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Toscana: Stia, la città del panno Casentino

In provincia di Arezzo si racconta la storia di un tessuto in lana che, dopo quasi 5 secoli di vita, è sinonimo di lusso Made in Italy

Panno casentino<br>
Courtesyof©Tessilnova
Panno casentino
Stia non è famosa solo per essere la location che ha fatto da sfondo alla pellicola di Pieraccioni "Il Ciclone"; quella del Casentino, valle situata a nord della provincia di Arezzo, è un'area che, grazie alla ricchezza di acqua e di pascoli, ha favorito l'attività tessile. A spiccare è un vanto del made in Italy, il panno Casentino che, nato povero per coprire dal freddo gli animali e gli abitanti di quelle zone, è diventato un capo sfoggiato dai più grandi stilisti nelle loro lussuose collezioni affascinati da quei dettagli unici,  i riccioli e i colori tipici quali l'arancio e il verde.

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LA TRADIZIONE Conosciuto a partire dal Medioevo, il panno Casentino, ottenuto con le lane prodotte dalle pecore di queste montagne, è rinomato per essere un tessuto molto grezzo, con una scarsa rifinizione e un pelo irregolare, ma molto resistente, motivo per cui era molto caro a pastori, boscaioli e tutti coloro che si trovavano, quotidianamente, a misurarsi con la vita all'aperto e con climi molto rigidi. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento questo panno fu appesantito per ricavarne delle coperture e mantelline utilizzate dai barrocciai per coprire i cavalli ma, con il passare del tempo, anche l'alta società cominciò a mettere gli occhi su questo tessuto, caldo e soffice, utilizzato per confezionare giacconi maschili. A subirne il fascino furono personaggi illustri come i membri di Casa Savoia, il barone Bettino Ricasoli, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini così come il Vate Gabriele d'Annunzio che, durante la sua permanenza in Casentino, si fece preparare un taglio per cappotto di casentino nel suo colore preferito, il Blue Avio. Una svolta importante quella che l'artigianato artistico ha portato a Stia, comune che si trasformò in un dinamico centro produttivo del settore il cui cuore operativo era il lanificio di Stia che nato, nei primi decenni dell'800 come il primo insediamento industriale del Casentino a breve si è rivelato uno dei più importanti lanifici della Toscana dove, nel '900, lavoravano quasi 500 persone tra operai e impiegati. Curiosa la storia del colore del panno che, in realtà, fu il risultato di un errore generato nel cambio dalle tinture, passando da quelle naturali a quelle chimiche: invece che dare vita a un bel rosso, il risultato fu un arancio che fece impazzire la gente dell'epoca, soprattutto le signore. Oggigiorno il panno Casentino continua a essere prodotto in alcune fabbriche casentinesi di Soci e di Stia ed è utilizzato dai più importanti stilisti italiani dal calibro Roberto Cavalli, Pierre Cardin Pierre Cardin, Lorenzo Riva e Gianfranco Ferrè per le loro preziose collezioni.

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LE CARATTERISTICHE Il panno casentino si riconosce per i suoi famosi riccioli, ottenuti grazie a un particolare trattamento detto "ratinatura", eseguito un tempo con le pietre mentre, oggi, viene effettuato avvalendosi di denti d'acciaio. Proprio grazie ai riccioli che si ottiene un doppio strato in grado di assicurare al tessuto un perfetto isolamento termico e una efficiente impermeabilità.

IL TERRITORIO Un prezioso punto di riferimento per ripercorrere la storia dell'artigianato artistico locale è rappresentato dal Museo dell'Arte della Lana, sito nel complesso del Lanificio di Stia, proprietà della famiglia Lombard che, per tenere in vita il ricordo di un'attività con oltre sessanta anni di vita alle spalle e assicurare continuità a una location che ha fatto la storia di un intero paese, ha portato Simonetta, ultima erede della famiglia, a dare vita alla "Fondazione Luigi Lombard" divenuta alla sua morte, avvenuta nel 2005, "Fondazione Luigi e Simonetta Lombard". Il pretesto è quello giusto per tenere in vita questa antichissima tradizione e apprendere da vicino, grazie all'esposizione delle macchine tessili, il ciclo della lavorazione della lana e non solo, oltre alle sale espositive è possibile mettersi in gioco facendo visita ai laboratori didattici.

INDIRIZZI Per quanto riguarda le botteghe, un punto di riferimento è la Tessilnova, azienda che riporta in vita gli echi del passato mescolandoli con il glamour del design contemporaneo dando così vita ad abiti, coperte e accessori moderni e funzionali dai brillanti colori come arancio, verde, viola, rosso o ancora bianco lana e grigio, con cui vengono realizzati capi di alta moda. Altro punto di riferimento è la TACS, un'azienda con 50 anni di successi alle spalle che ha esportato l'eccellenza toscana in giro per il mondo, dall'Inghilterra al Giappone passando per Vietnam e Brasile. A tenere le redini di questa realtà storica, nata per mano di Bruno, sono David e Letizia che intendono proseguire, come tradizione vuole, l'amore per un prodotto d'eccellenza del Made in Italy.

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