Vibonati sono vasti e numerosi e donano un olio dal sapore leggero e di qualità. Le colture erano talmente vaste e prodighe di olive che, spesso, le donne del paese non erano sufficienti per gestire da sole il raccolte. Per questo venivano affiancate da quelle provenienti dai paese vicini, tra cui Caselle in Pittari, Casaletto Spartano e Tortorella. Il loro arrivo costituiva un'occasione di grande festa perchè le donne spesso giungevano a Vibonati con tutta la loro famiglia e, negli alloggi in cui venivano ospitate, si ballava la tarantella tutti assieme al suono dell'organetto.

GLI INDIRIZZI
Adagiato su uno sperone lungo e sottile affacciato sul Golfo di Policastro, Vibonati sorge ai margini del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, a pochi chilometri dal confine con la Calabria e la Basilicata. Il centro storico, non a caso inserito nel circuito dei Borghi Autentici d'Italia, è di impronta medievale, mentre la frazione Villammare è una rinomata meta balneare. Vobonati è il luogo migliore per godere tanto dei tradizionali sapori della tradizione cilentana, di cui l'olio è uno dei fiori all'occhiello, quanto del fascino accattivante della cultura marinara.
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